FRANCESCO CAIA E ROBERTO GIOVENE DI GIRASOLE OGGI IL FOCUS DEL CNF SULLA REPRESSIONE DEGLI AVVOCATI IN TURCHIA

FRANCESCO CAIA* ROBERTO GIOVENE DI GIRASOLE**

L’attacco ai diritti umani e la violazione dello stato di diritto in molti Paesi, forse il più insidioso dopo la fine della seconda guerra mondiale, si tramuta in minacce, violenze e repressione contro gli Avvocati, naturali difensori dei diritti fondamentali. Sono queste le ragioni che hanno indotto il Consiglio Nazionale Forense, nello scorso mese di gennaio, a proclamare il 2020 “ Anno dell’avvocato in pericolo nel mondo”.

Il Cnf è stato in prima linea in questi mesi, con molteplici iniziative di sostegno e solidarietà agli avvocati minacciati, arrestati, ingiustamente condannati a lunghe pene detentive perché accusati di complicità con i loro assisiti, spesso a loro volta perseguiti solo perché oppositori di governi autoritari. Colpevoli di adempiere con coscienza e libertà il loro mandato difensivo nell’interesse dei clienti. È un triste copione che si ripete in molte parti del mondo. Governi anche democraticamente eletti adottano leggi di emergenza, che poi tendono ad essere inserite stabilmente negli ordinamenti giuridici, sospendendo le garanzie costituzionali e l’efficacia delle convenzioni internazionali sottoscritte in precedenza. È quanto accade, purtroppo, in uno Stato mediterraneo componente del Consiglio d’Europa e firmatario della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, la Turchia.

Oggi, 10 dicembre, si celebra come ogni anno la giornata dei diritti umani. È però una giornata diversa da tutte le altre a causa della pandemia, che rende spesso impossibili gli eventi in presenza e limita fortemente i diritti dei cittadini.

Il Cnf ha organizzato un webinar dedicato proprio agli avvocati in Turchia, dal titolo “Diritti umani nel 2020. Violazioni e persecuzioni degli avvocati in Turchia”. Secondo l’ultimo rapporto di Arrested lawyers initiative ( agosto 2020), associazione di avvocati turchi in esilio, tra il 2016 ed il 2020, ben 441 avvocati sono stati condannati ingiustamente in Turchia a 2728 anni di reclusione.

Sarà relatore l’avvocato Joskun Yorulmaz, esponente dell’associazione Arrested Lawyers Initiative.

Agli avvocati turchi viene impedito il libero esercizio della professione, attraverso minacce, arresti e detenzioni arbitrarie. A volte basta un messaggio sui social oppure la partecipazione ad una manifestazione di protesta per essere condannati con l’accusa di terrorismo, al termine di processi condotti in violazione dei principi basilari del giusto processo, senza consentire l’esercizio del diritto di difesa. Si ricorre a testimoni di accusa la cui identità resta sconosciuta, rendendo impossibile effettuare un reale contraddittorio. Nel mese di ottobre 2019, una delegazione internazionale di avvocati, alla quale il Consiglio Nazionale ha preso parte, ha visitato il carcere di Sliviri, a 70 km da Istanbul, dove scontano lunghe pene detentive molti avvocati turchi, riscontrando il regime di totale isolamento cui molti di loro sono sottoposti. Nel carcere di Sliviri era detenuta anche l’avvocata Ebru Timtik, collega valorosa e stimata, condannata a 13 anni e sei mesi di reclusione, morta in stato di detenzione il 27 agosto 2020, dopo 238 giorni di sciopero della fame, intrapreso per richiedere alle Autorità turche, per tutti i detenuti politici, avvocati, giornalisti, magistrati, accademici, difensori dei diritti umani, il rispetto delle regole dello stato di diritto, l’indipendenza della giurisdizione, un processo equo, a seguito del rigetto di tutti gli appelli dell’Avvocatura internazionale e le istanze per la Sua liberazione depositate in considerazione delle sue gravissime condizioni di salute.

L’avvocata Ebru Timtik

Desta forte preoccupazione anche la legge di riforma degli ordini forensi, approvata recentemente in Turchia, che ne limita fortemente l’autonomia. Si cerca in tal modo di mettere a tacere una delle ultime voci fuori dal coro, soprattutto quella degli ordini più grandi, Ankara. Istanbul ed Izmir.

Anche il Consiglio degli Ordini Forensi europei ( Ccbe), su iniziativa della delegazione italiana, che attraverso i propri rappresentanti ha fatto parte del comitato organizzatore, ha organizzato un webinar con focus sulla situazione della professione legale in Turchia, che avrà luogo oggi alle 15,00, a seguire quello del Cnf, il cui inizio è fissato alle 14,00. Un’occasione di confronto che sarà aperta dal presidente del Ccbe Ranko Pelicaric e vedrà la partecipazione di Diego Garcia- Sayan, special rapporteur dell’Onu sulla indipendenza dei giudici e degli avvocati e di Sergey Dikman, della divisione generale per i diritti umani e lo stato di diritto ( Dgi) del Consiglio d’Europa.

