Magistratura democratica costituirà un gruppo autonomo nel direttivo dall'Anm. Lo hanno comunicato ufficialmente Silvia Albano, Mico Santoro e Stefano Celli, durante la riunione odierna del “parlamentino” delle toghe. «Riteniamo opportuno comunicare al comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati - scrivono i 3 magistrati - che, a seguito delle modifiche statutarie approvate dall'assemblea di AreaDg lo scorso 4 dicembre, ci siamo dimessi dall'associazione AreaDg. Conseguentemente, intendiamo costituire, all'interno del cdc, un gruppo autonomo da Area, quello di Magistratura democratica. Al di là del dato formale, che crediamo debba essere registrato e rimanere agli atti, anche per l'espressa menzione che i gruppi hanno nel regolamento del cdc, ci preme sottolineare che garantiamo e garantiremo il nostro pieno e leale sostegno all'Anm, impegnandoci, come singoli e come gruppo, nell'Anm centrale e, più in generale, a sostegno della magistratura».

Questo «abbiamo fatto, facciamo e faremo - aggiungono - certo non per ottenere soddisfazioni simboliche o riconoscimenti personali, a qualsiasi livello, quanto, piuttosto, con il solo fine di sostenere, rinforzare e vivificare la casa comune. E ciò tanto più in un momento delicato come questo, in cui si profilano modifiche radicali all'assetto della magistratura, che rischiano di provocare un'involuzione e di rendere difficoltoso, quasi fino a soffocarlo, l'esercizio dei diritti la cui tutela è affidata all'ordine giudiziario».

Una decisione, quella dei 3 esponenti di Magistratura democratica nel “parlamentino” Anm, giunta dopo che «l'assemblea di Area ha approvato, lo scorso 4 dicembre, il divieto di doppio tesseramento nei 2 gruppi, cosa che porta all'immediata incompatibilità per i dirigenti, ma che riguarderà per le prossime tornate elettorali tutti gli iscritti», spiega Stefano Celli, che aggiunge: «Quindi, preso atto di questa modifica statutaria, non possiamo restare nel gruppo di Area nel cdc dell'Anm, perché non facciamo più parte di Area».

Quello attuale è un ulteriore segnale di distacco di Md da Area Democratica per la Giustizia, gruppo in cui, circa 10 anni fa, hanno unito le loro esperienze le “correnti” delle toghe progressiste, Magistratura democratica appunto, e Movimento per la Giustizia.

Nel luglio scorso, nel suo congresso a Firenze, «Md ha affermato la sua autonomia - ricorda il segretario nazionale Stefano Musolino - non in contrapposizione ad Area, ma per garantire la più vivace e plurale rappresentanza di tutte le sensibilità che ci sono nella magistratura progressista». Poi, la scelta di correre da sola alle elezioni dei togati che

siederanno nel nuovo Csm: Md ha proposto suoi candidati, e una di loro, Domenica Miele, è stata eletta lo scorso settembre e farà parte del plenum di Palazzo dei Marescialli quando inizierà la prossima consiliatura.

In tale quadro, la comunicazione odierna delle 3 toghe di Md al direttivo dell'Anm «non significa litigare con Area - spiega ancora Celli - a noi interessano gli obiettivi della magistratura progressista: quando Area ce li propone, o viceversa, confidiamo di riuscire a fare battaglie comuni. Non vogliamo posti o bandierine, ma il punto è la chiarezza, oltre alla trasparenza: non facciamo più parte di un gruppo e per questo ne formiamo uno autonomo».