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Il giudice della Corte Suprema dell’Ucraina parla al Dubbio: «La giustizia e la legge devono essere protette impugnando le armi, quando il nemico minaccia di distruggerti »
Ora lo chiamano tutti “Giudice Dredd”. Il nome di battaglia gli è stato affibbiato qualche settimana fa, subito dopo l’inizio dell’invasione russa. Ivan Mishchenko, giudice della Corte suprema dell’Ucraina è un altro giurista che ha per il momento riposto nell’armadio la toga e da lì, come hanno fatto tanti altri suoi colleghi ed avvocati, ha preso un kalashnikov per difendere Kiev. Succede questo nell’Ucraina in guerra e nella capitale quasi assediata dall’esercito invasore russo.
«Ormai – racconta al Dubbio Ivan Mishchenko - non c’è più alcuna differenza tra chi è avvocato, chi è pubblico ministero, chi è giudice.
Siamo tutti uniti». Se prima avvocati e magistrati si “scontravano” in Tribunale per far prevalere le loro tesi giuridiche, adesso fanno fronte comune in una situazione inimmaginabile fino a qualche tempo. La guerra ha stravolto le esistenze dei giuristi.
Avvocati e magistrati, oltre ad armarsi, stanno raccogliendo anche le prove dei crimini di guerra, dei crimini contro l’umanità e del genocidio perseguibili davanti ai Tribunali internazionali.
«La situazione a Kiev è tesa – dice Mishchenko -, dato che il nostro esercito e le unità di difesa territoriale si stanno preparando a difendere la città. L'esercito russo si trova ad una ventina di chilometri dal centro della capitale e si stanno radunando le forze per iniziare l'attacco. Nel frattempo i russi continuano a bombardare la città, inviando aerei da guerra, ma la nostra difesa aerea funziona abbastanza bene.
Inoltre, i sabotatori russi cercano di infiltrarsi a Kiev indossando abiti civili o militari ucraini. Hanno raggiunto la nostra capitale e stanno cercando di raccogliere quante più informazioni possibili sulle infrastrutture strategiche e sugli obiettivi militari da colpire». Mishchenko non ha dubbi sulla scelta fatta da lui e da altri colleghi. Lo spiega senza giri di parole con la crudezza che, purtroppo, lo scenario di guerra costruisce attorno a sé. «So – commenta - che alcuni miei colleghi della Corte Suprema, così come di altri Tribunali, si sono uniti alle forze militari e di difesa del territorio. Molti avvocati e pubblici ministeri hanno fatto lo stesso. Penso che a volte la giustizia e la legge debbano essere protette impugnando le armi, quando il nemico minaccia di distruggere te e il tuo popolo». Per raccogliere le prove dei crimini di competenza della Corte penale internazionale nei giorni scorsi il Procuratore Karim Khan ha comunicato di aver inviato in Ucraina una squadra di investigatori.
Dall’Aia l’invito è stato chiaro: Putin e la Russia vanno inchiodati alle loro responsabilità. Per questo motivo è stato creato un portale digitale dedicato, attraverso il quale chiunque possegga informazioni utili alle indagini della CPI, ed in particolare le vittime e i sopravvissuti, può fornire una serie di informazioni ( www. icc- cpi. int, cliccando poi sul pulsante “Contact an investigator”). «Abbiamo molti strumenti nazionali ed internazionali – commenta Mishchenko - che ci permettono di raccogliere le prove dei crimini di guerra.
L'Ucraina ha avviato un'azione contro la Russia davanti alla Corte penale internazionale delle Nazioni Unite e anche il Procuratore del Tribunale internazionale si è mosso in questa direzione. Penso che l'Aia stia aspettando Putin e altri criminali di guerra, come è già accaduto per Norimberga.
Abbiamo in mente di istituire un Tribunale speciale a Kharkiv, la città che ha subito terribili bombardamenti e devastazioni». Prima di ritornare a presidiare l’area di competenza, il giudice Mishchenko fa un’ultima riflessione e rivolge un pensiero all’Italia: «I crimini di guerra e i crimini contro l'umanità non saranno mai dimenticati e le persone che hanno ordinato di uccidere civili innocenti, donne e bambini compresi, saranno puniti secondo il diritto internazionale. Siamo grati a tutti i Paesi e anche all'Italia che sono al fianco dell'Ucraina in questa orribile guerra. Una tragedia inimmaginabile nel XXI secolo. Non ci arrenderemo mai»