«Se continua così l'Anm corre il rischio di essere qualificata come associazione segreta, penalmente sanzionata». A lanciare l’allarme è Rosario Russo, ex sostituto procuratore generale in Cassazione e da tempo “fustigatore” delle toghe. Che si è visto respingere una richiesta avanzata nell’ottica della trasparenza, date le scorie del caso Palamara: conoscere i nomi degli associati e i procedimenti disciplinari in corso, per capire chi e come ha brigato, in passato, con l’ex zar delle nomine.

Tutto ha inizio il 20 aprile, quando Russo, in qualità di socio aggregato dell’Anm, ha chiesto al presidente Giuseppe Santalucia, tramite pec, l'elenco degli attuali associati all’Anm, quello dei provvedimenti disciplinari emessi dal Collegio dei Probiviri e l’elenco dei 27 associati che si sono dimessi e i provvedimenti emessi dal Cdc su tali dimissioni. Russo non ha però ricevuto alcuna risposta. Da qui il ricorso al Tribunale di Roma, che però ha respinto la richiesta, «non essendo ravvisabile alcun diritto certo alla consegna». Una motivazione «tanto concisa quanto colpevolmente abnorme e logicamente contraddittoria», commenta l’ex magistrato di Cassazione.

Allo stato nessuno degli iscritti all’Anm è in grado di conoscere chi siano i propri consociati, con i quali continua a perseguire gli scopi statutari dell’Anm anche dopo lo scandalo Palamara, «nell’ambito di una “impresa” ideale collettiva in cui prevale l’elemento personalistico, qual è di per sé l’associazione - sottolinea Russo -. E per tale via astrattamente i suoi soci corrono perfino il rischio d’incorrere nelle gravi sanzioni penali previste per le associazioni segrete. A questa stregua non è seriamente immaginabile che l’Anm non abbia la pronta disponibilità d’elenco dei magistrati associati», né si comprende come mai non sia disponibile tra i documenti accessibili ai soci.

«È appena il caso di aggiungere, infatti, che l’opacità dell’Anm (in punto sia di conoscibilità sia degli associati sia delle archiviazioni e dei provvedimenti disciplinari di condanna adottati) è destinata “ad interferire sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali”», continua Russo, e segnatamente «sull’elezione dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura, noto essendo che essi massimamente provengono dalle fila dell’Anm».

Insomma, i magistrati elettori del Csm non potranno conoscere la storia “disciplinare” del collega candidato. «Tutte le chat di Palamara & Company fanno parte del notorio, siccome ampiamente pubblicate», così come tutti gli atti relativi alla radiazione dello stesso Palamara, reperibili su fonti aperte, «sicché non si comprende perché agli altri associati indagati in sede disciplinare dovrebbe applicarsi la regola della segretezza». Russo cita l’articolo 7 del Codice etico dell’Anm, in base al quale «il magistrato non aderisce e non frequenta associazioni che richiedono la prestazione di promesse di fedeltà o che non assicurano la piena trasparenza sulla partecipazione degli associati». Una regola che «“rimbalza” ovviamente sulla stessa Anm - accusa -. Anche l’Anm deve infatti garantire al proprio interno la trasparenza sulle vicende disciplinari in cui siano incorsi i propri adepti, soprattutto perché ciascuno degli altri ha il diritto d’impugnare l’archiviazione davanti all’Assemblea generale ovvero di dimettersi.

L’associazione è infatti una “impresa” etica o un “itinerario” ideale. Consegue allora che ciascuno degli associati deve essere posto in condizione di conoscere le gesta dei propri “compagni di viaggio” non solo per stabilire se dimettersi, ma anche per elaborare positivamente le migliori strategie tese ad eliminare atteggiamenti e condotte non conformi allo spirito e alle finalità dell’Anm».

Ma nulla da fare: nel corso dell’ultimo Cdc, infatti, la richiesta di Russo è stata respinta con soli quattro voti contrari. Un episodio che richiama alla mente quanto accaduto proprio a Luca Palamara, che aveva chiesto l’elenco degli iscritti per poter valutare se i giudici che lo avrebbero giudicato sarebbero stati, insieme, anche parte lesa, data la costituzione di parte civile dell’Anm. Ma quella richiesta fu respinta a tutela della privacy. Un argomento che non convince Russo. «Se Palamara è stato espulso dall’Anm perché elargiva favori illegittimi a molti magistrati (che a lui si raccomandavano per essere assegnati ad uffici giudiziari importanti), costoro - concorrendo nel medesimo illecito - sono stati parimenti sanzionati? - sottolinea Russo -. Devo sapere o no se chi mi sta accanto all’interno dell'associazione è altrettanto colpevole di Palamara?»