Il "vero scandalo" è quello degli eurodeputati spiati dal Belgio. La denuncia, in un'intervista esclusiva rilasciata al Corriere della Sera (prima che il giudice Michel Claise le vietasse di rilasciare dichiarazioni alla stampa), è di Eva Kaili, arrestata in Belgio sei mesi fa perché accusata di far parte di un ipotetico sistema di corruzione al parlamento europeo legato a Qatar e Marocco che faceva capo ad Antonio Panzeri, tornata libera da pochi giorni. «Dopo tutti questi mesi non è venuto fuori nulla di nuovo. Il Parlamento ha protezioni che nessun lobbista può abbattere», dice l'europarlamentare, sottolineando che c'è però «una cosa inquietante che vorrei sollevare: dal fascicolo giudiziario i miei avvocati hanno scoperto che i servizi segreti belgi avrebbero messo sotto osservazione le attività dei membri della commissione speciale Pegasus (Indaga sulle intercettazioni di leader europei fatte illegalmente dal Marocco, ndr.). Il fatto che i membri eletti del Parlamento siano spiati dai servizi segreti dovrebbe sollevare maggiori preoccupazioni sullo stato di salute della nostra democrazia europea. Penso sia questo il vero scandalo».

Kaili è stata 4 mesi in cella e due ai domiciliari. La vicepresidente del Parlamento europeo avvenne poiché la stessa chiese al padre di portare via da casa una valigia con dentro 700 mila euro in contanti che, per i magistrati, erano i soldi incassati con il marito Francesco Giorgi. La coppia sin da subito si è difesa dichiarando che quei soldi erano dell’ex parlamentare europeo Antonio Panzeri.

«Subito dopo l’arresto, al commissariato di polizia sono stata messa in isolamento in una cella con luci e telecamera di sorveglianza sempre accese, senza acqua corrente. Ho sofferto il freddo gelido perché mi è stato tolto il cappotto - ha spiegato parlando delle condizioni di detenzione in carcere -. Ero preoccupata per la mia bambina, perché i primi giorni non mi è stato permesso di chiamare un avvocato, né la mia famiglia. Il carcere, però, non cambia ciò che siamo, è il modo in cui reagiamo ciò che ci definisce. Il mio avvocato greco Michalis Dimitrakopoulos mi ha chiesto di parlare perché ho avuto la rara opportunità di assistere e osservare come vengono trattate le persone nelle carceri in Belgio. Invece di chiudere i centri penitenziari e ridurre l’uso della detenzione preventiva, si stanno costruendo carceri più grandi e le vecchie carceri vertono in condizioni disumane e sono sovraffollate. Pene più estreme non rendono una giustizia più giusta».

Perché far portare via i soldi dal padre?, chiede il giornalista del CorSera. «Quando Francesco è stato arrestato e gli hanno sequestrato l’auto, ho pensato ad un incidente stradale. Poi mi hanno mandato la notizia che anche Panzeri era stato arrestato. Sono andata in panico. Sapevo che nel suo ufficio che è nella stanza di sopra (l’appartamento è un bilocale su due piani, ndr.), dove non vado mai, c’era una valigia di Panzeri e ho trovato un sacco di soldi. Non riuscivo a capire cosa fosse successo, ma volevo allontanare da casa quel denaro per ridarlo a Panzeri, colui che credevo ne fosse il proprietario. Non ho pensato minimamente di avvalermi della mia immunità parlamentare, e questo dimostra che non sapevo assolutamente ciò che quel denaro rappresentava realmente».

Ciò che sapeva, afferma, è che «Panzeri riceveva donazioni. Data la sua esperienza negli affari esteri e nei diritti umani, ha avuto contatti con diverse persone di paesi terzi (non Ue, ndr) e attraverso la sua ong Figth impunity promuoveva una causa nobile. Ci sono testimonianze documentate sulla sua attività nel Parlamento e sulle persone che ha coinvolto. Io non sono tra quelle. Le commissioni parlamentari di cui faccio parte e il mio lavoro legislativo non hanno alcuna relazione con le sue attività. Anche i servizi segreti confermano che non faccio parte di nessuna organizzazione criminale. Nessuno può corrompermi. Dopo più di un anno di indagini i miei conti correnti e le mie proprietà sono state controllate e sono risultate cristalline. Sulle banconote trovate non ci sono le mie impronte digitali. Con i miei avvocati dimostrerò la mia innocenza». È stato Panzeri, dopo il suo pentimento, a dichiarare che a Kaili erano destinati 250mila euro. Dichiarazioni non sincere secondo la politica. «Penso che il pentimento e le confessioni di Panzeri siano state ottenute sotto minaccia. Il messaggio era chiaro: se fai i nomi, ti offriamo un accordo e liberiamo tua moglie e tua figlia dalla prigione - ha aggiunto -. Sono metodi non degni di uno stato di diritto. Hanno fatto lo stesso con me. Dichiarandomi colpevole o facendo nomi importanti sarei tornata subito da mia figlia, ma dato che avrei dovuto mentire, non ho mai nemmeno pensato che potesse essere un’opzione. Durante il primo interrogatorio e prima di pentirsi, Panzeri ha fatto i nomi di due membri del Parlamento di lingua italiana e non il mio e non parla di me neppure nelle intercettazioni telefoniche. Il primo è stato arrestato, l’altra persona non ha avuto problemi, mi chiedo ancora perché. Forse perché protetta da un’immunità speciale?». Per gli investigatori la rete di Panzeri era legata ai servizi segreti del Marocco e comprendeva l’ambasciatore di Rabat in Polonia Atmoun. «Non sono membro di nessuna commissione parlamentare che poteva interessare Panzeri e Atmoun - ha evidenziato - e non parlo le loro lingue. Sapevo di una forte amicizia tra i due. Non avevo motivo di mettere in discussione la relazione che li legava».

