Minore capacità di controllo dei migranti presenti sul territorio e lesione della dignità: sono queste le ragioni per le quali la Consulta ha dichiarato incostituzionale il Decreto Sicurezza dellex ministro Matteo Salvini, nella parte in cui vieta l'iscrizione all'anagrafe dei richiedenti asilo. Nelle motivazioni depositate ieri dai giudici della Corte costituzionale, si legge come lesclusione dei richiedenti asilo dalliscrizione anagrafica presenti una «irrazionalità intrinseca» in ragione della sua incoerenza rispetto alle finalità perseguite dallo stesso decreto. Infatti, «a dispetto del dichiarato obiettivo dellintervento normativo di aumentare il livello di sicurezza pubblica, la norma in esame, impedendo liscrizione anagrafica dei richiedenti asilo, finisce con il limitare le capacità di controllo e monitoraggio dellautorità pubblica sulla popolazione effettivamente residente sul suo territorio, escludendo da essa una categoria di persone, gli stranieri richiedenti asilo, regolarmente soggiornanti nel territorio italiano». E questo finirebbe «col rendere problematica, anziché semplificare, la loro stessa individuazione a tutti i fini, compresi quelli che attengono alle vicende connesse alla procedura di asilo». Ma non solo: negare liscrizione a chi dimora abitualmente in Italia «significa trattare in modo differenziato e indubbiamente peggiorativo, senza una ragionevole giustificazione, una particolare categoria di stranieri». Se infatti la registrazione anagrafica «è semplicemente la conseguenza del fatto oggettivo della legittima dimora abituale in un determinato luogo, la circostanza che si tratti di un cittadino o di uno straniero, o di uno straniero richiedente asilo, comunque regolarmente insediato, non può presentare alcun rilievo ai suoi fini». La previsione viola, dunque, larticolo 3 della Costituzione, riservando agli stranieri richiedenti asilo un trattamento irragionevolmente differenziato rispetto ad altre categorie di stranieri legalmente soggiornanti nel territorio statale, oltre che ai cittadini italiani. «Per la portata e per le conseguenze anche in termini di stigma sociale dellesclusione operata con la norma oggetto del presente giudizio, di cui è non solo simbolica espressione limpossibilità di ottenere la carta didentità, la prospettata lesione dellarticolo 3, primo comma, della Costituzione assume in questo contesto al di là della stessa violazione del principio di eguaglianza la specifica valenza di lesione della connessa pari dignità sociale». In conseguenza dellincostituzionalità della norma sul divieto delliscrizione anagrafica dei richiedenti asilo, sono state dichiarate incostituzionali anche le restanti disposizioni dellarticolo 13 del primo decreto sicurezza, che prevedevano, tra laltro, che il permesso di soggiorno costituisse documento di riconoscimento in luogo della carta didentità e che laccesso ai servizi erogati ai richiedenti asilo fosse assicurato nel luogo di domicilio, anziché in quello di residenza.