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INTERVISTA AL FILOSOFO SOSSIO GIAMETTA
«Quello che nessuno ha capito tranne a suo modo, Giorgio Colli, è che Nietzsche è un genio religioso, maestro di una religione laica. Questa è esposta soprattutto nello Zarathustra. Ma Nietzsche, si pensò destinato ad essere maestro della pseudo- religione dell’eterno ritorno di tutte le cose. Inoltre lo Zarathustra è un anti- vangelo». SOSSIO GIAMETTA
«Nietzsche è il genio di una religione laica: la libertà dell’uomo»
NICCOLO RAPETTI
Nietzsche è generalmente pensato come il grande campione dell’ateismo occidentale.
Secondo lei al contrario Nietzsche era prima di tutto un animo fortemente religioso; non solamente distruttore di vangeli ma Tanti-evangelista per eccellenza, figura opposta e speculare della tradizione cristiana.
Sappiamo tutti dalle ore di catechismo che le sacre scritture sono i vangeli della carità e del perdono. Di cosa è stato profeta invece Zarathustra?
Quello che nessuno ha capito tranne, a suo modo, Giorgio Colli, è che Nietzsche è un genio religioso, maestro di una religione laica. Questa è esposta soprattutto nello Zarathustra. Ma Nietzsche, non potendo vedersi nella sua epoca come l’approdo finale del processo di laicizzazione che costituisce il senso fondamentale di tutta l’età moderna, processo scatenato dai filosofi rinascimentali, specie da Giordano Bruno, e proseguito soprattutto da Spinoza e Feuerbach, si pensò destinato ad essere maestro della pseudo-religione dell’eterno ritorno di tutte le cose. Come assertore della religione laica, Nietzsche è il profeta, contro l’immortalità, della vita caduca impregnata di eternità e infinità, del corpo come fonte anche di ogni spiritualità, contro l’anima, e della terra, che “ha un cuore d’oro”, contro il cielo. Inoltre lo Zarathustra è un anti-vangelo, ossia il vangelo dell’indipendenza e dell’orgoglio contro la sudditanza a un Dio presunto e la debolezza che porta a crearlo.
Secondo Giorgio Colli, certamente tra i protagonisti del Saggio sullo Zarathustra, Nietzsche rispetto al pensiero moderno è stato una “entelechia a-storica”, più vicina alla religiosità di Eraclito che allo Zeitgeist dei suoi tempi. Al contrario, alla supposta inattualità del suo pensiero, lei contrappone un Nietzsche ultra-storico, figlio in tutto e per tutto della sua epoca, del suo pathos e dei suoi problemi. A quale chiamata storica risponde il naturalismo dello Zarathustra?
Lo Zarathustra è il programma di Nietzsche realizzato. Nello stesso tempo, è il programma realizzato dell’età moderna. Nel mio saggio si spiega perché Nietzsche, come incarnazione della crisi europea nei suoi tre aspetti di crisi della filosofia, crisi della civiltà e crisi della religione, sia essenzialmente una creatura della storia. E’ infatti la storia che fa l’uomo e non l’uomo che fa la storia. Materialmente la storia la fa l’uomo, ma come marionetta delle forze storiche. Nietzsche come entelechia fa parte del pensiero di Giorgio Colli, che è in parte notevole il pensiero di un nobile sognatore. Il naturalismo selvaggio di Nietzsche (ama “le creature sotto il sole: tigri, palme e serpenti a sonagli”) deriva, dal punto di vista soggettivo, dalla sua negazione di religioni e morali, tradizioni e istituzioni, sistemi e costumi, tutti, secondo lui, corrotti da menzogne, ipocrisie, illusioni. Quest’opera distruttiva, “scettica” forma quella che per molti è la filosofia di Nietzsche, mentre, abbattendo le false credenze (è questo il vero senso della sua scrittura aforistica: un rastrellamento storico universale), serviva a spianare la strada alla costruzione del “tempio sereno dello Zarathustra” (Malwida von Meysenbug).
Lo Zarathustra, oltre ad essere l’anti-vangelo del cristianesimo, è anche un’anti-metafisica, una polemica contro ogni tentativo di conoscenza razionale della totalità. Che cosa ha fatto il martello di Nietzsche alla filosofia occidentale? Riforma o distruzione?
