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Andrea Sempio accompagnato dai suoi avvocati alla Caserma dei Carabinieri Montebello per tes del dna in relazione al caso Garlasco
Un punto a favore della famiglia Poggi e del suo legale Gian Luigi Tizzoni, nell’incidente probatorio dell’inchiesta-bis sull’uccisione di Chiara. La gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, ha infatti deciso di allargare la perizia genetica a tutte le persone che sono entrate nella casa nel periodo precedente al 13 agosto 2007 e quella stessa mattina dell’omicidio. Non più soltanto l’unico indagato Andrea Sempio, quindi, ma anche l’amico di Alberto Stasi, Marco Panzarasa, quello con cui lui fece la vacanza in Inghilterra in luglio e soggetto sospetto di (mai provata) complicità nel delitto, su cui a lungo si favoleggiò. E poi tre amici di Marco Poggi, fratello di Chiara, due dei quali sono stati perquisiti nella “sceneggiata” di mercoledì scorso. E infine tre carabinieri e due soccorritori che sono entrati in casa Poggi la mattina del delitto. Il dna di tutti questi soggetti, maschi, sarà comparato con quello reperito sulle unghie di Chiara, che è Y maschile. L’esame si sosterrà solo se sarà possibile, perché nel corso del processo-bis in Corte d’appello, quello che ha condannato Alberto Stasi a 16 anni di carcere, quel materiale è stato definito degradato e inutilizzabile.
Ci sono poi le gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara e chiamate in causa continuamente e mai indagate. Il loro dna, messo a disposizione da subito, sarà messo a confronto con una serie di oggetti che allora erano stati recuperati dalla spazzatura, in particolare reperti come una scatola di biscotti o il contenitore di uno yogurt che Chiara aveva buttato dopo aver fatto la prima colazione. Questo maxi-accertamento genetico (i periti inizieranno il lavoro il 17 giugno e avranno 90 giorni di tempo), allargato a dismisura quasi a diminuirne l’importanza, è l’unico consentito dalla gip, che ha invece escluso quello sulle impronte digitali, come avrebbero voluto i difensori di Alberto Stasi. I quali, per bocca dell’avvocato Antonio De Rensis, si aspettano di “riscrivere la storia”.
Ma sembra sempre più un remake di quattro amici al bar, questa nuova inchiesta dell’omicidio di Chiara Poggi. Ormai non è più l’assassinio di una ragazza, ma “il delitto di Garlasco”, e i protagonisti, prima che i magistrati, sembrano essere alcuni cronisti che si credono più furbi degli altri. Ma soprattutto la svolta è arrivata nel 2016, quando gli avvocati di Alberto Stasi, non contenti dei tanti fallimenti negli inutili ricorsi in Cassazione per la revisione del processo, e due volte sconfitti alla Cedu, si sono trasformati in detective. E, all’interno delle indagini difensive, tramite un’agenzia di investigazioni, sono riusciti a catturare un’incolpevole tazzina di caffè con le impronte delle labbra di un ex ragazzo ora di 37 anni, Andrea Sempio appunto, che era già stato sfiorato con esito negativo dalle prime indagini. Il reperto era stato inviato in Procura a Pavia, dove l’aggiunto giudiziario facente funzioni Mario Venditti aveva archiviato, sulla base della stessa perizia che nel processo d’appello-bis aveva dichiarato troppo degradato, quindi illeggibile, ogni materiale genetico di Chiara Poggi. È il punto in discussione ancora oggi. Se ancora si può parlare di questo caso giudiziario, e in particolare delle analisi sui dna, è solo grazie a una sentenza della Cassazione del settembre dell’anno scorso, perché in realtà l’inchiesta aperta dalla Procura di Pavia e da Fabio Napoleone ha già subito un doppio rigetto da parte del giudice delle indagini preliminari, il 28 febbraio e il 9 maggio del 2024.
