“Lo spirito del nostro impegno e di questo documento è ribadire il valore prezioso dell’associazionismo e del confronto delle idee. L’obiettivo che intendiamo perseguire è quello di evitare che il confronto delle idee si trasformi in logiche di appartenenza e di clientela, nonché di impedire qualsiasi collateralismo politico”. Lo sottolinea il Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale dei magistrati (Anm) in un documento approvato a maggioranza.

“Riteniamo che la magistratura - diversamente dalla politica - non sia rimasta inerte, avendo intrapreso un percorso di rinnovamento, passato anche attraverso l'irrogazione di numerose sanzioni per le violazioni previste dal Codice etico dell'Anm e oggi proseguito con il mandato alla commissione modifiche statutarie di elaborare le proposte necessarie a raccogliere le sollecitazioni pervenute dal collegio dei probiviri uscenti - sottolinea ancora - Siamo consapevoli che il cammino è ancora lungo. Il tema è complesso: occorre contrastare non solo cadute deontologiche individuali, ma anche i meccanismi culturali e giuridici che possono favorirle, per recuperare la fiducia dei cittadini e respingere i molteplici attacchi strumentali diretti a delegittimare la giurisdizione”.

“Ciò anche e soprattutto in questo momento storico in cui è in discussione una riforma costituzionale della magistratura che mina gravemente l'indipendenza e l'autonomia nell'esercizio della funzione a garanzia dei cittadini - spiega il Comitato direttivo centrale nel documento approvato - Il tema delle nomine è quello più scivoloso, ma non esaurisce la questione, rappresentata dal rapporto di ciascun magistrato con la propria 'carriera': se alcuni aspetti possono essere risolti dal legislatore con norme primarie o dal governo autonomo con la normativa secondaria, altre sollecitano il senso di responsabilità di ognuno di noi”.

“Sui primi aspetti possiamo solo avviare una riflessione, attraverso le commissioni permanenti di studio, sulle numerose novità ordinamentali introdotte, per rilevare possibili criticità applicative e formulare eventuali proposte migliorative, al fine di garantire trasparenza e prevedibilità nell'attribuzione degli incarichi giudiziari e assicurare il rispetto dell'art. 107 della Costituzione. Quanto al secondo aspetto, è decisiva la partecipazione consapevole di ciascuno di noi alla vita del proprio ufficio, a cui fa da contraltare l'onere dei dirigenti di favorirla”. Pertanto, l'Anm dà mandato “alla commissione Testo Unico Dirigenza e alla commissione Ordinamento Giudiziario di elaborare le proposte di cui sopra. Invita gli eletti nei consigli giudiziari a verificare che i relativi regolamenti assicurino la massima trasparenza e pubblicità dei lavori, curando che la segretezza permanga solo nei casi obiettivamente giustificati ed evitando ogni possibile conflitto di interessi. Invita i dirigenti che ancora non lo fanno a trasmettere i propri provvedimenti organizzativi e le variazioni tabellari a tutti i magistrati dell'ufficio anche via e-mail, riservando l'uso di cosmapp alla formulazione di eventuali osservazioni”.

Il documento del “sindacato” delle toghe arriva dopo i dati del Rapporto 2025 dell’Eurispes, che registra un calo di tre punti del consenso nei confronti della magistratura rispetto al 2024: «Se a dirsi fiducioso è, infatti, il 43,9% degli italiani, il 46,5% si esprime, al contrario, in maniera negativa», si legge nel documenti. Numeri non proprio incoraggianti per giudici e pubblici ministeri impegnati nella campagna pre-referendaria sulla riforma costituzionale dell’ordinamento giudiziario. Considerando inoltre che secondo lo stesso Rapporto sei italiani su dieci (il 59,3%) si dicono favorevoli alla separazione delle carriere. Per l’Anm, comunque, la partita non è ancora chiusa. “Considerando che oltretutto formalmente la campagna referendaria non è ancora iniziata - ha sottolineato il presidente Parodi - ci sarà poi il momento per cercare di convincere. Quindi non sono preoccupato, ma particolarmente impegnato”.