Nietzsche ha accarezzato per tutta la vita il sogno di un Hauptwerk, di un’opera fondamentale con cui schierarsi accanto ai filosofi classici. Ma alla fine ci ha rinunciato tranquillamente. Un’opera filosofica nel senso classico non era infatti nelle sue corde. Non è stato colto, ma egli odiava visceralmente la filosofia, fatta di logica e di concetti. Per lui la logica era una macchina auto-affermativa che ci rende pensabile quello che non lo è, cioè la realtà, e i concetti sono immagini, inadeguate a cogliere la realtà. Contro la logica ha fatto valere l’introspezione e, nell’aforisma 23 di Al di là del
bene e del male, la psicologia, quale morfologia e teoria evolutiva della volontà di potenza. In sostanza ha sostituito la filosofia come contemplazione della realtà di cui l’uomo è parte con lo studio dell’uomo sull’uomo, ossia col moralismo, basato sull’esperienza. Nessuno finora ha accettato per Nietzsche questa differenza tra moralismo e filosofia, che ho sviluppato scientificamente nell’apposito capitolo del Saggio sullo Zarathustra “Filosofia e moralismo”. Dunque ha distrutto la filosofia, interpretando i sistemi come mémoirs autobiografici dei filosofi.
Sulla dottrina dell’eterno ritorno, perno imprescindibile di molte interpretazioni novecentesche, lei ha idee molto forti, in parte affini con la lettura, spesso ideologica ma in questo caso secondo lei puntuale, di Alfred Bäumler. Perché secondo lei la dottrina dell’eterno ritorno rappresenta un passo falso nell’opera di Nietzsche?
Nietzsche attribuisce alla teoria dell’eterno ritorno di tutte le cose un significato morale, nel senso che l’individuo, pensando che la sua vita attuale si ripeterà per l’eternità, farà in modo che essa si svolga in maniera da poter essere rivissuta eternamente con compiacimento. Non mi fa piacere dirlo, ma ha fatto qui l’errore dell’uomo della strada, che ingenuamente pensa che il mondo cominci da lui. Se l’eterno ritorno è eterno, la nostra vita attuale non è che la ripetizione immodificabile di quella che già viviamo dall’eternità. Così, invece di uno stimolo alla morale, l’eterno ritorno diventa una fatalità opprimente e senza senso. Tutto qui. Se filosofi hanno scritto interi libri sull’eterno ritorno, è perché di un grande si tende a pensare che tutto sia, è e non possa non essere grande, e mai semplicemente un grande errore, a cui tutti i grandi sono esposti.
«Fascismo e nietzscheanesimo si escludono, si escludono addirittura violentemente, non appena siano considerati entrambi nella loro totalità: da una parte la vita si incatena e si stabilizza in una servitù senza fine, dall’altra soffia non solamente l’aria libera ma un vento burrascoso». Queste sono parole di Georges Bataille, estrapolate dal celebre articolo “Nietzsche e i fascisti”. Aldilà dell’interpretazione generale di Bataille, molto discutibile, vorrei sapere la sua opinione sulla questione spinosa del rapporto tra Nietzsche e il fascismo.
Il nazismo ha preso il potere nel 1933. Nietzsche è impazzito, cioè morto all’umanità, nel 1889.
Dunque c’è tra loro una grande distanza di tempo e di condizioni. Ma Nietzsche, come incarnazione della crisi europea, non ha potuto non essere anche una creatura della crisi.
Questa avanzava sordamente irradiandosi in tutte le attività umane: politica, morale, arte, economia, filosofia, diritto ecc. Nietzsche è stato colui che ne ha preso coscienza e l’ha espressa in pensiero. Dandole un corpo spirituale, l’ha legittimata e accelerata.
