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La Procura della Repubblica di Terni è da tempo senza pace. Dallo scorso gennaio si susseguono decisioni del Consiglio superiore della magistratura e dei giudici amministrativi, una diversa dell'altra, che stanno creando grande incertezza e sconcerto.
Nel mirino è finito il procuratore Alberto Liguori che il Csm aveva deciso di non confermare nell'incarico a causa delle solite chat con l'ex presidente dell'Anm Luca Palamara. Dal loro contenuto, scrisse il Csm dopo averle ritenute nel 2021 irrilevanti ai fini dell'incompatibilità ambientale, era emerso che Liguori avesse alterato «il corretto svolgimento del procedimento amministrativo afferente il conferimento di uffici direttivi o semidirettivi». «Nel diritto esiste una categoria, il ne bis in idem, secondo cui non è possibile essere giudicati in continuazione per la stessa cosa. È un principio cardine», aveva affermato all'epoca il laico Alessio Lanzi ( Fi), favorevole invece alla conferma di Liguori. Il magistrato aveva quindi chiesto la sospensiva, respinta, al Tar del Lazio. Provvedimento ribaltato poi dal Consiglio di Stato che evidenziò «una palese contraddittorietà, poiché nella delibera di archiviazione del gennaio del 2021 ha affermato che i contenuti delle chat non risultano idonei a determinare “anche in astratto un appannamento della funzione di procuratore e incidere in alcun modo sull'ufficio che dirige”».
Questa settimana, invece, il Tar del Lazio pronunciandosi sul merito è rimasto del proprio avviso ed ha avallato la decisione del Csm di non confermare Liguori. Quanto accaduto è solo l'ultimo episodio che riflette la costante tensione tra il Csm e i giudici amministrativi sulle decisioni relative ai vertici degli uffici giudiziari, inserendosi nel solco di quell’incertezza che mina ormai da qualche decennio il sistema delle nomine. I casi sono tantissimi, ad iniziare dal 2007 con la nomina a primo presidente della Cassazione di Vincenzo Carbone e per finire nei mesi scorsi con quella del procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri.
«Vista l’entità del fenomeno, due sono le ipotesi (alternative): o il Csm erra nella valutazione dei candidati, oppure i giudici amministrativi errano nella valutazione dei ricorsi presentati», commenta il professore Pieremilio Sammarco, ordinario di Diritto comparato a Bergamo. «In entrambe le ipotesi è il cittadino, l’utente e l’operatore della giustizia a rimanere disorientato», prosegue Sammarco, secondo cui potrebbe essere che «le delibere del Csm vengono spesso assunte in modo discrezionale, sulla base delle indicazioni delle correnti», con la conseguenza che esse sarebbero talvolta «sorrette da motivazioni insufficienti o contraddittorie», fonte di un elevato contenzioso amministrativo che «costringe il Csm a modificare le proprie decisioni».
Il più delle volte, però, esso ripropone le medesime delibere, infarcendole di superlativi assoluti per ribadire la decisione a favore del candidato prescelto. «Così il Csm non perde occasione per affermare che la magistratura ordinaria costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere dello Stato e che il suo organo di autogoverno è chiamato a garantire queste prerogative nei confronti di chiunque, anche verso il giudice amministrativo».
Ma al termine di questi “minuetti” processuali, depennato il capo di un ufficio giudiziario, sorge il problema di come proseguire le indagini o i processi in corso, della riorganizzazione dell’ufficio e le sue ripartizioni interne. «Così come avviene in ogni settore, il subentrante incontra delle obiettive difficoltà nella prosecuzione delle attività e, nei migliori dei casi, deve rivalutare tutto nuovamente. E questo a discapito della celerità, della certezza e dell’efficienza del sistema giudiziario», conclude Sammarco.
E sempre il Csm ieri ha definitivamente archiviato la pratica, sempre per le chat con Palamara, nei confronti di Rosa Sinisi, ex presidente della Corte d’Appello di Potenza, chiamata dal ministro della Giustizia Carlo Nordio a ricoprire l’incarico di vice capo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi.