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Parte oggi la sesta edizione della sfida di retorica forense ideata dal consigliere Cnf Vincenzo Di Maggio: «Insegniamo ai giovani le regole del saper dire e contraddire»
Avere dimestichezza con le parole, plasmarle per renderle vive in una argomentazione persuasiva rappresenta probabilmente quanto di più impegnativo ed avvincente per un avvocato. L’arte di saper argomentare richiede impegno e andrebbe coltivata già a scuola. La retorica forense è al centro del torneo “Scacco d’atto”, giunto alla sesta edizione, in programma a Cosenza. L’iniziativa, che proseguirà fino a sabato prossimo, è nata da un’idea del consigliere del Cnf Vincenzo Di Maggio ed è sostenuta dal Consiglio nazionale forense e dalla Scuola superiore dell’avvocatura. L’obiettivo è diffondere la retorica forense nelle scuole con protagonisti gli studenti. Questi ultimi inizieranno a prendere confidenza con il diritto civile e il diritto penale. La sfida prevede una fase a gironi, che, se superata, consentirà di approdare alle semifinali e alle finali. Quest’anno le scuole partecipanti provengono da Bari, Cagliari, Catanzaro, Cosenza, Taranto, Teramo, Trento, Velletri e Viterbo. L’inaugurazione di “Scacco d’atto” è prevista per oggi pomeriggio, con inizio alle 17.30, nel Tribunale di Cosenza, nella Biblioteca “Arnoni” del Coa. La gara finale si terrà sabato 25 giugno. Al fianco del Cnf e della Scuola superiore dell’avvocatura in questa sesta edizione ci sono la Fondazione scuola forense della Provincia di Cosenza e la Scuola forense “Alimena”.
«L'obiettivo del progetto – dice Vincenzo Di Maggio - è diretto a far assumere consapevolezza degli strumenti del potere dialettico- argomentativo e di restituire tempo alla giustizia, portando a maturazione i frutti di una formazione d'avanguardia nella quale la tecnologia assecondi il logos predisponendo l'agone a recuperare le variabili spaziali e temporali messe in crisi da una cattiva inventio e da una pessima dispositio ». L’eredità dei grandi retori è ancora viva e va conservata nel migliore dei modi. «L’insegnamento – aggiunge il consigliere Cnf - è quello che da Aristotele e Quintiliano, passando attraverso la moderna comunicazione forense di stampo anglosassone, è giunto fino ai giorni nostri per dimostrare come fare colpo con le parole senza essere colpiti dal tempo, dalla noia e da centinaia di altri agenti patogeni che si annidano nelle piaghe della giustizia italiana, spesso anestetizzata da archetipi e formulari».
La chiarezza, la logicità, il rigore metodologico dell'esposizione e la dimostrazione della conoscenza delle tecniche di persuasione e argomentazione sono le basi su cui si fonda la professione forense. Conoscerle anche a prescindere da un futuro in toga non sarebbe comunque sbagliato. «Non dimentichiamo - commenta Di Maggio – che il sistema universitario italiano paradossalmente non mira, anzi, altrettanto paradossalmente, ignora e disattende quanto poi, incoerentemente, la legge eleva a requisito di idoneità per l’esame di abilitazione all'esercizio della professione di avvocato. Ciò determina una intollerabile lacuna nella formazione di quanti dovranno, per contratto, far colpo con le parole. “Scacco d’atto” si colloca in un’area ancora tutta da scrivere per colmare una imbarazzante falla del sistema formativo ed incoraggiare i giovani ad acquisire maggiori conoscenze e migliori tecniche argomentative e persuasive. Di qui l’idea di avviare con soggetti immuni dall’alienazione per rassegnazione un progetto che permettesse ai giovani di navigare con la parola tra istituti giuridici vecchi e nuovi, assecondando un approccio pragmatico e consapevole mirato a sviluppare abilità argomentative di conquista».
Il progetto del Cnf e della Scuola superiore dell’avvocatura intende stimolare tra gli studenti la curiosità, far emergere il loro talento, la preparazione e le loro abilità. «Quello che sta per iniziare – conclude Vincenzo Di Maggio - è un torneo da giocare su un tavolo di strategie difensive in cui le pedine vengono mosse dalla retorica classica, seguendo gli schemi della disputa di Aristotelica memoria. A vincere, nei limiti imposti dalla validità e correttezza del giuridico ragionamento, non sarà chi avrà avuto, a parere della commissione, ragione, ma chi avrà dimostrato di essere stato più efficace nella costruzione della difesa della parte che gli verrà assegnata, nel rispetto delle regole del saper dire e contraddire».
IL CONSIGLIERE CNF VINCENZO DI MAGGIO