Il Guardasigilli Carlo Nordio rappresenta un problema per la maggioranza di destra-centro? Lecito chiederselo alla luce del fatto che proprio il ministro della Giustizia, quello più voluto e sostenuto dalla premier Giorgia Meloni, sia quello che sta creando più problemi al Governo in questi giorni. Candidato un anno fa da Fratelli d’Italia addirittura alla presidenza della Repubblica, ora rappresenta una vera grana soprattutto per Fratelli d’Italia; eppure Meloni lo aveva fortemente sponsorizzato anche quando Silvio Berlusconi stava minacciando di far saltare l’alleanza perché voleva a via Arenula Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Oggi però le posizioni di Nordio stanno diventando un problema per l’esecutivo, a partire dal tema delle intercettazioni. E dalla sua frase di un mese fa a La7: «Crediamo veramente che la mafia parli per telefono? Un mafioso vero non parla né al telefono, né al cellulare perché sa che c’è il trojan, né in aperta campagna perché ci sono i direzionali». In questi giorni alla Camera e al Senato ha aggiustato il tiro - «non sarà mai abbastanza ribadito che non vi saranno riforme che toccheranno le intercettazioni su mafia e terrorismo» - ma non è bastato a placare i malumori. Senza dubbio quelli del Partito democratico e del Movimento 5 Stelle, ma altresì quelli del partito che lo ha fatto eleggere e anche della Lega. Se Nordio ha il pieno sostegno di Forza Italia (moltissimi gli applausi durante la sua relazione alle Camere), qualcosa scricchiola altrove. Da un lato apparentemente Fratelli d’Italia rimane compatto intorno all’ex pubblico ministero, dall’altra parte sono costretti a correre ai ripari con interviste, precisazioni e dichiarazioni in televisione per tradurre e mitigare il pensiero di Nordio. Mentre lui tira dritto come un treno, gli altri sono costretti a buttare acqua sul fuoco. Anche perché le offensive dell’ex procuratore - «l'Italia non è fatta di pm e questo Parlamento non deve essere supino e acquiescente a quelle che sono le posizioni dei pm», ha detto due giorni fa alla Camera dei Deputati - rischiano di vanificare l’intenzione della premier di alleviare le tensioni con i magistrati. Ed è quasi paradossale che nella settimana in cui è stato catturato il boss Matteo Messina Denaro anche grazie alle intercettazioni il ministro della Giustizia sia stato capace di inimicarsi tutto il fronte antimafia.

Nordio manca di esperienza politica? Lui continua a dire quello che ha sempre ribadito in questi anni da magistrato, autore di libri ed editorialista, rimane fedele a se stesso senza compromesso di sorta. Ne erano consapevoli di questo in FdI? Sembra di sì, a sentire quanto detto dal presidente del Senato Ignazio La Russa due giorni fa in televisione: Nordio «ha detto chiaro e tondo a Giorgia “io mi candido, ma ho le mie idee, devo avere la possibilità di esprimerle” e ha trovato un partito che gliele fa esprimere le proprie idee, che non lo ingabbia». Eppure sono stati costretti a correre ai ripari. Come il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che proprio quattro giorni fa, mentre Nordio sparava su captazioni, trojan e abusi dei magistrati, correva in tv a placare la polemica: «Le procure non saranno mai private delle intercettazioni». O come l’onorevole Federico Mollicone ,che va sempre a La7 a ribadire che Nordio «è uno dei fiori all’occhiello del nostro Governo». Costretto a scendere in campo anche il sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano: «Per i reati spia restano le cimici, tranquilli: però senza gli abusi ignobili delle conversazioni private sui giornali. Questo vuole dire il ministro, ma si fa coinvolgere forse da vecchie battaglie. E alla Camera lo ha detto. Certo, meglio di mercoledì in Senato con quella scivolata mostruosa con i boss che non parlano al cellulare», ha dichiarato a Repubblica.

Tuttavia dietro le quinte di Fdi, qualcuno mormora che il ministro deve darsi una calmata nelle sue esternazioni, essere più tattico e sfoggiare più capacità di mediazione. Invece alla piena luce del sole è la responsabile giustizia del Carroccio, la senatrice Giulia Bongiorno, a fare un passo indietro rispetto ai desiderata del responsabile di via Arenula che non ha ancora fornito rassicurazioni sul tema di intercettazioni e reato di corruzione, mentre l’avvocato di Salvini rassicura: «È un reato grave per cui non si può escludere l'uso delle intercettazioni». Tensione in maggioranza vi erano state qualche giorno fa anche sull'abrogazione del reato di abuso d'ufficio. Su questo tema infatti sempre la Bongiorno non è d'accordo con Nordio: «Ritengo opportuno un intervento legislativo diretto a tipizzare ulteriormente in maniera più precisa possibile la condotta dell'abuso, vista la tendenza della giurisprudenza a dilatare l'ambito applicativo, ma non credo che sia auspicabile l'abrogazione». Si risaneranno queste spaccature? Il ministro della Giustizia due mesi fa sembrò convinto di non voler cedere su alcune battaglie: «Questa – disse sempre in tema di abuso nella pubblicazione delle intercettazioni - non è civiltà, questa non è libertà, questa è una deviazione dei principi minimi di civiltà giuridica per la quale questo ministro è disposto a battersi fino alle dimissioni». Qualcuno sostiene che alla fine andrà così e che è già pronta la Bongiorno a prendere il suo posto.