È stata presentata oggi 8 giugno una proposta di legge, a firma dei deputati di Forza Italia Tommaso Calderone, Pietro Pittalis, Annarita Patriarca, tutti e tre avvocati e componenti della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, che prevede una casistica più ampia per il legittimo impedimento e termini più lunghi per l’impugnazione delle sentenze, incluse le decisioni prese nell’ambito delle misure di antimafia.

La questione del legittimo impedimento è tornata alla ribalta il 15 aprile scorso, quando la penalista romana Ilaria Salamadra ha ricevuto (il giorno prima) il diniego, da parte dei giudici di Roma, per la richiesta di legittimo impedimento presentata perché il figlio di due anni doveva essere sottoposto ad un esame al Bambino Gesù. Ha fatto poi un certo scalpore la motivazione della decisione presa dai tre giudici (per di più tutte donne), i quali hanno ritenuto che se ne sarebbe dovuto occupare il padre.

«Vicende come queste accadono ormai da troppo tempo – ammette Calderone, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia a Montecitorio – anche perché è rimessa ai giudici la valutazione se il motivo dell’impedimento dell’imputato e del suo difensore sia legittimo o meno. Inoltre si registrano orientamenti diversi tra i vari tribunali, per cui con questa nostra proposta di legge puntiamo, sostituendo il comma 5-bis dell’articolo 420-ter del codice di procedura penale, ad indicare una casistica più ampia e precisa di situazioni in cui l’impedimento del difensore è automaticamente legittimo». I casi indicati dall’articolo 1 della proposta di legge sono sei, e aggiungono cinque situazioni a quella attualmente prevista, che è lo stato di gravidanza del difensore, nei due mesi precedenti la data presunta del parto e nei tre mesi successivi ad esso. Le circostanze aggiuntive indicate dalla pdl sono l’adozione e l’affidamento di un minore, nei tre mesi successivi all’ingresso di questi in famiglia, e comunque entro il terzo anno di vita del figlio, la malattia o l’infortunio dei figli fino a 3 anni, l’assistenza a familiari (coniugi e conviventi, parenti e affini entro secondo grado in linea retta) in condizione di handicap grave (ex legge 104/1992) o affetti da patologie oncologiche o invalidanti.

In questa nuova casistica sono inclusi anche la malattia o l’infortunio del difensore (ovviamente attestati da certificati di medici), e la concomitanza con altri impegni professionali (idoneamente documentata). «Questo ampliamento della casistica non è finalizzato tanto a tutelare gli avvocati – sottolinea Calderone –, quanto a rendere effettivo il diritto alla difesa degli imputati, che viene compromesso quando la Corte nomina un difensore d’ufficio, in sostituzione dell’avvocato impedito, che ovviamente non può svolgere una difesa efficace come quella che può ottenere il professionista incaricato fin dall’inizio del procedimento».

La proposta di legge non interviene sul legittimo impedimento nei processi civili e la ragione è così spiegata dal capogruppo di FI: «Il processo civile è prevalentemente scritto, basato su memorie, ed è ormai in buona misura telematico, e a differenza dei procedimenti penali, non è previsto il difensore d’ufficio. D’altronde nel penale la procedura è prevalentemente verbale, e la presenza del difensore determinante».

Un’altra disposizione della pdl riguarda l’allungamento dei termini per l’impugnazione delle sentenze. «Questa modifica all’articolo 585 del codice di procedura penale – afferma Calderone – punta a consentire agli avvocati di avere lo stesso tempo che i giudici si auto-attribuiscono per redigere il dispositivo delle sentenze. D’altronde non si capisce perché un avvocato debba avere meno tempo a disposizione del giudice che scrive la sentenza, soprattutto quando, a causa della complessità del processo penale, il dispositivo viene depositato perfino mesi dopo lo scadere del 90 giorni, il termine massimo per il deposito della sentenza. In questa ottica l’articolo 2 della nostra proposta di legge allunga anche i termini per l’impugnazione dei provvedimenti presi nell’ambito delle misure previste dalla legislazione sull’antimafia».

In sostanza, la pdl raddoppia i vari termini previsti dall’articolo 585 cpc, in modo che il termine più breve diventa di 30 giorni, e quello più lungo di 90, mentre nei procedimenti antimafia si passa da 10 a 60 giorni. Ma riuscirà questa proposta a diventare legge? «Io sono molto fiducioso – dichiara Calderone – e nei colloqui che ho avuto finora su questo tema con i miei colleghi ho riscontrato attenzione, anche per la ragionevolezza del provvedimento. Ora la prossima tappa è una sua rapida calendarizzazione tra i lavori della Commissione giustizia».