Gli avvocati di Perugia sono arrabbiati e preoccupati. Negli ultimi tempi si stanno facendo alcune scelte senza che siano presi nella giusta considerazione. Il progetto relativo alla costruzione della cittadella giudiziaria, in piazza Partigiani, non prevede gli spazi dedicati all’Ordine degli avvocati. Una situazione che non può essere liquidata come una semplice dimenticanza, dato che la presenza dei locali da destinare all’avvocatura «è un obbligo e non una mera facoltà», come evidenzia il presidente del Coa perugino Carlo Orlando. Nel capoluogo umbro gli uffici giudiziari sono dislocati in zone diverse con inevitabili disagi per chi ogni giorno deve recarsi in Tribunale in udienza o per altri adempimenti.

«Negli ultimi anni – spiega al Dubbio il presidente Orlando – è stato deciso di riqualificare un’area abbandonata vicino al centro città, si tratta dell’ex carcere. Finalmente un progetto importante di edilizia giudiziaria, firmato dall’archistar Mario Botta. Ma nel corso dei vari passaggi che si sono consumati al ministero della Giustizia il nostro punto di vista e le nostre esigenze non sono state mai prese in considerazione. Nessun invito negli incontri ufficiali. Nessuna interlocuzione».

Il motivo dell’estromissione del Coa di Perugia? «Semplicemente – dice l’avvocato Orlando – perché non sono stati previsti gli spazi in cui ospitare l’Ordine. A questo punto abbiamo iniziato a scrivere a tutti i soggetti coinvolti, compresa l’Agenzia del Demanio, e deliberato di conseguenza. Abbiamo espresso disappunto per la situazione di perdurante illegalità in cui versa l’edilizia giudiziaria perugina. Da tempo il Foro di Perugia, in modo del tutto illegale, si ritrova senza una sede presso gli uffici giudiziari a causa dei noti problemi di infiltrazioni e di pericolo strutturale riscontrati nel Palazzo del Capitano del Popolo, dove ci viene riservato uno spazio».

In questa vicenda non mancano alcune clamorose gaffe. Il Coa di Perugia scopre che non sono previsti locali da destinare all’avvocatura. In una nota, data 6 luglio 2023, del direttore generale del Dipartimento dell’Organizzazione giudiziaria del personale e dei servizi del ministero della Giustizia, Massimo Orlando, in maniera generica e con una caduta di stile, si rileva che «va verificata la possibilità di sistemare il Consiglio dell’Ordine degli avvocati». L’espressione utilizzata viene stigmatizzata dal rappresentante degli avvocati di Perugia. «L’Ordine – commenta Carlo Orlando – non va “sistemato”. Si sistemano dei pacchi non chi esercita la professione forense. La nostra presa di posizione è stata apprezzata dal presidente della Corte d’appello, dal Procuratore generale e dal Procuratore della Repubblica, Raffaele Cantone. Nel corso della Conferenza permanente, svoltasi giovedì, ho votato contro l’approvazione di ogni progetto che non contempli uno spazio riservato alla sede dell’Ordine degli avvocati. Il Coa andrà ad impugnare, pertanto, qualunque tipo di atto relativo alla ripartizione della cittadella giudiziaria che non preveda alcuno spazio per il Coa. Badiamo bene che non si tratta di una opzione, ma di un obbligo di legge».

Il presidente Orlando è determinato ed è intenzionato ad andare fino in fondo: «Abbiamo anche inviato una richiesta urgente di incontro al viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che ha la delega all’edilizia giudiziaria. Mai una conferenza permanente si è riunita per parlare collegialmente della cittadella della giustizia. Non siamo disposti a tollerare situazioni al limite della legalità. Un aspetto che, inoltre, non va messo in secondo piano riguarda le risorse finanziare. Per realizzare la cittadella servono tra i 150 e i 160 milioni di euro. Ad oggi per l’opera ci sarebbero a disposizione 65 milioni. Una somma che basta solo per realizzare parte dell’edificio. In tutta questa vicenda ci sono state pure delle valutazioni da un punto di vista comunicativo poco efficaci, dato che si è annunciata la costruzione della cittadella tra la fine del 2026 e gli inizi del 2027».

Un altro aspetto rilevante. I tecnici del Demanio hanno prospettato al Coa di Perugia, seppur informalmente, l’utilizzo di quegli spazi che nei documenti del ministero della Giustizia sono considerati di tipo commerciale. «L’Ordine degli avvocati – conclude il presidente Carlo Orlando – andrebbe al posto delle tabaccherie o di altri esercizi. Un nuovo incontro si terrà nei prossimi giorni per trovare una soluzione concreta, tenendo conto anche di quello che chiede l’avvocatura perugina. Noi comunque non accantoniamo l’idea di adire le vie legali».