INCHIESTA OPEN

«Secondo la Corte di Cassazione il processo Open si dimostra per quello che è, cioè uno scandalo assoluto. La Cassazione, non le difese, ha spiegato con chiarezza per cinque volte che l'operato dei magistrati di Firenze ha infranto le regole». Il senatore Matteo Renzi si presenta così all’uscita del tribunale di Firenze, dove ieri è iniziata l’udienza preliminare del processo Open davanti al gup Sara Farini.

AL VIA L’UDIENZA PRELIMINARE DAVANTI AL GUP DI FIRENZE

«Secondo la Corte di Cassazione il processo Open si dimostra per quello che è, cioè uno scandalo assoluto. La Cassazione, non le difese, ha spiegato con chiarezza per cinque volte che l'operato dei magistrati di Firenze ha infranto le regole». Matteo Renzi si presenta così all’uscita del tribunale di Firenze, dove ieri è iniziata l’udienza preliminare del processo Open davanti al gup Sara Farini. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio per 15 indagati, di cui 4 sono società, contestando, a vario titolo, i reati di finanziamento illecito ai partiti, corruzione, riciclaggio, traffico di influenze. Tra gli imputati, oltre al leader di Italia Viva, la deputata Maria Elena Boschi, capogruppo Iv alla Camera, il deputato del Pd Luca Lotti e l’imprenditore Marco Carrai, componente del consiglio direttivo della Fondazione. Le pronunce della Cassazione rappresentano l’asso nella manica della difesa: secondo gli Ermellini, infatti, qualificare la fondazione Open come un’articolazione di partito sarebbe stato un errore. E a fianco a questa pronuncia c’è la decisione del Senato di dichiarare illegittimi i sequestri a carico di Renzi, tanto da sollevare conflitto di attribuzione davanti alla Consulta. L’ex premier ha quindi attaccato i pm, rei di aver violato «la Costituzione» e «la legge». Ma non solo: «Mi auguro che non abbiano violato anche la Corte di Cassazione inviando il materiale sequestrato a Marco Carrai al Copasir: quello sarebbe l’ennesimo sfregio alle istituzioni e al diritto», ha aggiunto. Su tale ipotesi, domenica, si è espresso Massimo Dinoia, legale di Carrai. «La Cassazione - ha evidenziato - ha ribadito quanto era già stato statuito dalle Sezioni Unite nella sentenza n. 40963/ 2017, cioè l’ineludibile tutela del diritto fondamentale della “disponibilità esclusiva del patrimonio informativo”», così come sancito dalle norme sovranazionali. «Per tale motivo la Corte Suprema ha espressamente inibito la procura di Firenze dal trattenere “non solo i supporti materiali sequestrati, ma anche i dati estrapolati dagli stessi”», ha aggiunto. Vige, perciò, un doppio divieto: «Quello di conservare i dati nel fascicolo processuale e quello ( a più forte ragione) di diffonderli a chicchessia». Qualora gli atti siano stati inviati prima della decisione della Cassazione, dunque, gli stessi devono essere restituiti «immediatamente». Dal canto suo l’ex premier ha ricordato ai giornalisti i “guai” dei pm che oggi vorrebbero vederlo a processo, per i quali invoca, a sua volta, il processo, dopo l’esposto alla procura di Genova. «Noi chiediamo che i magistrati di Firenze siano processati - ha spiegato - non per le molestie sessuali del procuratore capo Giuseppe Creazzo, quello è un problema che riguarda loro e il Csm; non per quello che ha fatto il dottor Antonino Nastasi a Siena ( nel caso David Rossi, ndr), che è uno scandalo assoluto ma che non riguarda questo processo; noi chiediamo che siano processati per aver violato la Costituzione e le leggi. Noi chiediamo giustizia». Il processo, ha evidenziato, non potrà che finire nei manuali di diritto per la sua assurdità. Ma ci vorranno anni e prima che le aule restituiscano una risposta giudiziaria ci penserà lui a raccontare la sua verità, in un libro di prossima pubblicazione, dal titolo “Il mostro”, in libreria dal 10 maggio. «Chi leggerà il libro - ha aggiunto -, dal giorno dopo avrà un’opinione diversa su quello che è successo in Italia in questi anni, non soltanto a Firenze». Che siano stati i magistrati a violare la Costituzione, ha sottolineato, lo dice il Senato. «Noi attendiamo, con molta tranquillità, perché crediamo nella giustizia, crediamo nei giudici. Ciò che è avvenuto sta agli atti, cioè che si siano prese delle intercettazioni, delle comunicazioni, della corrispondenza che poteva essere presa usando una procedura prevista della Costituzione - ha aggiunto - Non è che un giudice di Firenze non può utilizzare un mio sms, lo può fare, però ha un metodo, ha una procedura da rispettare che è chiedere l'autorizzazione, lo può chiedere e se lo avesse chiesto io avrei votato a favore».