Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, in attesa della decisione della gup Angela Avila, ha “autorizzato” il deposito degli atti contenuti nel fascicolo sulla loggia Ungheria. Era stato il procuratore di Milano Marcello Viola, lo scorso 5 maggio, a chiedere al collega se fosse possibile il loro deposito nel procedimento per calunnia a carico dell'ex avvocato esterno dell’Eni Piero Amara. L'udienza preliminare è già stata fissata davanti al gup milanese Guido Salvini per il mese prossimo. La richiesta di archiviazione da parte di Cantone per la loggia Ungheria, invece, risale ad oltre un anno fa, per la precisione al 5 luglio del 2022. Con un provvedimento di quasi 200 pagine, l'ex capo dell'Anac aveva stabilito che la loggia non fosse mai esistita, anche se c'erano stati tentativi per condizionare le nomine da parte del Consiglio superiore della magistratura e quelle dei vertici di enti, istituzioni e società pubbliche. Si era trattato, però, di azioni, alcune andate a buon fine, «ascrivibili ad interessi personali o professionali diretti di Amara o di soggetti a lui strettamente legati». Nulla, quindi, che potesse essere in qualche modo legato all’attività di una loggia segreta e paramassonica.

L'avvocato siciliano, ritenuto fino a quel momento attendibile dai magistrati, aveva spiegato ai pm di Milano alla fine del 2019 le modalità di affiliazione alla loggia, facendo i nomi di alcune decine di suoi componenti. Le indagini avevano poi subito una battuta d'arresto e il pm Paolo Storari, titolare del fascicolo, aveva chiesto “aiuto” a Piercamillo Davigo, allora componente del Csm. I due magistrati erano infatti convinti della bontà del racconto di Amara. Dopo varie traversie, il fascicolo era quindi arrivato a Perugia anche se la Procura del capoluogo umbro non avrebbe potuto essere competente in quanto il predecessore di Cantone, Luigi De Ficchy, figurava negli elenchi di Amara. La sua posizione era stata stralciata ed inviata a Firenze. Il racconto di Amara non presentava «inattendibilità talmente macroscopica da compromettere in radice la credibilità del dichiarante», ma «l'esistenza dell’associazione non è adeguatamente riscontrata. Gli episodi raccontati di Amara - puntualizzò dunque Cantone - non sono indicativi dell'esistenza di un'associazione segreta: interferenze o tentativi di condizionamento di nomine di vertice della magistratura, tentativi compiuti o incompiuti di interferire su nomine dei vertici di enti, istituzioni e società pubbliche, che pure possono ritenersi avvenute, sono risultati ascrivibili ad interessi personali o professionali diretti di Amara o di soggetti a lui strettamente legati, piuttosto che conseguenza dell’attività di condizionamento di una “loggia”».

Amara, poi, avrebbe ritrattato in maniera inspiegabile alcune delle sue affermazioni iniziali, «sminuendo il ruolo di quella che aveva indicato come una nuova loggia P2», arrivando anche ad ipotizzare la creazione di una organizzazione parallela. Cantone aveva fatto infine lo stralcio di alcune posizioni, trasmettendo i nomi dei magistrati coinvolti nella ormai ex loggia Ungheria al procuratore generale della Cassazione per verificare eventuali profili disciplinari nelle loro condotte. A questo punto non resta che attendere la decisione della gup Avila. Il grande tempo decorso lascia prefigurare che si tratterà di un provvedimento molto ben motivato.