A poche settimane dal referendum che potrebbe consentire al sistema di Erdogan di chiudere il cerchio, concentrando nelle mani del presidente poteri di fatto assoluti, in Turchia non si ferma la macchina della repressione nella cornice autoritaria dello stato d’emergenza che ha portato all’arresto di migliaia di persone sospettate di far parte del movimento gulenista ritenuto responsabile del presunto fallito golpe di luglio e alla chiusura di centinaia di giornali, tv, radio e siti web.

Tra i casi più lampanti, anche se meno illuminati di altri dai riflettori dell’informazione, c’è la guerra sferrata dal sultano di Ankara contro gli avvocati e i difensori dei diritti e le loro associazioni come OHD (Avvocati per la Libertà) e CHD (Avvocati  Progressisti), in prima linea da moltissimi anni per la difesa dei diritti umani in Turchia. 

Emblematico in tal senso il processo che dal 2011 vede alla sbarra 46 legali curdi, accusati di fiancheggiare niente di meno che il terrorismo separatista. Gli imputati sono legati all’Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK), che è considerata dal governo turco come organizzazione terroristica affiliata al PKK.

La maggior parte di loro faceva parte del collegio difensivo di Abdullah Öcalan, il leader curdo che si trova in isolamento totale nella prigione dell’isola di Ismarili. Secondo i Pm gli imputati avrebbero trasferito le istruzioni di Öcalan ai suoi sostenitori. La difesa sostiene da sempre l’inconsistenza delle accuse e la natura politica del processo, tenuto conto del fatto che i colloqui tra Öcalan e i suoi difensori venivano video registrati ed avvenivano in presenza delle guardie carcerarie. La stessa Corte costituzionale si era pronunciata dichiarando illegittima la Corte speciale che aveva iniziato il processo trasferendolo al tribunale ordinario di Istanbul che peraltro aveva giudicato illegittime diverse “prove” raccolte dall’accusa. Elementi che hanno spinto la difesa a chiedere la piena assoluzione, ma senza successo. ll Pubblico Ministero si è opposto e il Tribunale ha disposto di procedere nell’attività di istruzione dibattimentale, rinviando all’udienza del 6 luglio 2017.

[caption id="attachment_41277" align="alignnone" width="482"] unnamed Da sinistra gi avvocati Jeremie Boccara, Lucille Collot (ord Parigi), Roberto Giovene di Girasole (Cnf) e Fanny Vial (ord Parigi)[/caption]

All’ultima udienza giovedì a Istanbul era presente anche l’avvocatura europea; in qualità di osservatori l’avvocato Roberto Giovene di Girasole, componente della commissione rapporti internazionale / Mediterraneo su delega del Consiglio Nazionale Forense, che insieme agli avvocati francesi Fanny Vial, Jerémie Boccara e Lucille Collot, dell’Ordine degli avvocati di Parigi, formava la delegazione dell’Oiad ( Osservatorio internazionale degli avvocati in pericolo).

Al termine dell’udienza la delegazione CNF/ OIAD ha incontrato la redazione del giornale Cumhuriyet, simbolo della stampa di opposizione e dell’élite laica del Paese. La mannaia di Erdogan ha colpito duramente il principale giornale di opposizione con gli arresti l’autunno scorso dell’editore, del direttore e di numerosi redattori, 11 dei quali ancora in cella.

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La loro situazione è molto difficile, le accuse gravissime ( favoreggiamento del terrorismo) i pochi colloqui autorizzati con i familiari e gli avvocati vengono registrati e non è possibile alcun contatto fisico neanche per i più stretti congiunti per la presenza di un vetro che separa i detenuti dai visitatori.

Ricordiamo che sono in carcere dal novembre 2016 il Direttore editoriale del giornale Murat Sabuncu, il magazine book editor Turhnan Gunay, l’Ombudsman Guray Tekin Oz, il vignettista Haci Musa Kart, l’editorialista Kadri Gursel, il redattore Hakan Karasinir, il direttore amministrativo Onder Celik, e gli avvocati e redattori Bulent Utku e Mustafa Kemal Gungor e Akin Atalay, e il reporter Ahmet Sik.

Il gesto di solidarietà è stato molto apprezzato, su Cumhuriyet è stata data notizia della visita (con la pubblicazione  di una foto dell'incontro) e si è levato forte l'appello alla mobilitazione internazionale, considerata anche la difficile situazione finanziaria in cui versa il giornale.     [caption id="attachment_41282" align="alignnone" width="482"] unnamed-2 L'incontro con la redazione di "Cumhuriyet" [/caption]  
Il presidente del Cnf Andrea Mascherin ha inviato una lettera aperta di protesta al ministro della giustizia turco Bekir Bodzag, esprimendo la più ferma condanna per la chiusura definitiva di diverse associazioni di avvocati e per l'arresto di numerosi colleghi in Turchia. E chiedendo il pieno rispetto per i principi del giusto processo riconosciuti dalla convenzioni internazionali per lo svolgimento dei processi a loro carico, sottolineando il carattere del tutto ingiustificato del fermo e del provvedimento di espulsione permanente dell'avvocata Barbara Spinelli. Il Cnf continuerà nel proprio nel impegno per il rispetto dei diritti umani e fondamentali.