Un brasiliano di 35 anni tenta di uccidere a bruciapelo l’ex presidente argentina Si tratta del più grave episodio di violenza politica dalla fine della dittatura nel ’ 83

«Cristina è viva perché, per un motivo non ancora tecnicamente confermato, la pistola, che conteneva cinque proiettili, non ha sparato.». Il presidente argentino Alberto Fernandez conferma così che a salvare Cristina Fernández de Kirchner dalla morte è stato un puro caso del destino, un evento fortunato che non ha permesso al suo attentatore di portare a termine il tentativo di ucciderla.

Anche i video che hanno documentato l'attentato non lasciano dubbi sulla drammaticità del gesto, i filmati mostrano il momento esatto in cui l'ex presidente argentina peronista, circondata da una folla di sostenitori, si è trovata faccia a faccia con l'arma carica. Soprattutto attraverso i frame pubblicati sui social media è possibile vedere la pistola che emerge dalla folla mentre Kirchner viene avvicinata dal suo assalitore. Inizialmente appare confusa, si abbassa per recuperare un oggetto caduto sul pavimento. In un altro video, le persone tra la folla sembrano cercare di proteggerela da un sospetto uomo armato, che è ormai arrivato a pochi centimetri da lei.

Dell'attentatore si conoscono soltanto la sua nazionalita brasiliana e l'età di 34 anni. Rimane pero oscura la motivazione del tentato omicidio forse di matrice politica. L'uomo è stato arrestato immediatamente e si trova sotto la custodia dell'antiterrorismo che lo sta interrogando.

L'ex presidente, che ha guidato l Argentina dal 2007 al 2015, al momento dello scampato pericolo stava tornando a casa dopo aver presenziato ad una udienza del tribunale, in questo periodo infatti sta affrontando accuse di corruzione. Le viene contestato di aver frodato lo stato e di aver assegnato fraudolentemente appalti per lavori pubblici nella sua roccaforte in Patagonia mentre era in carica alla Casa Rosada.

Qualora venisse condannata la pena sarebbe pesante, i pubblici ministeri hanno chiesto 12 anni di carcere e il divieto perpetuo di esercitare incarichi politici. Tuttavia, Fernández de Kirchner è attualmente la presidente del Senato e quindi gode dell'immunità parlamentare. Non sarebbe dunque imprigionata a meno che la sua sentenza non fosse ratificata dalla Corte Suprema del paese, o perdesse il suo seggio al Senato alle prossime elezioni che si terranno alla fine del 2023.

Non è dunque dato sapere se il tentativo di assassinare possa essere ricollegato alle sue vicende giudiziarie, l'ex presidente ha già dovuto affrontare numerosi altri processi, sempre per corruzione, dopo il suo periodo come presidente e inoltre arrivare al verdetto di questo processo dovrebbe richiedere alcuni mesi.

Rimane comunque un dato politico che Kirchner rappresenta una spina nel fianco per il presidente in carica e può contare sull'appoggio di numerosi sostenitori che già nei giorni scorsi, prima dell'attentato, si sono scontrati con la polizia e anche ieri non hanno mancato di scendere in strada per far sentire il proprio sostegno. Nel paese dunque permane uno stato di tensione che non è sfuggito al governo e al presidente Fernandez. Non a caso ieri è stato proclamato un giorno di astensione dal lavoro che nelle intenzioni deve servire al popolo argentino a riflettere su quello che è stato il più grave atto di violenza dal ritorno alla democrazia nel 1983.

I maggiori esponenti politici stanno tentando di spegnere l'eventuale fuoco che potrebbe covare sotto la cenere. Proprio l'inquilino della Casa Rosada ha parlato alla nazione dichiarando non a caso: «Possiamo non essere d'accordo, possiamo avere profondi disaccordi, ma l'incitamento all'odio non può avvenire perché genera violenza e non c'è possibilità che la violenza coesista con la democrazia».