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Se la presenza del ministro Nordio al congresso di Magistratura indipendente è parsa quasi scontata, non lo è stata invece quella del presidente del Senato Ignazio La Russa al 24esimo congresso di Magistratura democratica, in corso a Napoli e dal titolo “Conflitti e diritti in un mondo in movimento”. «Ho risposto a un invito molto cortese. Ho voluto fortemente essere qui per il rispetto che nutro verso la magistratura», ha detto la seconda carica dello Stato. «Credo sia la prima volta che un presidente del Senato partecipi a un congresso di Magistratura democratica», ha aggiunto La Russa che ha apprezzato la «volontà» di Md di volersi «confrontare non con me ma con l’Istituzione».
«Sono orgoglioso di essere qui anche perché ritengo che la partecipazione e il dialogo e soprattutto l'apertura all'ascolto a ogni livello siano un valore irrinunciabile, specie in una fase storica di grandi riforme e grandi emergenze come quella attuale» ha proseguito l’avvocato prestato alla politica. «Se da un lato i più recenti rilievi del ministero della Giustizia ci dicono che nell’ultimo anno si è iniziato a registrare un miglioramento nella durata dei processi, in linea agli impegni assunti con il Pnrr, dall'altro lato resto convinto che la strada delle riforme sia ancora molto lunga e non solo connessa alla giustizia, si discute per esempio in questo momento su rapporto tra cittadini e democrazia diretta», ha aggiunto il presidente del Senato. «Sono temi che meritano un confronto serio e scevro da ogni pregiudizio. È una strada che dobbiamo cercare di percorrere insieme fino in fondo, per restituire ai cittadini piena e incondizionata fiducia nelle istituzioni proprio a partire dalla magistratura e dal suo irrinunciabile ruolo istituzionale».
Poi un auspicio ossia quello «che l'associazionismo anche all'interno di una fondamentale istituzione dello Stato, la magistratura, sia utile a contribuire a questo scopo», quello cioè di «un'Italia più moderna, più competitiva, più sicura libera e giusta», e «non sia invece il riflesso delle divisioni politiche». Insomma è venuto a tendere la mano del dialogo in un momento di forte tensione tra magistratura progressista e il governo dopo il caso Uss e il caso Apostolico.
A proposito di questo ha sottolineato: «Si discute molto sull'imparzialità dei magistrati che deve esserci e anche apparire, non voglio entrare in questo tema abusato e lungamente dibattuto, ma mi preme dire che su un tema portante dei vostri lavori, tanto la magistratura quanto governo e Parlamento sono chiamati all'analisi nella ricerca di equilibrio tra la tutela dei diritti e delle libertà consolidate da un lato e il riconoscimento e tutela nuovi diritti e nuove libertà dall'altro. Non è sempre facile trovare un punto di equilibrio, ma lì dobbiamo cercare di tendere tutti».
Poi un passaggio importante, in cui dà una lettura diversa del caso Apostolico, rispetto ad alcune voci appartenenti alla sua maggioranza: «Siamo tutti chiamati a lavorare al meglio per il comune interesse della nazione e dei cittadini. Il limite non può che essere affidato alla norma costituzionale che va ricordato regola anche l’ipotesi di lecita disapplicazione della norma qualora la valutazione fosse di palese incostituzionalità».
Soddisfazione da parte della platea di magistrati che si sono visti riconosciuto un ruolo importante di interlocutori da parte del Parlamento. La mattina si era aperta con la relazione del segretario Stefano Musolino che ha parlato di un «decisore politico» «imprigionato da un populismo asfittico, alimentato da egoismi di corto respiro». Non poteva mancare anche nel suo discorso la questione Apostolico: «Un’aggressione alla persona del giudice, piuttosto che una critica al suo provvedimento. A lungo presentata come una questione legata all’imparzialità della giudice, quell’aggressione intimidente sta lentamente palesando il reale obiettivo di chi l’ha agitata: l’interpretazione sgradita della norma».
Per Musolino «dietro l’aggressione alla persona della singola giudice, dunque, si cela l’intimidazione più generale all’uso di un metodo interpretativo, perché la sua applicazione rende la magistratura un concreto antagonista alle spinte sovraniste ambite dal Legislatore. L’aggressione, dunque, svela un atteggiamento intollerante per la presenza di un tutore dei diritti fondamentali - autonomo e indipendente - guidato da un’interpretazione adeguatrice, ispirata non solo alla Costituzione, ma anche alla normativa sovranazionale».
Sulla questione del noto video postato dal ministro Salvini sulla propria pagina Facebook, il magistrato ha detto: «Abbiamo chiesto spiegazioni a Piantedosi ma non è arrivata alcuna risposta. Forse dovremmo rivolgerci direttamente alla presidenza del Consiglio», ovvero ai servizi. Il vicepresidente Fabio Pinelli del Csm ha inviato invece un messaggio: «La politica deve sapersi confrontare con i fermenti collettivi per coglierne l’essenza e trarne le scelte necessarie, anche di natura legislativa, assumendosi la relativa responsabilità. Diversamente, nel disordine normativo che deriva dall’assenza della politica, il giudice finisce per essere non solo interprete, ma creatore di norme nel tentativo di colmare gli spazi lasciati vuoti dalla politica. E, come in un circolo vizioso, l'ipertrofia delle norme, ma anche dei diritti, rischia di innescare ulteriore conflittualità, tanto nel corpo della società quanto all'interno dell'architettura istituzionale, tra i poteri dello Stato e rispetto al potere giudiziario».