Paura di sbagliare? Sindrome dell’ultimo miglio? «No, casomai desiderio di non lasciare nulla al caso. Di assicurare a magistrati, avvocati e cittadini una riforma della prescrizione che duri, che non sia destinata a repentini stravolgimenti. Il ministro Nordio ci tiene molto e non intende assistere da spettatore ai lavori del Parlamento su una materia così delicata. Ecco perché convocherà un vertice, da tenersi a breve, con il viceministro Sisto e i due sottosegretari, Ostellari e Delmastro».

Chi ha avuto modo di parlarne nelle ultime ore col guardasigilli, spiega così l’ultima mossa sulla prescrizione: a fronte di un’intesa già siglata dai partiti di maggioranza in commissione Giustizia alla Camera, con un emendamento pronto e condiviso anche da Azione e Italia viva, Carlo Nordio preferisce fermare un attino le macchine e mettere personalmente le mani sul dossier. Tradotto: all’inizio della settimana prossima, a via Arenula si terrà un vertice decisivo tra il ministro, il suo vice Francesco Paolo Sisto, di Forza Italia, e i sottosegretari alla Giustizia Andrea Delmastro, di FdI e Andrea Ostellari, della Lega. Obiettivo: concordare ulteriori affinamenti al testo messo a punto a Montecitorio. Migliorare, perfezionare la legge sulla prescrizione. Che sarà dunque anche la riforma Nordio.

Ma non si tratta, assicurano le fonti vicine al guardasigilli, di una narcisistica volontà di controllo. Il punto è che il ministro ha ben chiaro il rischio a cui è esposta qualsiasi riforma della prescrizione, e cioè che venga rimessa in discussione nel giro di pochi anni. Vuole dunque arrivare al miglior testo possibile. Blindarlo in modo da non offrire spiragli utili a chi volesse riaprire il vaso di Pandora.

Ma cosa potrebbe avvenire nel summit in programma a via Arenula? Le indiscrezioni che filtrano appena dal ministero danno per certo che non si tornerà indietro rispetto alla direzione di marcia scelta dai deputati. Si lavorerà, in linea di massima, sul testo integrato dall’emendamento di Pietro Pittalis (FI), Ingrid Bisa (Lega) e Carolina Varchi (FdI), che prevede di innestare sulla legge ex Cirielli la proposta della commissione Lattanzi.

E quindi, non cambierà l’impostazione di base, che prevede un termine di estinzione dei reati ricavato dal massimo edittale aumentato di un quarto (anziché della metà, come sanciva la riforma Orlando). Sullo schema di partenza, l’emendamento concordato dai tre partiti di maggioranza inserisce una sospensione di 18 mesi dopo l’eventuale condanna in primo grado e un’altra sospensione di 12 mesi se arriva la condanna in appello. Si aggiunga che, sempre in base a questo modello, il tempo in cui il decorso del termine è rimasto sospeso viene rimesso nel conto della prescrizione qualora la sentenza non sopraggiunga prima che lo stesso “bonus” sia trascorso del tutto. Ecco, il tessuto è questo. Viene mutuato dal lavoro di una Commissione ministeriale di altissimo profilo, che, nominata da Marta Cartabia, fu guidata nel 2021 dal presidente emerito della Consulta Giorgio Lattanzi. Cosa cambierà? Si potrebbe leggermente rimodulare la durata delle sospensioni, innanzitutto, fino a renderla perfettamente sovrapponibile alla proposta della Commissione di studio, che dopo la condanna in primo grado prevedeva una sospensione di 24 anziché 18 mesi.

E poi ci sarebbe da fare un lavoro sui dettagli, sulle norme che individuano i passaggi a partire dai quali far partire la sospensione. Sono ipotesi, ma la prospettiva è in ogni caso quella di lavorare sulla traccia aperta in commissione a Montecitorio. Sembra escluso invece che Nordio possa rimettere sul tavolo l’altra opzione valutata, inizialmente, proprio da Sisto, Delmastro e Ostellari: uno stop definitivo al decorso della prescrizione dopo l’eventuale condanna in appello.

L’ipotesi è stata subito giudicata irricevibile ad esempio dall’Unione Camere penali, che vi ha colto una riproposizione della legge Bonafede, emendata solo da uno slittamento del “blocco” dalla sentenza di primo grado a quella di appello. In realtà questa proposta Sisto-Delmastro-Ostellari (che comunque avevano messo sul tavolo innanzitutto la soluzione poi fatta propria dai deputati del centrodestra) avrebbe anche contemplato modifiche al meccanismo dell’ammissibilità in Cassazione, che oggi rende la prescrizione irraggiungibile nella maggior parte dei casi.

D’altra parte, Nordio sembra interessato a una riforma che dia certezza chiara, all’imputato e in generale ai cittadini, sui tempi di estinzione del reato. È il motivo per cui, fin dal primo momento, sia il sottosegretario Delmastro sia lo stesso guardasigilli hanno sempre guardato al superamento dell’improcedibilità, cioè della cosiddetta prescrizione processuale introdotta da Cartabia. Sebbene sia innegabile come quel meccanismo avesse già disinnescato il paradosso del “fine processo mai” targato Bonafede, l’improcedibilità produrrebbe, secondo il ministro, un’eccessiva variabilità del tempo a disposizione delle Corti d’appello e della Cassazione, in relazione al tipo di reato e alla complessità della vicenda processuale. Fino a rendere difficilmente prevedibile, per ciascun procedimento, il limite oltre il quale non si sarebbe potuti andare. Ecco, su questo, chi ha ascoltato il punto di vista di Nordio spiega: «I tempi devono essere certi, chiari, sempre comprensibili e non esposti alla specificità del singolo caso. Su questo il ministro ha le idee molto chiare».

A questo punto la road map della commissione Giustizia potrebbe cambiare, seppur di poco: martedì, sulla carta, dovrebbe cominciare l’esame degli emendamenti, ma visto che la riunione tra Nordio, il suo vice e i sottosegretari dovrebbe tenersi proprio martedì o mercoledì prossimi, è possibile che via Arenula chieda al presidente della commissione Giustizia di Montecitorio Ciro Maschio di far slittare il tutto di uno o due giorni.

Anche perché Nordio pare intenzionato a tradurre le limature da apportare al testo dei deputati non in un emendamento governativo, ma in una richiesta di riformulazione (a cui sarebbe subordinato il parere positivo del governo). E questo per evitare che l’articolato prodotto dalla rielaborazione di via Arenula sia a propria volta subemendabile.

La meta, certo, è vicina. Ma Nordio intende arrivarci in modo da poter ragionevolmente sperare che la riforma della prescrizione targata centrodestra abbia una vita assai più lunga rispetto alle riforme dei precedessori.