Le parole di Emmanuel Macron non lasciano ben sperare nonostante i timidi progressi dei colloqui tra russi e ucraini: «Il peggio deve ancora arrivare». Il presidente francese ha avuto una lunga conversazione telefonica con Vladimir Putin ( circa un’ora e mezza) in cui il capo del Cremlino ha ribadito tutta la sua determinazione nel controllare il territorio dell’Ucraina e «fermare i nazionalisti», additando i paesi occidentali come i primi responsabili della crisi.

Insomma, il marmoreo refrain che ripete da tempo e che si è materializzato nell’invasione militare dell’Ucraina, Se Macron ha tentato di rovesciare la narrazione russa, spiegando che la colpa della guerra è tutta sua e che in questo modo Mosca verrà isolata dalla comunità internazionale, Putin spiega che «porterà a termine tutti gli obiettivi che si è prefissato per smilitarizzare l’Ucraina e liberarla dai nazisti», che i bombardamenti su Kiev «sono mirati e risparmiano i civili». Ma si dice anche pronto a negoziare, «alle condizioni poste». Naturalmente da lui. Condizioni molto difficili da accettare come ha sottolineato il ministro degli Esteri di Parigi Jean- Yves Le Drian sugli schermi di France2: «Ci vuole un immediato cessate il fuoco, non si negozia sotto il terrore», Le colonne di blindati russi intanto continuano a solcare l’Ucraina e l’artiglieria mette sotto assedio diverse città con inevitabili perdite di vite umane, anche di civili. Particolarmente la situazione a Mariupol, martellata dai bombardamenti, da dove il sindacoVadym Boichenko, ha lanciato l'allarme sostenendo che le forze russe stanno cercando di stringere d'assedio la città portuale, tagliando elettricità, acqua, riscaldamento e trasporti. «Stanno cercando di creare un blocco, come a Leningrado», ha affermato il primo cittadino, facendo riferimento all'assedio nazista della seconda citta' russa durante la Seconda Guerra Mondiale. Colpendo ferrovia e ponti, le forze russe impediscono ai civili di scappare, hanno aggiunto le autorità cittadine.

Si è sparato anche al nord della città di Chernihiv, dove i soldati russi si sono scontrati con i militari ucraini e dove 22 civili hanno perso la vita.

Dopo una settimana dall'invasione l'Ucrainatiene botta ma le forze - specie quelle militari - sono più ridotte. Alcuni osservatori hanno parlato nelle ultime ore di duemila morti tra i civili, ieri sera è caduta la città di Kherson, nell'Ucraina meridionale, prima grande città a passare sotto il controllo di Mosca dall'inizio della guerra.

Le forze ucraine si sono ritirate dalla città verso Mykolaiv, a nord- ovest, ha spiegato il sindaco Kolykhaev. Città di circa 300.000 abitanti vicino al Mar Nero, a nord- ovest della penisola di Crimea, Kherson è considerata strategica perché consentirebbe ai russi di controllare una parte più ampia della costa meridionale dell'Ucraina e di spingersi a ovest verso Odessa, importante città portuale.

Eppure, malgrado la drammaticità della situazione sul campo la giornata di ieri segna anche l’apertura di un flebile spiraglio diplomatico. Ieri si è infatti tenuto il secondo round di colloqui tra russi e ucraini nella più antica riserva naturale d'Europa, Belovezhskaya Pushcha, la forestain cui nel 1991 furono firmate le intese di Belovezh, il trattato, noto anche come Accordo di Minsk.

Dopo l’infruttuoso primo incontro, tra le due delegazioni si è trovata almeno un’intesa di massima per l’apertura di corridoi umanitari in modo da far fuggire la popolazione ucraina dalle zone di guerra. Ormai sono oltre un milione i profughi che hanno lasciato le loro abitazioni e che tentano di andare verso ovest, nella regione di Leopoli o addirittura in qualche paese europeo. Almeno 400mila bambini sono stati costretti a cercare salvezza altrove e sono esposti al rischio di fame, malattie, traffico e abusi, ha denunciato Save the Children.

A latere dei colloqui ha poi parlato il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, il volto dialogante del potere russo che ha impiegato parole molto più morbide rispetto a quelle del suo presidente: «Sono convinto che alla fine verrà trovato un accordo soddisfacente». Tutto sta nel capire cosa significhi “alla fine”. Le cronache ci dicono che la guerra continua, probabilmente con ancora più intensità vista l’inattesa resistenza degli ucraini.

Per la prima volta dall’inizio del conflitto il presidente ucraino Zelensky ha chiesto un dialogo diretto con Putin: «Vieni e parliamone, è necessario per fermare la guerra», ha detto intervistato dalla Cnn.