Anche il presidente francese chiede più soldi per la difesa, ma Kiev rilancia l’accordo: «Servono 10 giorni» Macron dà l’allarme «La Francia è pronta alla guerra in Europa»

Il Cremlino: «L’accordo con l’Ucraina è ancora lontano» Bombe su Chernihiv e Kharkiv: decine di vittime civili

Le parole di Emmanuel Macron fanno correre un brivido lungo la schiena: «La Francia deve essere pronta per ' una guerra di alta intensità che può tornare sul nostro continente». Una drammatizzazione della crisi, sebbene paventata durante la presentazione del proprio programma elettorale ieri ai Docks di Aubervilliers, che però dà il segno dello stato di tensione che serpeggia nelle cancellerie europee.

Tutto ciò mentre i negoziati tra Russia e ucraina sembrano essere entrati in una fase di stallo. In ogni caso un'atmosfera sospesa ma carica di tensione a dismisura ha avvolto l'Ucraina, quasi un muro che il presidente Zelensky, parlando al Bundestag tedesco, ha paragonato a quello di Berlino.

Dopo le rivelazioni pubblicate mercoledì dal Financial Times circa una bozza di accordo in 15 punti tra Mosca e Kiev ieri tutti gli attori coinvolti nella trattativa si sono smarcati premurandosi di affermare che le parti restano ancora lontane. Per tutti valgono le parole del ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov In collegamento con le commissioni Esteri e Difesa del parlamento europeo: ' Oggi i negoziati sono a livello tecnico, sono coinvolti giuristi, politici. Non voglio entrare in ulteriori dettagli ma vi posso assicurare che per il momento non c'è ancora nulla di cui ritenersi soddisfatti'.

Il Cremlino ha sostanzialmente confermato che un accordo è ancora molto lontano nonostante quelli che ha definito come ' sforzi colossali' compiuti da Mosca. Il portavoce russo Dmitri Peskov ha spiegato le difficoltà: ' Concordare su un documento, il rispetto di tutti i suoi parametri e la loro applicazione potrebbe velocemente interrompere quanto sta accadendo' ma ha aggiunto - in generale quanto riportato dal giornale inglese ' non e' corretto'.

Quello che appare non risponde dunque alla realtà, ma è vero che gli sforzi anche da parte di altri paesi, che si candidano a mediare, si moltiplicano. Esisterebbe un altro documento da parte dell'Unione Europea del quale ieri si è cominciato a parlare ma su cui non c'è nessuna conferma ufficiale. E' invece evidente l'attivismo della Turchia, il ministro degli esteri di Ankara Mevlut Cavusoglu sta facendo la spola tra la Russia e l'Ucraina e, dopo aver parlato due giorni fa in terra russa con il suo omologo Lavrov, ieri è volato a Leopoli dove ha incontrato il collega ucraino Kuleba. Il tema principale è stato quello di un vertice tra Putin e Zelensky, un obiettivo al momento difficile. ' Ora non è possibile fare ipotesi su una data, anche perché andrebbero preparate tutte le condizioni necessarie a un incontro' - ha detto Cavusoglu -, rivelando anche di una telefonata tra Putin ed Erdogan.

Sul fronte diplomatico c'è da registrare l'annuncio di una telefonata che si terrà oggi tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il leader della Repubblica popolare cinese Xi Jinping, Ufficialmente si dovrebbe parlare di concorrenza economica ma è inevitabile che la guerra in Ucraina sarà parte fondamentale del colloquio. Uno scambio che arriva dopo le parole dell'ambasciatore cinese in Ucraina che ieri ha assicurato che mai la Cina attaccherà in qualsiasi modo Kiev.

Ma ieri è stato anche il giorno in cui si sono susseguite le notizie, frammentarie a dire il vero, sul bombardamento del Teatro Drammatico di Mariupol nel quale erano rifugiate centinaia di persone.

Mentre scriviamo non ci sono ancora conferme sul numero di coloro che si riparavano nella struttura, Human Rights Watch ha parlato di 500 mentre le autorità locali di almeno 1000. Quello che si sa è che dopo una nottata nel quale si temeva una strage inimmaginabile con il sorgere del sole sono cominciati ad uscire almeno in 130.

Il teatro infatti sebbene pesantemente colpito ( anche in questo le parti si rimpallano la responsabilità anche se diverse fonti accusano i jet di Mosca ) avrebbe tenuto nella parte dove erano stipate le persone, non si conosce però l'entità delle vittime mentre i soccorsi sono ancora in corso.

Ma ad essere sotto pesante attacco dei russi è stata anche la città di Chernihiv ( con una popolazione di 280 mila abitanti, molti di lingua russa), quì in due giorni avrebbero perso la vita almeno 53 persone, tra di esse probabilmente anche un cittadino statunitense, un tragico copione che si è ripetuto anche a Merefa poco fuori la città di Kharkiv dove le vittime solo ieri sono state più di 20.