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“Nel caso di specie la violazione da parte dell’imputato ha finito per determinare un danno per Natale Hjorth, atteso che la norma è chiaramente tesa a tutelare la riservatezza e la dignità della persona arrestata o altrimenti sottoposta a restrizione della libertà personale, mirando, tra l’altro, a evitare la spettacolarizzazione delle operazioni di polizia”. È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso novembre il Tribunale di Roma ha condannato a un anno Silvio Pellegrini, il carabiniere accusato di aver scattato la foto di Gabriel Natale Hjorth, uno dei due americani accusati dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, mentre era bendato nella caserma di via in Selci a Roma, e di averla poi diffusa in un gruppo whatsapp. Pellegrini è accusato di abuso d’ufficio e rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio.
“Occorre evidenziare che l’imputato, lungi dal collaborare nell’indagine avviata a seguito della divulgazione della foto di Natale Hjorth sui quotidiani e sulle chat, interrogato il 30 luglio 2019, non ha raccontato che l’autore della foto che ritraeva Natale ammanettato e bendato fosse lui, in quanto, a suo dire, come spiegherà successivamente, non pensava che l’avessero pubblicata sui giornali, giustificazione, questa, banale e soprattutto smentita dalla circostanza oggettiva che già il 27 luglio 2019 la foto era stata pubblicata”, si legge ancora nella sentenza.
“Soltanto nel successivo interrogatorio del 7 agosto 2019 ha riferito di essere l’autore della foto, quando ormai il cerchio si era chiuso, nel senso che l’individuazione di Pellegrini quale autore della contestata divulgazione era avvenuta in maniera incontrovertibile all’esito del sequestro dei cellulari dei colleghi al cui interno erano stati estrapolati dei files contenenti la foto incriminata provenienti dall’utenza telefonica dell’imputato”. E ancora: “Va evidenziato che tutti i militari coinvolti nella vicenda in parola hanno consegnato il loro telefono cellulare per gli approfondimenti investigativi, ad eccezione dell’imputato”. Infine “è del tutto irrilevante il numero di aderenti alla chat destinataria delle immagini postate da Pellegrini, dovendo valorizzarsi, invece, la possibilità, insita nella stessa partecipazione al gruppo, di un inoltro immediato ed istantaneo ad un numero indeterminabile di altri soggetti”.
Va ricordato, infine, che il 5 giugno si terrà la prossima udienza dell’appello bis sulla morte di Cerciello Rega: parola alle difese. Sentenza attesa per luglio.