«Calma e gesso». La parola d’ordine, dentro Forza Italia, è “avere pazienza e non cadere nella trappola di chi vorrebbe metterci, sulla giustizia, contro la premier Giorgia Meloni”. I retroscena degli ultimi giorni vogliono il guardasigilli Carlo Nordio caduto in disgrazia agli occhi di Palazzo Chigi, soprattutto dopo le sue insistenze per la commissione d’inchiesta sui presunti dossieraggi, tanto che piazza Colonna starebbe entrando a gamba tesa nella composizione dell’organigramma di via Arenula, con l’imposizione di un capo di Gabinetto fedele al sottosegretario ( ed ex- magistrato) Alfredo Mantovano al posto dell’attuale facente funzioni ed ex- parlamentare berlusconiana Giusi Bartolozzi. Fin qui siamo nel novero dei rumors di Palazzo, ma poi ci sono i fatti e gli atti parlamentari, che hanno visto negli ultimi mesi, a dispetto dei numerosi annunci, un certo stallo nell’iter di quella che, per il fronte garantista, rappresenta la madre di tutte le riforme, vale a dire la separazione delle carriere, ma anche per l’abuso d’ufficio.

A sentire i bene informati, la partita è di facile lettura: da una parte ci sarebbe Forza Italia, per la quale si tratta di una bandiera imprescindibile, lasciata da Silvio Berlusconi nelle mani di Antonio Tajani, e da far divenire realtà quanto prima. Accanto a FI ci sarebbe la Lega, il cui leader Matteo Salvini è altrettanto convinto dell’urgenza della separazione delle carriere, al punto da aver firmato, due anni fa, addirittura il pacchetto di referendum a tema giustizia promosso dal Partito radicale. Su queste posizioni troviamo anche il fu Terzo polo, trainato dal responsabile Giustizia di Azione, Enrico Costa.

Quest’ultimo, non a caso, negli ultimi tre giorni ha messo in fila gli indizi che a suo avviso fanno una prova sulla voglia del governo di rallentare. Ieri, sui social, dopo aver appreso che per l’abuso d’ufficio si farà l’ennesimo ciclo di audizioni, ha sbottato parlando di «melina pura».

Dall’altra parte, invece, ci sarebbero i giustizialisti, dai più agguerriti 5S, eredi della tradizione filo- pm passata attraverso il ramo La Rete- Italia dei Valori, ai dem, senza dimenticare la sinistra contro la magistratura politicizzata, come avvenuto quando un giudice non ha voluto archiviare il procedimento a carico del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro.

Si parlava di fatti, ed è certamente un fatto che la commissione Affari costituzionali di Montecitorio avrebbe dovuto licenziare un testo base, in tempo utile per arrivare in Aula a partire dal 25 di questo mese, e che invece i tempi si siano allungati. Dal governo è arrivato l’input a stoppare l’esame della riforma in modo che Nordio possa mettere a punto una sua proposta e sottoporla quindi al Consiglio dei ministri.

La pattuglia azzurra, anche in virtù della stagione felice che stanno attraversando i rapporti tra Meloni e Tajani, si dice tranquilla e fiduciosa: il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto assicura, dalle colonne del Riformista, che la proposta targata Arenula sta arrivando, e il deputato Pietro Pittalis, che segue il dossier in Parlamento, non dubita sul fatto che si andrà avanti.

Come lui anche il capogruppo giustizia di FI alla Camera Tommaso Calderone, primo firmatario di una pdl sulle carriere separate: respinge ogni ipotesi di insabbiamento e ritiene falsa l’esistenza di una strategia dilatoria di Palazzo Chigi. «Non sta succedendo assolutamente niente», dice il deputato, «è in preparazione un testo governativo e lo attenderemo. La separazione delle carriere si farà, perché lo vuole il nostro partito, lo vuole la maggioranza, lo vuole la Costituzione ma soprattutto lo vogliono gli italiani.

Noi avevamo preparato una pdl costituzionale che prevede due Csm, e auspichiamo che la direzione sia quella, con due concorsi differenti. Anche gli altri partiti della maggioranza hanno lo stesso orientamento ed è per questo che siamo assolutamente sereni. Noi badiamo al risultato e non alle polemiche sterili, e chi sa come funziona il Parlamento capisce che si tratta di dinamiche normalissime.

Sappiamo che sta arrivando un testo dal governo, e lo aspettiamo. Noi di Forza Italia – conclude Calderone – seguiremo con attenzione questo percorso ma sappiamo allo stesso modo che fare la riforma è la precisa volontà della maggioranza, quindi non ci sarà nulla da vigilare o per cui stare all’erta».