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Fratelli d’Italia primo partito La Lega di Salvini crolla e Berlusconi risorge Il Pd resta al palo e Letta è già con un piede fuori dal Nazareno I 5Stelle rinascono Bene il Terzo polo di Calenda e Renzi
Il centrodestra vince le elezioni politiche del 2022 e il dopo Draghi inizia col volto sorridente di Giorgia Meloni che ora punta dritto verso palazzo Chigi: è la prima volta per una donna e per un’esponente della “destra- destra”.
E l’opa di Fratelli d’Italia sul centrodestra è accentuato dal crollo della Lega di Matteo Salvini che finisce sotto il 10% tallonato dal Berlusconi.
A sinistra situazione ancora più movimentata, con un Pd ai minimi storici e un Movimento 5Stelle che invece torna miracolosamente in vita grazie alla cura Conte. Buona prova del Terzo polo che in alcune città del Nord arriva alla doppia cifra.
LA PREMIER IN PECTORE DOVRÀ METTERE AL RIPARO DA SCOSSONI INTERNI LA SUA FUTURA MAGGIORANZA DI GOVERNO
La strategia delle leader di FdI è quella di saldare gli alleati sulla scia di quello che fu il Pdl
Negli ultimi giorni si era diffuse aspettative anche più trionfali per Giorgia Meloni.
Ma la sua affermazione è comunque brillantissima e forse non si coglie abbastanza la portata storica dell'evento.
FdI, il partito di maggioranza relativa che esprimerà il premier, non è erede del Pnf però lo è, senza infingimenti, del Msi, cioè del partito estraneo all'arco costituzionale che è stato per decenni l'architrave della Repubblica. Minimizzare sarebbe fuori luogo perché, comunque vadano le cose, un risultato del genere non è effimero.
Vince anche Silvio Berlusconi, portandosi a ridosso di una Lega in picchiata, quasi certamente con tanti senatori da rivelarsi determinante per l'esistenza della maggioranza. E' un risultato a modo suo clamoroso: significa che, per quanto il Cavaliere e il suo partito siano già avanti in una inevitabile parabola discendente le chiavi della maggioranza e del governo le avranno in mano loro. Ma la percezione di un tramonto comunque inesorabile resta nettissima nella truppa azzurra e anche per gli ufficiali, il che rende la loro fedeltà anche meno garantita.
E' una mina con la quale la futura presidente incaricata del consiglio dovrà fare i conti subito, già al momento della formazione del governo, trattando uno per uno con i potentati azzurri. A partire dal più potente di tutti, la cui richiesta è già nota. Vuole chiudere in bellezza come presidente del Senato e negargli lo scranno sarà difficile.
Salvini invece ha perso e perso male, non solo sotto il 9% ma anche tallonato da presso dall'esangue partito di Arcore.
E' un altro ordigno piazzato sotto la poltrona della vincitrice tricolore. La via d'uscita passerà per un accordo con la Lega del nord, quella che conta davvero, per blindare Salvini in cambio probabilmente dell'autonomia differenziata, la vera posta in gioco per il Carroccio del nord. Sempre che Salvini mantenga il comando. In condizioni normali, dopo uno scacco simile, la sua sostituzione sarebbe questione di tempo, anzi di poco tempo. Ma per la Lega sostituire il Frontman non è facile, i risultati proprio nelle regioni del nord non sono certo soddisfacenti e Salvini non mancherà di rinfacciare ai governatori ( e a Giorgetti) l'averlo spinto a entrare nella maggioranza di Draghi, scelta pagata a carissimo prezzo.
Ma per rendere stabile e non esposta a continui ricatti la sua maggioranza Giorgia Meloni non potrà limitarsi a questo.
Dovrà mettere in campo una proposta di respiro più ampio e per questo, nelle ultime settimane, nello stato maggiore è spuntata la tentazione di rispolverare il PdL di Berlusconi, insomma una formazione unica della destra che garantirebbe riparo a tutti e in cambio li blinderebbe. Ma se la prima leader donna e presto probabilmente anche la prima premier donna nella storia italiana si risolverà a un passo del genere non lo farà con il famoso predellino di Silvio come modello. Sarà piuttosto la “grande destra” vagheggiata e perseguita invano dal suo vero ed eterno punto di riferimento: Giorgio Almirante, storico segretario del Movimento Sociale Italiano.