«L’Anm prende atto dell’intervento del Governo per risolvere alcune criticità di disciplina transitoria della riforma del processo penale, ma ribadisce, nel pieno rispetto delle prerogative parlamentari, che alcuni aspetti di essa destano grave preoccupazione». È quanto si legge in una nota dell'Associazione nazionale magistrati in cui sottolinea come «la figura del pubblico ministero viene vista con diffidenza trascurando che la Costituzione lo configura quale garante della legalità, organo di giustizia e magistrato portatore della cultura della giurisdizione e delle garanzie».

«Contrariamente al dichiarato obiettivo di efficienza, la riforma aggrava il ruolo del Giudice per le indagini preliminari, attribuendogli una serie di burocratici controlli e di farraginosi adempimenti. Del pari - prosegue l'Anm -, l’impianto della riforma accentua i profili di gerarchizzazione degli uffici di Procura, potenziando oltremodo il ruolo del Procuratore Generale. «Di conseguenza il processo penale, come riformato, rischia di non realizzare i dichiarati obiettivi di efficienza, con possibile compressione delle garanzie dell’imputato e dei diritti della persona offesa».

«Non si può non segnalare che questa riforma introduce, peraltro, adempimenti e passaggi che, a risorse inalterate di personale di magistratura e amministrativo, non riducono, ma anzi dilatano, i tempi del processo con conseguente prevedibile aggravio delle pendenze. La Magistratura - conclude l'Associazione nazionale dei Magistrati - , quotidianamente impegnata nell’adempimento dei propri doveri e nell’attuazione degli obiettivi del PNRR, manifesta piena disponibilità al confronto costruttivo per il miglioramento del testo normativo anche in vista della predisposizione dei decreti correttivi».