«Alfredo Cospito può restare al 41 bis oppure tornare al regime di alta sicurezza, con tutte le dovute cautele». La Direzione nazionale antimafia restituisce la palla al ministro della Giustizia Carlo Nordio, lasciando aperto uno spiraglio sulla possibilità di revocare il carcere duro all’anarchico, in sciopero della fame da oltre 100 giorni. Un’apertura, quella del procuratore Giovanni Melillo, che parte dal presupposto della correttezza della decisione presa a maggio 2022 dall’allora Guardasigilli Marta Cartabia - a seguito di emergenze istruttorie dalle quali risultava al vertice di un’associazione con finalità di terrorismo e in grado di collegarsi con l'esterno - e superata, secondo l’avvocato Flavio Rossi Albertini, dalla sentenza con la quale la Corte d’Assise di Roma ha recentemente assolto alcuni imputati anarchici dal reato di associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico, rispetto ai quali, secondo l'accusa, Cospito avrebbe avuto un ruolo centrale, fornendo dal carcere direttive a quelli che erano considerati suoi consociati.

Il parere di Melillo si scontra con quello del procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo, che in un documento lungo 17 pagine ha invece ribadito la necessità di tenere Cospito al 41 bis. Una necessità resa attuale anche dai dialoghi in carcere tra l’anarchico e tre boss di camorra, mafia e ‘ndrangheta - resi noti dal vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli (FdI) a Montecitorio - sulla necessità di eliminare il 41 bis, senso ultimo della battaglia dello stesso Cospito, esortato dai tre ad andare fino in fondo, perché «pezzettino dopo pezzettino si arriverà al risultato». Insomma, la partita è aperta e Nordio sarà costretto a sbilanciarsi - e, dunque, a schierare il governo -, dopo aver chiarito mercoledì di voler decidere solo sulla base delle osservazioni della magistratura: «Il ministro della Giustizia, in questo momento - ha infatti detto in Senato -, non è in grado e non ha alcuna intenzione di esprimere una decisione, se prima non ha studiato profondamente i pareri che arrivano da queste autorevolissime magistrature». E poi ha chiarito la posizione dell’Esecutivo sul carcere duro: «La determinazione del Governo - ha sottolineato - è in generale di mantenerlo e di non modificare minimamente la normativa che lo riguarda. Lo dico per chiarezza assoluta: il 41bis non si tocca». Un concetto che fa il paio con la scelta di non cedere di fronte alle proteste, anche estreme come quella dell’anarchico: «Se accedessimo al principio che lo stato di salute precario, anche determinato da chi lo subisce, dovesse essere una fonte di decisione di modifica del 41bis, un domani ci troveremmo davanti a tutta una serie di scioperi della fame di centinaia di mafiosi reclusi per i quali non potremmo tenere un comportamento diverso».

Il tempo a disposizione del ministro scadrà il prossimo 13 febbraio, a un mese esatto dall’istanza avanzata dall’avvocato Rossi Albertini a via Arenula. Ma la partita è aperta anche in Cassazione, dove è stata ulteriormente anticipata - dal 7 marzo al 24 febbraio - l’udienza in cui discutere il ricorso di Cospito contro il carcere duro. «Alfredo è sempre più magro, ha perso 45 chili - ha reso noto il legale dopo averlo incontrato -. La situazione si sta estremamente complicando e si sta andando oltre la soglia critica. È assolutamente determinato ad andare avanti ma è consapevole che ciò porterà a delle conseguenze irreparabili». Cospito continua a non prendere gli integratori, scelta che potrebbe complicare ulteriormente il suo quadro di salute. Durante la visita l’anarchico ha riferito al suo avvocato anche un «fatto molto singolare: Alfredo Cospito aveva predisposto uno scritto da inviare alle autorità che possono riceverli per vigilare contro la tortura, contro i trattamenti inumani e degradanti. Questo foglio, contenuto in un block notes, gli è stato sottratto, trattenuto, sequestrato da parte del nuovo istituto di Opera. Gli hanno, inoltre, sottratto i libri che provenivano dal carcere di Bancali e quindi non ha più niente da leggere e tanto meno da scrivere». L’anarchico si trova «in un gruppo di socialità composto da tre persone con grandi problemi di salute e quindi è sostanzialmente da solo, 24 ore su 24 relegato all'interno della cella». Sabato, inoltre, gli è stato notificato il rigetto della richiesta di differimento pena da parte del magistrato di Sassari, dove era detenuto prima di essere trasferito a Opera.

L’escalation di violenze, intanto, infiamma ancora il dibattito parlamentare, dopo la chiamata anonima arrivata martedì 31 gennaio alla portineria de Il Resto del Carlino di Bologna. «A Bologna ci sarà un grave attentato, in relazione ai fatti di Cospito», ha detto una voce anonima. E mercoledì nella redazione dello stesso giornale è anche arrivata anche una lettera contro la premier Giorgia Meloni e il ministro della Difesa Guido Crosetto, nel mirino per la politica del Governo sull’Ucraina. «In caso di persistenza, saremo costretti a prendere dei seri provvedimenti», si legge nella missiva.