Ma è la grancassa mediatica dei quattro amici al bar, quella che sta sostenendo l’inchiesta. Che finora non ha molto di concreto tra le mani. Alla vigilia dell’incidente probatorio, come ha fatto osservare l’avvocata di Sempio, Angela Taccia, è partita la mobilitazione giudiziaria che ha impegnato un’intera giornata, ed è andata a colpire diverse persone con uno stile da blitz dell’antimafia. Perquisizione della durata di dieci ore nell’abitazione di Andrea Sempio, una bella pressione di tipo psicologico, per sequestrare e ricopiare i contenuti di cellulari e pc, come se fossero gli stessi di vent’anni fa, oltre a quaderni, diari e scartoffie varie. Altra perquisizione dai genitori dell’indagato, per portarsi via, come ha detto il loro legale, solo “cianfrusaglie”. Come se non bastasse, i carabinieri del colonnello Antonio Coppola della caserma di via Moscova di Milano (quelli di Pavia non erano capaci?) si sono presentati anche nelle abitazioni di Roberto Freddi e Mattia Capra, due degli amici del gruppo di liceali che ai tempi del delitto andavano a casa Poggi a giocare con la playstation in compagnia di Marco, il fratello minore di Chiara.
Tutti perquisiti e “attenzionati”, pur se non indagati. Ma la giornata non era finita, perché nelle stesse ore, sulla base del racconto fatto alla trasmissione “Le Iene” da una persona in crisi di coscienza diciotto anni dopo, è stato dragato un piccolo corso d’acqua a Tromello, paese a pochi chilometri da Garlasco, alla ricerca di qualche “oggetto pesante”. E si, perché il testimone televisivo dice che quel giorno maledetto del 13 agosto 2007 in cui Chiara fu uccisa, qualche ora dopo una “ragazza bionda” arrivò alla casa della nonna, proprio lì vicino al canale, con un borsone e poi gettò nelle acque un “oggetto pesante”. La ragazza è identificata come Stefania Cappa, cugina di Chiara, la stessa di cui un altro testimone dell’epoca, che poi aveva ritrattato, aveva detto di averla vista su una bici nera con in mano un attizzatoio. Strumento che avrebbe potuto essere l’arma del delitto, compatibile con i colpi sulla testa e sul collo con cui fu uccisa la vittima.
Ma in casa Poggi l’attizzatoio è ancora lì, vicino al camino. Non sarebbe compatibile con i colpi invece un martello, la cui sparizione dalla casa era stata denunciata poco dopo i giorni dell’assassinio. Ha senso quindi il fatto che in un’altra trasmissione tv, “Chi l’ha visto”, sia stato detto che nel canale “è stato trovato un martello”? Nessun senso, ma tutti ora sono convinti che nel canale possa esser stata trovata l’arma del delitto. Tra l’altro, i carabinieri sub che hanno dragato il corso d’acqua, non hanno parlato di un particolare strumento recuperato, ma solo di pezzi di ferro con diverse forme che nel passato avrebbero potuto far parte di utensili di lavoro. Se poi passiamo dalla tv alla carta stampata, ecco apparire tra i quattro amici al bar, il periodico “Giallo”, i cui tartufoni sono andati a spulciare una serie infinita di sms che la sorella gemella di Stefania, Paola Cappa, avrebbe inviato, non si sa quando, a un amico milanese. “Abbiamo incastrato Stasi”, ecco il messaggio-confessione! Non sarà stato invece “hanno incastrato”, il senso del linguaggio di una ragazzina di provincia che insieme alla gemella aveva già mostrato un certo esibizionismo, che vuol far vedere all’amico della grande città di saperne più di lui?
Ora la domanda è: che cosa tiene insieme la famiglia Sempio con annessi i due o tre amici di gioventù, con le sorelle Cappa che nessuno di loro conosceva, e l’omicidio di Chiara Poggi? Andrea Sempio è indagato in concorso “con altri o con Stasi”, dice l’informazione di garanzia che lo riguarda. L’aggiunta di Stasi è dovuta solo a un espediente procedurale, dicono i pm. Quindi, chi sarebbero i suoi presunti complici? Due o tre amici d’infanzia e le cuginette della vittima? Davvero il procuratore Napoleone intende procedere con la pesca a strascico sulla base delle suggestioni fornite dagli avvocati-detective o da qualche cronista? Davvero può ritenere che nell’agosto del 2008 ci sia stato a Garlasco il complotto di un’associazione a delinquere fatta di ragazzi e ragazzine per ammazzare una brava figlia della provincia pavese che non aveva fatto male a nessuno? La parola sarà comunque davanti al gip il prossimo 24 ottobre.