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Gratteri, De Lucia, Musolino e Borrelli
Un confronto serrato, interdisciplinare e fuori dai riflettori per comprendere come stanno cambiando le mafie e la risposta dello Stato. È questo l’obiettivo del primo incontro promosso da SISMA (Società scientifica italiana di studi su mafie e antimafia), in corso all’Università di Palermo, con la partecipazione di storici, sociologi, giuristi e magistrati.
Il “conclave” si svolge a porte chiuse per favorire uno scambio autentico, lontano dalla spettacolarizzazione mediatica. Al tavolo del Dems (Dipartimento di Scienze politiche) siedono anche quattro procure della Repubblica: Giuseppe Borrelli (Salerno), Maurizio De Lucia (Palermo), Nicola Gratteri (Napoli) e Stefano Musolino (Reggio Calabria).
“Vogliamo avviare un dialogo vero, senza retorica, per capire dove stanno andando le mafie e cosa deve diventare l’antimafia”, spiega il sociologo Rocco Sciarrone, coordinatore di SISMA.
Tecnologie, giovani e quartieri: le nuove frontiere
Il convegno prende le mosse dalle recenti inchieste della DDA di Palermo, in particolare quella di febbraio scorso (181 arresti) e quella di aprile nel mandamento della Noce, che mostrano «una certa debolezza di alcune famiglie storiche, ma anche una forte capacità di riorganizzazione e la resilienza del tessuto criminale».
Sullo sfondo, la strage di Monreale, che pur non collegata direttamente all’incontro, ne rafforza l’urgenza: «C'è una violenza giovanile diffusa, un uso della forza per 'farsi largo' che si ripete anche al nord», avverte Sciarrone. «Serve capire cosa succede nelle periferie, dove crescono mafia e disagio sociale, spesso mano nella mano».
L’area grigia e l’infiltrazione economica
Uno degli assi centrali del dibattito è l’ibridazione tra legalità e illegalità: dai rapporti tra boss storici e nuove leve, all’uso delle tecnologie, fino al controllo del territorio e alle infiltrazioni nell’economia legale.
«C'è un risentimento sociale che alimenta la rabbia, e dove mancano legami sociali, la mafia diventa attrattiva. Dobbiamo studiare i meccanismi di riproduzione criminale per capire come interromperli».
Il carcere, l’uso della violenza come linguaggio identitario, l’area grigia degli appalti e la debolezza delle reti educative sono alcuni dei nodi affrontati.
Un modello replicabile
L’incontro di Palermo è solo il primo passo: l’obiettivo di SISMA è costruire una rete stabile di analisi scientifica sulle mafie, capace di contribuire anche al dibattito pubblico. «Se questo modello funziona, continueremo con altri incontri in tutta Italia. Vogliamo capire, e poi restituire con rigore e senza semplificazioni».