Ogni Stato membro dell'Ue deve trattare “tutti i sospettati” di aver commesso reati “umanamente” e con “rispetto”. A sottolinearlo all'Adnkronos è l'eurodeputata olandese del gruppo Ecr (Conservatori e Riformisti Europei) Dorien Rookmaker (Meer Directe Democratie, Più Democrazia Diretta), dopo che gli avvocati dell'ex vicepresidente del Parlamento Europeo Eva Kaili, André Risopoulos e Mikhalis Dimitrakopoulos, hanno denunciato che la loro cliente è stata sottoposta, durante la detenzione, a trattamenti che possono essere qualificati come “tortura”.

“In Europa - ricorda Rookmaker - c'è una rigida divisione dei poteri. È un principio molto importante. È per questo che non commento la decisione delle autorità belghe di mantenere Kaili in detenzione. Ciò detto, ricordo che le autorità degli Stati membri dell'Ue sono vincolate al rispetto dei diritti umani. Mi aspetto e confido che le autorità belghe agiscano di conseguenza”. Riguardo al trattamento riservato a Eva Kaili, denunciato dai suoi legali, Rookmaker osserva che “gli Stati membri dell'Ue sono obbligati a trattare tutti i sospetti con rispetto e umanità”.

Kaili è stata destituita da vicepresidente dall'Aula, quasi all'unanimità. Rookmaker si è astenuta, una dei pochissimi. “Penso - dice - che gli Stati membri dell'Ue avrebbero dovuto aspettare fino a dopo l'indagine giudiziaria e l'esito del processo. Alcuni eurodeputati hanno già condannato la signora Kaili. È una cosa che condanno. È stato eletto un nuovo vicepresidente (il lussemburghese Marc Angel, ndr). Che succede se Kaili è innocente? La presunzione di innocenza resta un principio molto importante. Spero e prego - conclude - che la signora Kaili riesca a provare la sua innocenza”.

A parlare apertamente di “tortura”, in un articolo pubblicato sul quotidiano Il Riformista, l'eurodeputato S&D Massimiliano Smeriglio. Che denuncia le condizioni di detenzione dell’ex vicepresidente Ue, posta in isolamento in una cella di polizia – racconta la difesa -, non in prigione, al freddo e con la luce sempre accesa. “Ho sempre pensato che uno Stato di diritto maturo, che cerca giustizia e non vendetta, si può misurare da come tratta i colpevoli, non gli innocenti o i pentiti. Il carcere è già la pena, anche se l'obiettivo della reclusione dovrebbe essere più nobile della pena stessa. Non c'è bisogno di calcare la mano”, dice Smeriglio. “Non in una democrazia europea, soprattutto quando innocenti e colpevoli sono ancora da stabilire. Eppure quello che sta accadendo intorno al Qatargate e alla carcerazione di Eva Kaili appare gravissimo, almeno ascoltando le dichiarazioni degli avvocati”.

“Per l'Europa la gestione di questa crisi è un passaggio di civiltà decisivo, perché la giustizia e la ricerca della verità giudiziaria siano fondate sulla presunzione di innocenza e lo stato di diritto. Le lapidazioni combattiamole ovunque e in tutte le forme possano manifestarsi. In Europa e nel resto del mondo”, conclude Smeriglio.