«Quello che è successo è una cosa gravissima: da domani potremmo dire che Gesù è morto di freddo. Nel provvedimento autorizzativo c'è scritto una cosa, la Cassazione inizialmente ci dà ragione e oggi fa marcia indietro e questa è una grave violazione del diritto, a mio giudizio". Claudio Salvagni, difensore di Massimo Bossetti condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, interpellato dall'Adnkronos, non trattiene la delusione dopo il no all'esame dei reperti deciso dagli Ermellini.

Un dietrofront che ora consente ai difensori la sola visione di quegli elementi - abiti della vittima e Dna trovato sul corpo - che hanno contribuito alla condanna in via definitiva di Bossetti. «O il provvedimento del 27 novembre scorso 2019 è un falso storico oppure oggi è stato stravolto il diritto perché è stato permesso che una 'nota' interna possa modificare un provvedimento ufficiale. E' come se un giudice emette una sentenza e cinque giorni dopo decide di cambiarla, non è possibile oppure si sconfina nell'arbitrio» aggiunge.

In attesa delle motivazioni sulla decisione (i tempi dovrebbero essere rapidi), l'avvocato Salvagni non esclude di rivolgersi alla Corte di giustizia europea. «Posso tornare a rivolgermi al tribunale di Bergamo e chiedere dopo 5 anni di analizzare nuovamente i reperti, ma dopo il 'no' che ho ricevuto lì è piuttosto plausibile pensare che quella autorizzazione non è nemmeno nel ventaglio delle possibilità. Più ricevo dei 'no' e più mi convinco dell'innocenza di Bossetti e della necessità di tenerci lontano da quei reperti, ma io non mollo. Non escludo, dopo aver letto attentamente le motivazioni della Cassazione, il ricorso alla Corte europea per avere una giustizia che per me ancora manca» conclude Salvagni.