SALE LA TENSIONE IN MAGGIORANZA A POCHI GIORNI DAL VOTO IN AULA SULLA RIFORMA DEL TRATTATO EUROPEO

Il Fondatore affonda il Salvastati con un post sul suo Blog e scatena le ire degli alleati. Il Pd avverte il Movimento: «Il governo rischia»

Mancava solo il ritorno in scena di Beppe Grillo per mandare in fibrillazione la maggioranza. E così è stato. Proprio mentre il Pd ingaggia una guerra col Movimento 5 Stelle sul sì alla riforma del Mes ( in Aula tra quattro giorni), il comico genovese scende in campo per sostenere l’ala dura del partito, quella che al sol nominare il Meccanismo europeo di stabilità salta sulla sedia. Con un lungo intervento sul

POSTE ITALIANE S. P. A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE

suo Blog, il “garante” pentastellato chiude la porta a ogni discussione. Ma scatena l’ira degli alleati di governo, a partire dal Pd, che a più voci avverte: «Il governo va avanti finché ci sarà una maggioranza che ha una visione comune». Crimi prova a mediare ma adesso sembra difficile fare un passo indietro. La crisi di governo non è più un’ipotesi fantasiosa. IL FONDATORE DEL M5S TORNA SULLA SCENA POLITICA SOSTENENDO L’ALA IRRIDUCIBILE DEL MOVIMENTO

Esulta Morra: «Il “garante” è con noi». Gelo dai dem. Boccia: «La maggioranza esiste se ha una visione comune». Ora tocca a Di Maio trovare una via d’uscita

Mancava solo il ritorno in scena di Beppe Grillo per mandare in fibrillazione la maggioranza. E così è stato. Proprio mentre il Pd ingaggia una guerra col Movimento 5 Stelle sul sì alla riforma del Mes ( in Aula tra quattro giorni), il comico genovese scende in campo per sostenere l’ala dura del partito, quella che al sol nominare il Meccanismo europeo di stabilità salta sulla sedia. Con un lungo intervento sul suo Blog, il “garante” pentastellato chiude la porta a ogni discussione. «Non starò qui ad elencare le mille ragioni che fanno del Mes uno strumento non solo inadatto ma anche del tutto inutile per far fronte alle esigenze del nostro Paese in un momento così delicato», esordisce Grillo, tirando subito per la giacca Giuseppe Conte, «il nostro presidente», che più volte ha escluso il ricorso a questo strumento. La discussione sul Mes, insomma, è chiusa per il fondatore del Movimento, contrario a contrarre nuovo debito, conveniente o meno. «Un debito che ormai ammonta a oltre 150 miliardi e che, prima o poi, dovrà essere ripagato dalle vere vittime morali di tutta questa storia. I giovani e le nuove generazioni», aggiunge Grillo, spargendo sale sulle ferite di Conte e dell’intera maggioranza, già sull’orlo di una crisi di nervi per il documento, sottoscritto da una sessantina di parlamentari grillini, in cui si minaccia di far saltare il Mes direttamente in Aula.

La situazione adesso rischia di sfuggire di mano soprattutto per chi, Luigi Di Maio in testa, ha prima contribuito a surriscaldare il clima tra i suoi contro il Fondo salva Stati, e adesso rischia di rimanere col cerino in mano. Il cerino che potrebbe accendere la miccia di una crisi di governo. Di Maio sa che con i numeri ballerini al Senato la relazione del premier potrebbe essere bocciata e prova a rimediare, provando a convincere ogni singolo eletto della gravità della situazione. Perché se le parole del fondatore esaltano chi, come il presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra, esulta con un «Grillo è con noi», mettono sul piede di guerra i dem, da settimane ormai in rotta di collisione con gli alleati e non solo sul Fondo salva Stati. «Il Mes è uno strumento che si può decidere di utilizzare o meno, ma se dopo aver fatto attendere un anno l’Europa ora l’Italia non dovesse procedere rischia di perdere la sua credibilità», commenta stizzito il capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio, che poi avverte: «Il fatto che alcuni parlamentari non intendano accettare questa modifica mette a rischio la maggioranza, soprattutto al Senato». Ancora più esplicito il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia: «Il governo va avanti finché ci sarà una maggioranza che ha una visione comune», dice. «Se questa coincide con la visione di un’Europa più forte e unita, ha senso andare avanti. Se la visione non dovesse essere questa, è giusto che le forze politiche si guardino in faccia e facciano scelte conseguenti». Il ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola, invece, invita i grillini a riflettere molto seriamente da qui al 9 dicembre, perché «un governo che non ha una maggioranza in politica estera» non è più una maggioranza. Gli avvertimenti del Pd sono dunque più che espliciti: senza riforma del Mes, il Conte due termina qui. Anche i renziani si muovono sulla stessa lunghezza d’onda degli ex compagni di partito e invitano il governo «a proseguire sulla strada dell’europeismo evitando ogni rischio di ritorno populista sia sulla riforma del Mes che sul Recovery Plan».

Una brutta gatta da pelare per Di Maio e compagni, che proprio in queste ore si giocano anche la difficile partita di trovare una casa politica al Parlamento europeo. Le trattative per un ingresso del M5S tra i Socialisti e democratici sembrano a buon punto, ma un no alla riforma del Meccanismo di stabilità comprometterebbe probabilmente ogni possibilità di trovarare ospitalità in quel Gruppo. Ai grillini serve dunque una via d’uscita per non ritornare nell’angolo delle forze sovraniste. Crimi ha riunito in serata i Gruppi per uscire dall’impasse ma la mediazione appare complicata. Il compromesso potrebbe essere una risoluzione di maggioranza alla relazione di Conte, che distingua la riforma del Trattato dall’uso dei fondi. Un modo per tirare a campare, rinviando di qualche tempo la resa dei conti.