Al termine della settimana in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha autorizzato la trasmissione alle Camere del ddl costituzionale sulla separazione delle carriere, sorteggio secco per i membri totali del Consiglio superiore della magistratura e l’Alta Corte disciplinare, l’Associazione nazionale magistrati ha riunito il suo parlamentino in Cassazione per mettere in campo iniziative al fine di contrastare la riforma voluta dal ministro Nordio.

Ai membri del Comitato direttivo centrale si sono aggiunti rappresentanti delle giunte locali dell’Anm oltre ai rappresentanti delle altre magistrature, rispetto a quella ordinaria a cui si rivolge esclusivamente la riforma: quella della Corte dei Conti, del Consiglio di Stato e quella militare.

In apertura dei lavori la relazione del presidente Giuseppe Santalucia per cui questa riforma «tocca gli equilibri tra i poteri dello Stato» ed è un «fatto straordinario che partecipano altre magistrature speciali. La nostra non è chiusura corporativa», ma bisogna prendere atto che «la linea di tendenza è una limitazione del giudiziario. Perché questa riforma è rivolta solo quella ordinaria? Credo che la ragione storica ci dia il sottosuolo di questa riforma. È stata definita riforma epocale, tuttavia di epocale ha la volontà di chiudere i conti con la stagione di Mani Pulite».

Per Santalucia, «non è una riforma della giustizia altrimenti si sarebbe interessata di altro, tipo del tribunale dei minori e della famiglia lasciato al suo destino senza sostegno di risorse. Si sarebbe interessata delle inefficienze dei sistemi informatici, si sarebbe interessato dei suicidi in carcere (oggi siamo arrivati a 43, ndr)».

In merito al dibattito in corso, «non dobbiamo chiederci se sarebbe interessata a Falcone e Borsellino, abbiamo buoni argomenti da presentare all’opinione pubblica». Per il leader dell’ Anm, «si vuole indebolire l’assetto democratico». Ha poi precisato: «Noi dovremmo accettare che fino ad ora non abbiamo avuto un giudice terzo», facendo riferimento, anche ironicamente, all'argomento del triangolo equilatero spesso evocato dal vice ministro Sisto. E poi: «Il nostro sistema accusatorio può vivere con l’ unicità delle carriere».

Indirettamente ha risposto anche al sostituto procuratore di Bologna Nicola Scalabrini che ieri ha annunciato di non volere più partecipare ai dibattiti organizzati dall'avvocatura: “Non possiamo disertare i confronti pubblici”. Ha poi fatto emergere la strumentalizzazione politica sottesa alla riforma, lontana da reali intenti riformatori della giustizia: «Meloni il 15 maggio in una intervista, commentando la disapplicazione del decreto su Cutro, ha detto allora facciamo la riforma della giustizia». Una connessione sbagliata per Santalucia essendo quella una decisione di un tribunale civile.

Sulle iniziative da intraprendere: «Dobbiamo portare queste buone ragioni dappertutto, soprattutto alle forze parlamentari ma dovremo parlare con tutti, l’opinione pubblica va informata, non chiudiamoci al confronto anche verso ha pregiudizi invincibili, è vero che non abbiamo grandi capacità comunicative ma non possiamo comunicare per slogan».

Sullo sciopero: «Quando servirà dovrà essere messo in campo. Dovrà rafforzare la nostra capacità comunicativa. Non importa quanti saranno ma i tempi sono fisiologicamente lunghi, va incastonato in iniziate diverse».

Intervenuto poi il segretario generale dell'Associazione nazionale magistrati, Salvatore Casciaro: «La separazione delle carriere appare poco più che un pretesto - ha detto Casciaro - basti dire che le carriere, giudicante e requirente, separate dall'art. 3 del ddl di riforma, vengono “riunificate” nell'Alta Corte che, in contraddizione rispetto alle premesse della riforma, si occuperà, in collegi misti, composti anche di giudici e pubblici ministeri, dell’applicazione delle sanzioni disciplinari per tutti indistintamente i magistrati ordinari. L’obiettivo reale è, infatti, trasformare la natura dell'organo di autogoverno: da organo di garanzia di rilievo politico-costituzionale, a necessaria composizione rappresentativa delle diverse anime che compongono la magistratura e in grado di realizzare delicati bilanciamenti in materia di amministrazione della giustizia, ad organo burocratico composto di sorteggiati, secondo la logica dell'uno vale uno».

L’assemblea è ancora in corso. Terminerà verso le 17 quando uscirà, auspicano molte toghe, un documento unitario in cui verranno delineate le iniziative da intraprendere. Tra quelle messe sul tavolo da alcuni un comitato per il No al referendum.

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