Doccia fredda da parte della Corte costituzionale sulle speranze di riapertura del procedimento disciplinare nei confronti di Luca Palamara e dei cinque togati del Consiglio superiore della magistratura che a maggio del 2019 si incontrarono con Cosimo Ferri, allora deputato del Partito democratico, presso l'Hotel Champagne a Roma. È stato infatti accolto il conflitto di attribuzioni sollevato dalla Sezione disciplinare del Csm contro la decisione della Camera ( a favore tutti i partiti tranne il M5S e Alternativa, ndr) di negare a gennaio dello scorso anno l’autorizzazione ad utilizzare le intercettazioni effettuate con il trojan inserito dal Gico della guardia di finanza nel cellulare di Luca Palamara nel procedimento riguardante Ferri. Quest'ultimo era stato accusato dalla procura generale della Cassazione di aver tenuto un comportamento «gravemente scorretto» nei confronti dei colleghi che concorrevano per il posto di procuratore di Roma e dei consiglieri di Palazzo dei Marescialli al fine di «condizionare le funzioni attribuite dalla Costituzione all’organo di governo autonomo della magistratura». Come fonti di prova per le incolpazioni, il pg della Cassazione aveva quindi prodotto tali ascolti, ritenuti del tutto “casuali”, tesi accolta dalla Consulta. A marzo del 2019, la procura di Perugia aveva deciso di intercettare Palamara, accusato di corruzione per fatti commessi fra il 2014 e il 2016. Durante questi ascolti, il nome di Ferri, più volte pedinato, era comparso circa 400 volte e nei brogliacci tutte le sue conversazioni con l’ex presidente dell'Anm erano state classificate come “importati” e poi trascritte. Tali ascolti vennero utilizzati per giustificare, in un'indagine per corruzione, la proroga delle intercettazioni in quanto i rapporti fra loro «non sono limitati alla mera appartenenza ad associazioni di magistrati bensì ad altri contesti connotati da elementi di opacità». Il difensore di Ferri, l'avvocato Luigi Panella, aveva respinto la tesi della casualità degli ascolti, depositando una conversazione fra Palamara e l'allora togato del Csm Luigi Spina avvenuta la sera del 7 maggio 2019 nella quale i due magistrati avevano preso appuntamento per vedersi il giorno successivo con «Cosimo». Quella conversazione venne ascoltata dai marescialli del Gico alle ore 18.42 dell’ 8 maggio, quindi 5 ore e 25 minuti prima dell'incontro all'hotel Champagne. Nonostante questa conversazione, classificata “molto importante”, i finanziari avevano però tenuto acceso il trojan inserito nel cellulare di Palamara quando quest'ultimo qualche ora più tardi si incontrò con Ferri, violando così le guarentigie parlamentari. La pm Gemma Miliani, titolare del fascicolo, pare poi fosse a conoscenza del fatto che Ferri era entrato prepotentemente nell'indagine. L' 8 maggio del 2019, prima dell'incontro presso l'Hotel Champagne, aveva redatto una nota in cui sottolineava che «erano emersi molteplici contatti tra l'indagato e Ferri», evidenziando di essere stata testimone di nozze al matrimonio fra Federica Mariucci, anch'ella magistrato, e lo stesso Ferri nel 2005. Il successivo 10 maggio, la pm aveva quindi inviato una nota al Gico ordinandogli di spegnere il trojan in presenza di parlamentari. Ma ormai l'incontro allo Champagne era stato registrato ed ascoltato. Come saranno ascoltati e registrati altri incontri fra Ferri e Palamara il 16, 21 e 28 maggio 2019. A questo punto, in caso la Camera volesse insistere sulla non utilizzabilità delle intercettazioni, ma solo per il disciplinare di Ferri, dovrà procedere con un nuovo voto. Avendo Ferri, però, accettato il transito nella giustizia tributaria, il disciplinare presso il Csm è destinato automaticamente ad estinguersi.

Resta solo da vedere, allora, come si comporterà la Corte di Cassazione che aveva di fatto accolto le istanze difensive dei cinque ex togati del Csm. Le Sezioni unite civili di piazza Cavour, presidente Guido Raimondi, relatore Enrico Manzon, avevano deciso di attendere la pronuncia della Consulta sull'utilizzabilità o meno delle intercettazioni effettuate con il trojan prima di emettere la sentenza sul ricorso contro la condanna disciplinare.