È una Giorgia Meloni in pieno formato da campagna elettorale per le Europee quella che lancia lo sprint finale in vista del voto del prossimo weekend. Lo ha fatto a Quarta Repubblica, nella puntata in onda stasera, e lo ha fatto attaccando sulla giustizia e difendendo la riforma del Guardasigilli Carlo Nordio.

«La dobbiamo dare per acquisita, fermo restando il lavoro che fa il Parlamento - ha detto la presidente del Consiglio - Quello non dipende più da me, il Parlamento è sovrano, ma mi pare che ci sia la maggioranza e forse in questo caso una maggioranza più ampia di quella che è semplicemente la maggioranza». Il riferimento è chiaramente ad Azione e Iv. «Non è che la votano perché gli sto simpatica io, eventualmente la votano perché la condividono, come spero».

Poi l’attacco alle correnti. Per Meloni «per la stragrande maggioranza» la Magistratura è fatta «di magistrati che vogliono solamente fare bene il loro lavoro e non vogliono, per vedere riconosciuto il loro valore, dover aderire a una corrente politicizzata». Correnti che, secondo la leader di Fd’I, hanno fatto «molti danni alla credibilità della magistratura» e per questo il governo interviene con una «norma di buon senso».

Basta sostanzialmente su tre cardini, che l’inquilina di palazzo Chigi elenca. «Creare maggiore equilibrio tra difesa e accusa e a valorizzare la terzietà del giudice» poi una «riforma del Csm e sorteggio per i componenti del Csm, perché è il sistema che scardina il meccanismo delle correnti», e infine l’Alta Corte, «poiché a un grande potere corrisponde sempre una grande responsabilità - come diceva l’uomo ragno - e non c’è responsabilità più grande del potere di decidere sulla vita delle persone e sulla loro libertà». Con una postilla. «È giusto che anche i magistrati, quando sbagliano, vengano sanzionati».

Con buona pace dell’Anm, che parla di vendetta. «Ma vendetta di cosa - risponde Meloni - tu ti vendichi di qualcuno quando ti ha fatto del male, la magistratura ritiene di avermi fatto del male?». L’attacco è rivolto anche verso Piercamillo Davigo. «Dice che ci vogliono dividere perché così contiamo tutti di meno ma contiamo rispetto a chi? Il problema non è quanto la magistratura conti rispetto alla politica - ha chioato Meloni - A me queste dichiarazioni di scontro mi lasciano sempre molto perplessa».

Tra le prime reazioni quella della leader del Pd, Elly Schlein, che ha ribadito la contrarietà dem alla riforma «che intacca l’indipendenza della magistratura» e del presidente M5S Giuseppe Conte. «Dovrebbero investire di più per nuovi magistrati, personale e tecnologie informatica, invece tengono a mettere il pm sotto il governo di turno - ha detto Conte - Questo è il progetto di Licio Gelli e della P2».