L’unica cosa certa è il “no grazie” pronunciato per l’ennesima volta dalla Cancelliera Angela Merkel la quale non vuol neanche sentir parlare della sua nomina a presidente della Commissione europea: «Ho sempre detto di no. E devo aggiungere, dal momento che è una domanda che mi fanno frequentemente, che mi rattrista il fatto che non si rispetti quello che ho detto e ripetuto tante volte».

Per il resto, quello che doveva essere il vertice delle nomine, si è trasformato nella solita partita a scacchi tra i premier e le diplomazie europee. Neanche il premier Italiano Conte, che era Bruxelles solo per provare a sfangare qualche miliardo dalle fauci dei commissari, vuole sentir parlare di nomine: «Non partecipo al toto nomine. Al di là del singolo nominativo bisogna tener conto di tutto. La Bce è un’architrave, bisogna considerare tutti gli obiettivi. Oggi all’Euro Summit Draghi ha ricevuto un applauso da tutti quanti.

Questo mi rende orgoglioso come italiano», ha infatto sottolineato il premier, «Draghi è riuscito ad esprimere una leadership».

La verità che tutti sanno, e che solo il presidente francese Macron ha detto, è che nessuno dei tre “spitzenkandidaten” per la presidenza della Commissione europea gode del consenso necessario tra i 28 leader Ue per assumere quell’incarico.

«I tre spitzenkandidaten sono stati testati dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk - ha detto Macron - e lui ha valutato di non aver trovato la maggioranza su nessuno di questi tre nomi».

I candidati di punta sono il popolare tedesco Manfred Weber, il socialista olandese Frans Timmermans e la liberale danese Margrethe Vestager. In particolare, il presidente francese ha sottolineato come «sia apparso chiaramente che non c’è alcuna maggioranza per Weber», proprio il candidato della cancelliera tedesca Angela Merkel. E intanto c’è chi valuta di far saltare il metodo dello spitzenkandidaten.