L’evento fa seguito all’attribuzione del premio per i diritti umani del Ccbe 2020, il 27 novembre scorso, ad Ebru Timtik, postumo, ed a sette avvocati egiziani, attualmente detenuti. Scopo del premio è quello della sensibilizzazione ai valori della professione di avvocato attraverso la sua attribuzione ad avvocati distintisi per il loro impegno e sacrificio a favore dei diritti umani.

Una scelta non casuale quella dell’Egitto, considerato quanto accade in quel Paese, come tristemente sappiamo qui in Italia per il caso Regeni e l’illegittimo protrarsi della detenzione cautelare di Patrick Zaki, studente di nazionalità egiziana presso l’Università di Bologna, arrestato il 7 febbraio 2020 con l’accusa di “propaganda sovversiva”, che rischia fino a 25 anni di carcere.

Haytham Mohammadein, Hoda Abdelmoniem, Ibrahim Metwally Hegazy, Mahienour El Massry, Mohamed El Baqer, Mohamed Ramadan, Zyad El- Eleimy sono i nomi dei sette avvocati egiziani vincitori del premio Ccbe 2020.

Haytham Mohammadein, difensore dei diritti umani, più volte finito in carcere dove si trova dal lontano 12 maggio 2019.

Hoda Abdelmoniem, avvocata, ha fatto parte in passato del Consiglio nazionale per i diritti umani ed è stata consulente della Commissione egiziana per i diritti e le libertà ( Ecfr). Mahienour El- Massry è una avvocata egiziana che difende i diritti umani. Più volte arrestata sotto il regime del presidente Hosni Mubarak, è stata perseguita anche sotto i regimi di Mohamed Morsi e Abdel Fattah al- Sisi. Ha difeso i diritti degli studenti, i diritti delle donne, il diritto allo sciopero, il diritto all’assistenza legale. Nel 2014 ha ricevuto il Ludovic- Trarieux, premio assegnato ogni anno ad un avvocato che si è distinto nella difesa dei diritti umani. Il premio le è stato assegnato mentre scontava una pena detentiva di due anni per “aver partecipato a una manifestazione non autorizzata”. Mahienour El- Massry è stata di nuovo arrestata dalla polizia il 22 settembre 2019 al Cairo, dopo aver partecipato agli interrogatori di persone che avevano manifestato contro il presidente Al- Sisi ed è detenuta nella prigione femminile di Al Qanatar. Ibrahim Metawally Hegazy è un avvocato specializzato nella difesa dei diritti fondamentali e membro della Commissione egiziana per i diritti e le libertà. Dalla scomparsa nel 2013 del figlio Abdelmoneim durante la sanguinosa repressione dei raduni di Rabea Al- Adawiya e delle piazze Nahda del Cairo, si è occupato della questione delle sparizioni forzate. Ha fondato nel 2016 l’Associazione egiziana delle famiglie delle persone scomparse che ha registrato 1300 scomparse negli anni 2016 e 2017. È stato arrestato il 10 settembre 2017 all’aeroporto del Cairo mentre si recava a Ginevra per incontrare il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate e involontarie. È detenuto nella prigione di Aqrab. Merita ricordare il suo impegno professionale a favore della famiglia di Giulio Regeni, il ricercatore italiano barbaramente ucciso a Il Cairo nel 2016, motivo per il quale la sua candidatura al premio è stata proposta dalla Delegazione Italiana al Ccbe. Mohamed El Baquer, direttore dell’centro per i diritti e le libertà di Adalah, in detenzione cautelare dal 29 settembre 2019. Mohamed Ramadan, è un avvocato che ha difeso molti difensori dei diritti umani è in detenzione cautelare in attesa di processo dal 10 dicembre 2018. Zyad El- Eleimy, ex parlamentare, è in carcere nella prigione di Tora dal 25 giugno 2019.

Nel 2019 il premio era stato assegnato agli avvocati iraniani Nasrin Sotoudeh, di nuovo ricondotta in prigione nonostante le condizioni di salute, Abdolfattah Soltani, Mohammad Najafi e Amir Salar Davoodi per il loro coraggio, la determinazione e l’impegno nella difesa dei diritti umani in Iran. Turchia, Egitto, Iran, tre Stati importanti, ricchi di storia, cultura e tradizioni, dove oggi i diritti umani sono calpestati.

* Coordinatore della Commissione Diritti Umani e della Commissione Rapporti internazionali- Mediterraneo del Cnf ** Componente della Commissione Rapporti internazionali- Mediterraneo del Cnf