«Si è creata da un po' di tempo a questa parte una grande aspettativa sulle nomine dei capi degli uffici giudiziari. Credo, invece, che sia necessario tornare tutti con i piedi per terra ed avere un approccio quanto più possibile distaccato». A dirlo è il togato “indipendente” Andrea Mirenda, commentando con Il Dubbio le polemiche che hanno accompagnato la nomina al cardiopalma questa settimana di Filippo Spiezia, attuale rappresentante italiano ad Eurojust, a procuratore di Firenze. «Il capo dell'ufficio viene considerato, erroneamente, un manager. Il manager ha potere di spesa, può fare assunzioni, fare investimenti, insomma ha una grande autonomia gestionale che gli consente di poter raggiungere gli obiettivi che si è dato. Il magistrato, pur con tutta la buona volontà, non ha tali prerogative e quindi, anche il migliore, deve poi fare i conti con la realtà - prosegue Mirenda -. Se ci sono scoperture d’organico, ad esempio, voglio vedere come è possibile realizzare gli ambiziosi progetti organizzativi che i dirigenti degli uffici presentano al Csm».

La nomina di Spiezia, che ha battuto il favorito della vigilia, il procuratore di Livorno Ettore Squillace Greco, è stata decisa dal voto determinante del vice presidente del Consiglio superiore della magistratura Fabio Pinelli. Il voto dell'avvocato di Padova eletto in quota Lega, che non aveva manifestato tale intenzione fino a qualche ora prima, è stato molto criticato. Il vice presidente si era sempre astenuto in precedenza, giustificando tale scelta per l'importanza delle nomine in discussione.

«Forse avrebbe fatto bene almeno a chiarire cose intendeva per importanza», lo hanno “bacchettato” i togati di Area che avevano appoggiato Squillace Greco. «Pinelli ha semplicemente esercitato un suo diritto, io non vedo alcuno scandalo», replica sul punto Mirenda, precisando che il problema, eventualmente, è un altro: «La lacerazione fra noi togati».

Nel mirino, in particolare, le regole del Testo unico sulla dirigenza che permettono di motivare «tutto ed il suo contrario». «Ultimamente siamo arrivati a scrivere motivazioni per un incarico direttivo di oltre cento pagine. Ci rendiamo conto di cosa significhi?», sottolinea il togato indipendente. Ed infatti, anche ieri, la Commissione per gli incarichi direttivi del Csm si è spaccata per la nomina del procuratore di Napoli. Come anticipato nei giorni scorsi dal Dubbio, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri è risultato il candidato più votato. Per lui hanno votato la togata di Magistratura indipendente Maria Luisa Mazzola, Mirenda, i laici di Fratelli d'Italia ed Italia Viva, rispettivamente Daniela Bianchini ed Ernesto Carbone. A favore di Gimmi Amato, procuratore di Bologna, ha votato il togato Roberto D'Auria, per Rosa Volpe, ex procuratrice aggiunta a Napoli, il togato Antonello Cosentino. Si è raggiunta l’unanimità, invece, sul nuovo procuratore generale di Firenze, dove Squillace Greco, sconfitto il giorno prima, ha fatto il pieno di voti. Unanimità, infine, anche per il pg di Catania, l’attuale procuratore della città etnea Carmelo Zuccaro.