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Foto Mauro Scrobogna/LaPresse 26-11-2023 Perugia (Italia) - Politica - ANM, assemblea straordinaria su ‘denigrazione magistrati e protezione internazionale’ - Nella foto: Rocco Maruotti, assemblea dell’Associazione Nazionale Magistrati su denigrazione dei singoli magistrati che hanno adottato provvedimenti in materia di protezione internazionale November 26, 2023 Rome (Italy)- Politics - ANM, extraordinary assembly on 'denigration of magistrates and international protection’ - In the photo: Rocco Maruotti, assembly of the National Association of Magistrates on the denigration of individual magistrates who have adopted measures regarding international protection
«Non esiste un caso Maruotti», dicono dalle parti di Area, «non finirà così», replicano quelli di Magistratura indipendente e i 101. Al centro del dibattito, lo «scivolone lessicale» del segretario dell’Anm Rocco Maruotti, che invitato al dibattito “Giurisdizione creativa e applicazione della legge. La riforma della giustizia”, tenutosi ad Assisi, ha praticamente definito i laici del Csm non all’altezza del compito, a confronto con gli illustri precedenti. Una frase, precisano le toghe progressiste, che non arriva dal nulla, ma come risposta alle parole «altrettanto gravi» del viceministro della giustizia Francesco Paolo Sisto, che pochi minuti prima aveva dichiarato che «qui c’è qualcuno che per aver vinto un concorso vuole governare il Paese», accusando la magistratura di osteggiare la riforma per difendere «privilegi» e «cattive abitudini correntizie». Per questo il problema principale, ha sottolineato, sarebbe il sorteggio, che «spezza definitivamente il rapporto tra il Csm e le correnti». E se il caso Palamara ha «tolto il velo», secondo il viceministro la degenerazione è ravvisabile anche nella nomina del Primo Presidente della Cassazione, per la quale il plenum si è diviso (14 voti contro 13 all’altro candidato) proprio per «enfasi correntizia». Da lì, dunque, la risposta di Maruotti.
Lo scivolone, comunque, c’è stato e il segretario dell’Anm ha chiarito in più occasioni - pubblicamente e non - di aver pronunciato parole poco coerenti con il proprio pensiero, chiedendo scusa ai laici e manifestando la propria stima nei loro confronti. Incidente chiuso? Tutt’altro. Dopo il “processo” pubblico celebrato a Palazzo Bachelet, dove laici e togati (anche di Area) hanno condannato le parole di Maruotti con interventi ben sintetizzati dalla posizione del procuratore generale di area progressista Pietro Gaeta - «not in my name» -, a riattizzare il fuoco ci hanno pensato le correnti dell’Anm. A partire da Mi, che mercoledì ha annunciato di voler discutere la questione al prossimo Comitato direttivo centrale (che si terrà tra circa 40 giorni). «Riteniamo fortemente inopportune e offensive le espressioni adottate da Maruotti e non pensiamo siano funzionali ad un proficuo confronto con il Csm - hanno dichiarato con una nota -. Il ruolo apicale ricoperto da Maruotti in Anm impone, innanzitutto, il rispetto di elementari regole di reciproco rispetto e continenza, anche e soprattutto nel dialogo con i nostri interlocutori istituzionali. Non crediamo che tutto sia sempre superabile con scuse postume e, per questo, porremo la questione nel prossimo consiglio direttivo centrale affinché si affronti una seria discussione in merito». Parole che hanno il sapore della sfiducia. E non si tratta della foga del momento: Mi, infatti, si riunirà nei prossimi giorni per decidere come affrontare la questione. «Il caso non è affatto chiuso - fa sapere una fonte -. Non si può far finta di niente». Le toghe “conservatrici” sembrano però convinte che il tema vero sia all’interno di Area e di Md, dati gli interventi critici registrati in plenum in area progressista, a partire da Mimma Miele, che durante la seduta ha “rinnegato” Maruotti: «Non mi sento rappresentata da questo segretario generale», ha infatti affermato. Un intervento particolarmente duro, che agli esterni è sembrato un modo, forse, anche per recuperare spazio rispetto ai diretti competitor di Area.
La linea generale di Mi dovrebbe essere quella di una «presa di posizione del Comitato direttivo centrale». Ma tutto ciò potrebbe rivelarsi un gioco a perdere nell’ambito della battaglia referendaria, durante la quale un’Anm divisa rischierebbe di perdere terreno rispetto alla politica. La giunta del sindacato delle toghe si è riunita mercoledì, ma non è dato sapere se la questione sia stata affrontata. Quel che è certo, però, è che vada risolta, continua la fonte, «altrimenti ci sarà sempre qualcuno che potrà rinfacciare quelle parole all’interno dell’Anm».
Ma anche gli indipendenti di Articolo 101 sono sul piede di guerra. «Sentiamo il dovere, come magistrati eletti nel comitato direttivo centrale dell’Anm, di prendere le distanze dalle valutazioni espresse dal segretario generale Rocco Maruotti in una recente occasione di pubblico confronto in merito ai consiglieri laici del Csm - si legge in una nota di Natalia Ceccarelli e Andrea Reale -. Trattasi di affermazioni molto gravi, anche in relazione al sorteggio per il Csm, del tutto prive di spessore storico e giuridico. Non è dato sapere con quale credibilità i magistrati associati, dopo lo scandalo del 2019, si possano permettere di giudicare l’autorevolezza della componente laica, dimenticando le bacchettate alla modestia etica ricevute dal Capo dello Stato. Certi consiglieri togati hanno gettato enorme discredito, con specifiche condotte, sul Csm e sull’autogoverno. Il segretario generale si sarà dimenticato del passato. La campagna referendaria ci impone la massima attenzione nell’uso degli argomenti e delle parole. Di certo nessuno di noi rappresentanti Anm si può permettere simili affermazioni, specie in un convegno pubblico».
Il clima sembra teso, ma a ridurre la portata della polemica ci pensa il segretario di Area Giovanni Zaccaro. «Maruotti ha usato parole poco felici, così come il vice ministro Sisto poco prima di lui nello stesso dibattito quando ha parlato della nomina del Primo Presidente - ha commentato al Dubbio -. Maruotti si è scusato, addirittura tre volte. Capisco che i politici vogliono strumentalizzare le sue parole per indebolire l’azione della Anm in vista del referendum sulla riforma Nordio. Non capisco quando a strumentalizzare sono magistrati». Un richiamo all’unità, in un momento in cui la divisione potrebbe rivelarsi fatale. Il tempo per ricompattarsi è ormai breve, ma il rischio di perdere terreno – e credibilità – è altissimo.