La magistratura onoraria lancia l’allarme sulle condizioni in cui versa. L’aspetto più critico riguarda l’inquadramento retributivo. «Ad oltre 16 mesi dalla approvazione con legge di bilancio della riforma della magistratura onoraria Cartabia – dicono Stefania Cacciola e Anna Puliafito, rispettivamente presidente facente funzioni e consigliera di Unimo, associazione facente parte della Consulta della magistratura onoraria -, e, nonostante siano concluse le prime procedure di stabilizzazione per circa 1600 magistrati onorari, che hanno ricevuto il decreto ministeriale di conferma, il definitivo passaggio da un sistema a cottimo a quello stipendiale ha prodotto una sospensione dei pagamenti protrattasi per i mesi fino ad aprile, allorquando si è provveduto ad erogare acconti sullo stipendio, senza nemmeno gli accantonamenti per la previdenza e l’assistenza».

Ma le criticità denunciate riguardano pure la posizione previdenziale. «La riforma Cartabia, in ossequio al diritto eurounitario, ha stabilito che i magistrati onorari di lungo corso siano stabilizzati nelle funzioni giurisdizionali, assimilati al pubblico dipendente, con conseguente iscrizione alla gestione Inps ordinaria – aggiungono Cacciola e Puliafito -. Pertanto, ministero del Lavoro e Inps a distanza di un anno dalla vigenza della riforma non hanno predisposto l’inserimento di detti magistrati nella posizione previdenziale riconosciutagli dalla legge». Sul punto interviene anche Stefania Trincanato, presidente della Confederazione dei giudici di Pace: «La riforma Cartabia – spiega - è assai chiara sul punto, essendo ispirata al diritto eurounitario ormai granitico sulla definizione del rapporto di lavoro che lega i magistrati onorari di lungo corso al ministero della Giustizia. Infatti la Commissione europea, dapprima dichiara che le proroghe degli incarichi susseguitesi negli anni devono essere riconosciute come contratti di lavoro a tempo determinato e per l’effetto ha imposto al governo italiano di porre fine all’abusiva reiterazione dei contratti a termine, risolvendo definitivamente e correttamente la querelle, pena il pagamento di una sanzione corrispondente a circa 1 milione di euro per ogni giorno di ritardo nel provvedere».

L’intervento della Commissione europea è consistito in una prima lettera di messa in mora del luglio 2021, con la quale è stato stabilito che i magistrati onorari sono lavoratori comparabili al magistrato di ruolo per cui non possono essere iscritti alla gestione separata Inps, riservata invece ai lavoratori autonomi. «La stessa lettera – concludono Cacciola e Puliafito - ha precisato che il magistrato onorario è legato al ministero della Giustizia da un rapporto di lavoro subordinato, unico che garantisca l’indipendenza della giurisdizione».