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Il deputato di Azione Enrico Costa nel giro di due anni, dal 2021 al 2023, si è reso protagonista di due norme, ispirate al garantismo, che nelle intenzioni dovrebbero limitare la gogna mediatica a chi è sottoposto a un procedimento penale. Andando a guardare ciò che è avvenuto nel caso Verdini, dove l’intercettazione irrilevante riguardante il figlio del Capo dello Stato, non è contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Roma, non si può non notare che l’altra norma “eccellente”, quella sulla presunzione d’innocenza, voluta dal parlamentare e sostenuta dall’ex ministro della Giustizia Marta Cartabia, viene spesso disattesa dagli organi di polizia giudiziaria.
Nello specifico, si fa riferimento ai nomi delle operazioni che vengono convenzionalmente denominate, uno dei principi contenuti nella normativa pretesa dall’Unione Europea. Sono decine infatti gli esempi in cui le inchieste delle varie procure italiane hanno un nome che generalmente riassume il teorema accusatorio. La particolarità è che il nome viene riportato in un lancio, ma da due anni a questa parte nessun magistrato ne parla in conferenza stampa, dove ormai si illustrano i contenuti investigativi a livello generale, senza parlare dei soggetti indagati e raggiunti da una misura cautelare.
Da questo punto di vista la norma viene rispettata, così come nel caso dei comunicati stampa in cui viene evidenziato come il procedimento penale sia ancora nella fase delle indagini preliminari e che quindi l’indagato debba essere considerato innocente fino a sentenza definitiva.
I nomi alle operazioni, però, ci sono eccome. L’ultimo caso in ordine di tempo che segnaliamo è quello della Guardia di Finanza di Catania: “Operazione Gold Beef ( Manzo d'oro, ndr), confiscati a un imprenditorie di Palagonia beni e società per un valore di oltre un milione e mezzo di euro ai sensi del codice delle leggi Antimafia”. Sempre le Fiamme Gialle attribuiscono al sequestro dei botti di Capodanno a Pescara il nome “Stop fire”, oppure in Puglia si parla di “operazione Prosit” per il sequestro di uno champagne contraffatto. Per non parlare di “Natale Sicuro”, “Capodanno sicuro”, “Taxi!!! Taxi!!!”, “operazione Pitbull”, l’indagine antidroga a Bolzano e “DiplomATA”, l’inchiesta in Friuli Venezia-Giulia, sui presunti falsi diplomi per lavorare nelle scuole pubbliche.
A ciò si aggiungono anche l’operazione “Aspide” a Trapani, su nomine e concorsi “pilotati” nel campo della Sanità, senza dimenticare quelle antimafia, da “Reset” a Cosenza a “Maestrale- Carthago” a Vibo Valentia. Nomi che giornalisticamente servono per identificare l’inchiesta tramite un titolo, ma che vengono stabiliti nelle stanze che contano. Ma su questa parziale violazione della presunzione d’innocenza l’Anm non ha mai speso una parola.