Il testo si avvale dei contributi di 74 autori. Presentato ieri al Coni da Giovanni Malagò, Ettore Atzori, Massimo Zaccheo e Luigi Torsello

«Lo sport ha bisogno sempre più di specializzazioni, dai mental coach ai nutrizionisti, ma soprattutto per quanto riguarda la giustizia sportiva occorrono professionisti preparati, attenti alle istanze e alle sollecitazioni del mondo sportivo. Posso testimoniare che da parte degli avvocati c’è un forte interesse per la materia e questo lavoro rappresenta uno strumento molto utile, anche perché affronta tutti argomenti di grande attualità». Così il presidente Giovanni Malagò, ieri mattina nel Salone d’Onore del Coni, ha presentato “La giustizia nello sport”, i due volumi curati dagli avvocati Paolo Del Vecchio, Lucio Giacomardo, Mauro Sferrazza e Ruggero Stincardini, davanti a una platea qualificata di esperti e professionisti del diritto sportivo. Ad arricchire il parterre anche due dirigenti storici come Franco Carraro e Antonio Matarrese.

Come ha spiegato Ruggero Stincardini, presidente dell’Associazione “Sport e Diritto” che ha ideato la pubblicazione, i due volumi raccolgono il contributo di 74 autori e si tratta di una sorta di «agorà, nella quale gli esperti si sono confrontati liberamente oltre che sull’ordinamento sportivo anche su altri argomenti di notevole interesse: dai rapporti di lavoro, al doping, agli agenti sportivi, ai diritti radio- televisivi». Per Ettore Atzori, coordinatore della commissione diritto dello Sport del Cnf della quale fanno parte i curatori dell’opera e alcuni autori, «si tratta di un’opera che abbraccia tutto il mondo della giustizia sportiva e va sottolineata la grande competenza dei curatori e degli autori. Questo testo aiuta a capire quanto di positivo ci sia in una giustizia efficiente, ben organizzata, che assolva al suo principale compito: quello di garantire il rispetto delle regole».

Ai curatori è giunto anche il messaggio di Paolo Boccardelli, direttore della Luiss Business School che ha patrocinato e sostenuto il lavoro: «Abbiamo creduto molto in questo progetto editoriale, poiché riteniamo che il mondo dello sport necessiti di competenze, oltre che sportive anche manageriali e professionali, per governarne i cambiamenti».

Il professor Piero Sandulli dell’Università del Foro Italico ha evidenziato come «con questo libro e con altre recenti pubblicazioni si sta dando dignità piena al diritto coniugato con lo sport. Perché il diritto sportivo non è figlio di un dio minore, ma contiene le norme generali del diritto privato, di quello processuale civile, nonché della giustizia amministrativa. Parlerei di un debito che lo Stato ha contratto con il mondo sportivo. La parola sport, infatti, era assente nel testo originario della nostra Costituzione ed è stato necessario aspettare il 2001 per trovarlo nell’articolo 117. E poi nella legge 280 del 2003 si parla di “Repubblica che riconosce e garantisce lo sport”, facendo il verso alla Carta costituzionale. Ci si aspettava qualcosa in più sul professionismo sportivo e ci si sarebbe aspettato che fosse dato compimento alla delega sulla struttura dello sport prevista dalla legge 86 del 2019, regolando i tre pilastri su cui lo sport deve poggiare: agonismo, pratica sportiva finalizzata alla salute e scuola. Va dato atto al presidente Malagò del codice della giustizia sportiva, che fino al 2014 era rimasto lettera morta».

Massimo Zaccheo, presidente della III sezione del Collegio di Garanzia del Coni ha posto l’accento sull’autonomia perché «nel 2018, attraverso una riforma rimasta incompleta, c’è stata una modificazione degli equilibri e un intervento massiccio dello Stato. Oggi abbiamo un Dipartimento, una società controllata dallo Stato, il Coni e le Federazioni che si occupano di sport, con questa situazione parlare di autonomia è un fuor d’opera. La giustizia sportiva del Coni finora è rimasta impermiabile alle sollecitazioni esterne, con eccellenti risultati. Per quanto può continuare a essere autonoma?».

“La giustizia nello sport”, secondo Mario Luigi Torsello presidente della Corte federale d’Appello della Figc, è «un’opera senza precedenti, una sorta di digesto sia per i temi, sia per il livello di approfondimento e sia per le voci autorevoli e distanti, perché citando Abelardo “la verità si apprende dubitando”. La giustizia sportiva in questo periodo ha luci e ombre. Su tutto le due sentenze della Consulta ( 49 del 2011 e 260 del 2019) che costituiscono un punto di riferimento ineludibile. Si fa riferimento ai diritti costituzionalmente garantiti ( articoli 2 e 18) ai quali aggiungerei il quarto comma dell’articolo 118 che prevede il principio della sussidiarietà orizzontale e si valorizzano le formazioni sociali. L’autonomia della istituzione sportiva trova diretta tutela costituzionale e quindi viene limitato il ruolo del legislatore che non potrebbe vanificarla, cosa che non è avvenuta ultimamente. Altra luce è il codice di giustizia sportiva della Figc e l’introduzione del processo sportivo telematico. La giustizia sportiva, intanto può esistere, o meglio ( re) sistere, in quanto risponda appieno alle aspettative dei soggetti dell’ordimento sportivo e ordinario di assoluta autonomia dell’organo giudicante. Le ombre vengono dalla legge di Bilancio 2019 che sottrae alle federazioni la decisione sulle controversie relative alle organizzazioni dei campionati. Forse è giunto il momento di una iniziativa legislativa di sistema, non dettata dalle emergenze, che definisca gli ambiti, tenendo ben presente le tutele costituzionali» . L’avvocato Giacomardo ha, infine, illustrato il sito della associazione “Sport e diritto” ( portediritto. it) e ha ricevuto l’applauso della platea alla sua richiesta di «pubblicazione delle motivazioni del Collegio di Garanzia del Coni».