Dopo aver abbattuto religioni e morali, negato il libero arbitrio e la responsabilità, non gli restava altro valore che la natura. Voleva infatti la rinaturalizzazione dell’uomo, cioè la ri- animalizzazione dell’uomo, come afferma in Al di là del bene e del male 230. Era avverso alla latinità, che aveva addomesticato, cioè snervato e devitalizzato la bestia tedesca ecc. La sua epoca era attraversata da correnti selvagge, che erano quelle della fine del ciclo vitale della civiltà europea, con la decadenza del primato europeo nel mondo. Ora, nessun genio può non essere un genio della sua epoca. Nietzsche era antirazzista, è vero, ma per le altre cose ha costruito, nell’empireo della filosofia, il cuore del nazismo. Basta leggere la nona parte ( Che cos’è aristocratico) di Al di là del bene e del male. Era a favore della guerra e contrario alla democrazia e a quelle forme di civiltà che considerava forme di svirilizzazione degli uomini. Voleva che fosse vietato il matrimonio ai sifilitici, come forse era lui stesso, ed era a favore dell’allevamento, non dell’educazione, di particolari tipi di uomini, cioè di superuomini.
Nel Saggio sostiene come in altri testi che Così parlò Zarathustra rappresenti “la costruzione storica finale del genio religioso dell’Occidente”. Con Nietzsche insomma la civiltà occidentale raggiunge il suo mezzogiorno, l’apogeo di forza intellettuale e storica. Ogni mezzogiorno però ha sempre come destino il proprio tramonto. Lo Zarathustra è dunque l’anticamera del “tramonto dell’Occidente”?
In quanto incarnazione della crisi europea, Nietzsche è da inquadrare in tutto e per tutto nel tramonto dell’Occidente. Anche il suo culto della Grecia arcaica e dionisiaca è frutto di una trasposizione inconsapevole dei ( dis) valori del suo tempo verso la Grecia arcaica. Fascismi e nazismo, del resto, non sono altro, oggettivamente, che un tentativo di ripristinare con la forza il dominio europeo del mondo, che tendeva sempre più a decadere. Ma è come se il padre di figli ormai adulti volesse continuare ad esercitare su di loro la patria potestà. Può usare la violenza e la situazione può reggere per un po’, ma alla fine c’è la ribellione e magari i figli uccidono il padre, come teorizza Freud. Infatti, con la fine della seconda guerra mondiale, i paesi colonizzati recuperarono, quali pacificamente, quali con la guerra, la loro indipendenza. Il primato dell’Europa era finito, e da allora l’Europa è rimasta soprattutto come un emporio industriale e commerciale, sempre più invasa dalle orde affamate dell’Africa e dell’Asia e sempre più minacciata dall’islamismo. Solo facendo quadrato in un’unione politica, i paesi europei possono ancora resistere per qualche secolo. Ma la loro fine, come potenze, è fatale e non rimediabile, anzi già abbondantemente in atto.
I sovranisti sono una causa di disgregazione e accelerano la decomposizione dell’Europa, contrariamente a quello che si ripromettono di ottenere.
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«È IL PROFETA, CONTRO L’IMMORTALITÀ, DELLA VITA CADUCA IMPREGNATA DI ETERNITÀ E INFINITÀ, DEL CORPO COME FONTE ANCHE DI OGNI SPIRITUALITÀ, CONTRO L’ANIMA, E DELLA TERRA, CHE “HA UN CUORE D’ORO”, CONTRO IL CIELO. INOLTRE LO ZARATHUSTRA È UN ANTI-VANGELO, OSSIA IL VANGELO DELL’INDIPENDENZA E DELL’ORGOGLIO CONTRO LA SUDDITANZA A UN DIO PRESUNTO E LA DEBOLEZZA CHE PORTA A CREARLO»
IL PENSIERO DELLA CRISI EUROPEA
«IL SUO PENSIERO È INCARNAZIONE DELLA CRISI EUROPEA, LUI STESSO È UNA CREATURA DELLA CRISI. QUESTA AVANZAVA SORDAMENTE IRRADIANDOSI IN TUTTE LE ATTIVITÀ UMANE: POLITICA, MORALE, ARTE, ECONOMIA, FILOSOFIA, DIRITTO ECC.
NIETZSCHE È STATO COLUI CHE NE HA PRESO COSCIENZA E L’HA ESPRESSA IN MODO COMPIUTO. DANDOLE UN CORPO SPIRITUALE, L’HA LEGITTIMATA E IN QULCHE MODO L’HA ACCELERATA»