LA REPLICA

È da accogliere l’invito di Massimo Cacciari contenuto nell’intervista rilasciata a Il Dubbio ( 3 maggio). Non so se il filosofo Jürgen Habermas sia uno degli ultimi rappresentanti della ratio occidentale, come dice Cacciari. Di sicuro ha ragione quando sostiene che “si conosce qualcosa soltanto se se ne conoscono le cause”. Dunque opportuno cercare di comprendere le ragioni della tragedia che si consuma in queste ore in Ucraina “per capire se è risolvibile, se c’è spazio per delle trattative serie, oppure bisogna arrendersi alla terza guerra mondiale”. Cercare di capire non significa giustificare; non c’è dubbio che nel caso dell’Ucraina ci sia un aggressore e un’aggredita; e che è doveroso schierarsi contro il primo, a fianco del secondo. Cacciari questo lo dice con grande chiarezza.

C’è però un punto del suo ragionamento che non quadra completamente. Si parla di possibile “via mediana”, Cacciari la definisce “della razionalità”: “La Russia deve ritirarsi, perché non può invadere nessun paese sovrano, né abbattere un governo con le armi. Poi si può discutere seriamente su quei territori che sono per grande maggioranza russofoni, la Crimea e il Donbass”. Fin qui, tutto fila. Soprattutto se le popolazioni di quei territori sono davvero messe in condizione di decidere davvero cosa vogliono fare del loro futuro.

Cacciari aggiunge che “una soluzione a livello di diritto internazionale è chiarissima. Una soluzione analoga a quella che abbiamo trovato noi per l’Alto Adige”.

Sarebbe auspicabilissima soluzione ( per inciso: la stessa che invoca il Dalai Lama per il Tibet oppresso dalla Cina di Xi, e per la quale lavorava Marco Pannella). A questo punto l’intervistatrice, Francesca Spasiano, chiede: “Ma l’Ucraina rivendica l’integrità territoriale”; Cacciari risponde: “Ci può rinunciare, come ci abbiamo rinunciato noi”. Il fatto è che noi ( gli italiani) non abbiamo rinunciato a nulla, per quel che riguarda l’Alto Adige: abbiamo, questo sì, trattato una gamma di ampie autonomie, senza per questo rinunciare al fatto che quel territorio sia Italia, e non Austria come gli irriducibili schützen volevano. E per quanto siano magari ancora oggi nostalgici, ne hanno dovuto prendere atto e rassegnarsi.

Piccola chiosa, per precisare che questa “via mediana” non postula una rinuncia all’integrità territoriale di Crimea e Donbass; piuttosto una sfera di reale autonomia: riconosciuta da Kjiv, ma soprattutto dai paesi confinanti, Russia compresa. E’ la via più ragionevole, probabilmente la più giusta. Per questo la più difficile da perseguire.