Kaili ha incontrato due volte il ministro del lavoro del Qatar, che gli inquirenti considerano un finanziatore della corruzione. «Nel mio ruolo di vicepresidente responsabile delle relazioni con i paesi del Medio Oriente ho incontrato diversi ambasciatori e ministri, e avevo in programma delle visite ufficiali in tutti i paesi del Golfo. Era una missione di diplomazia parlamentare fatta per conto della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. L'Ue considera il Qatar come un partner fondamentale nella regione. È l'unico paese del Golfo ad aver condannato l'invasione russa dell'Ucraina e la sua posizione geopolitica come esportatore alternativo di Gnl verso la Russia lo rendono strategicamente importante per gli Stati membri. Inoltre, l’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro, ndr.) ha descritto il Qatar come leader nel mondo arabo nell’ambito dei diritti dei lavoratori e ha deciso di aprire un ufficio nel paese, e l'Ue ha recentemente aperto un'ambasciata in Qatar. In quel contesto ho incontrato due volte il ministro del Lavoro il quale, negli stessi giorni, ha incontrato i ministri degli Affari Esteri e del Lavoro del Belgio e altri colleghi parlamentari». Gli inquirenti fanno intendere che le indagini si estenderanno, al momento non è accaduto. «Credo che le aspettative create dai media fossero alte e le fughe di notizie selettive e illegali sulla stampa hanno trasformato i dibattiti televisivi mondiali in aule di tribunale. I giornalisti avevano le informazioni prima dei miei avvocati, il che ha portato a speculazioni estreme. Dopo tutti questi mesi non è venuto fuori nulla di nuovo - ha aggiunto - . Il Parlamento ha protezioni che nessun lobbista può abbattere. Tuttavia, c'è una cosa inquietante che vorrei sollevare. Dal fascicolo giudiziario i miei avvocati hanno scoperto che i servizi segreti belgi avrebbero messo sotto osservazione le attività dei membri della commissione speciale Pegasus (Indaga sulle intercettazioni di leader europei fatte illegalmente dal Marocco, ndr.). Il fatto che i membri eletti del Parlamento siano spiati dai servizi segreti dovrebbe sollevare maggiori preoccupazioni sullo stato di salute della nostra democrazia europea. Penso sia questo il vero scandalo».

Sulla revoca dell’immunità parlamentare voluta da Metsola, Kaili ha evidenziamo come sia «triste vedere come non venga rispettata la presunzione di innocenza. Mi dispiace che nessuno degli eurodeputati mi abbia cercato per ascoltare la mia versione. Ho apprezzato la posizione di Massimiliano Smeriglio (Sd) e sono molto riconoscente a Deborah Bergamini (Pdl), la deputata italiana più coraggiosa che ha osato venirmi a trovare in prigione e ha denunciato i metodi inumani usati contro di me».

Kaili ha potuto incontrare sua figlia in carcere solo a gennaio, un mese dopo l’arresto. «È stato terribile. Separare una madre per 4 mesi dalla figlia di 2 anni non solo è considerata una forma di tortura nei paesi fondati sullo stato di diritto, ma è in piena violazione della Convenzione sui diritti dei minori delle Nazioni Unite ratificata dal Belgio. Un minore non dovrebbe mai essere separato dai propri genitori se non c'è pericolo per la sua incolumità fisica o mentale. È una tortura inutile perché le indagini avrebbero potuto procedere allo stesso modo con me agli arresti domiciliari. I bambini sotto i tre anni possono stare con le loro madri, ma a me non è stato permesso. Usare mia figlia per farmi pressione è stato un atto spietato e sono riconoscente ad Amnesty International Italia per aver sollevato la questione. Durante i nostri rari incontri, si nascondeva e piangeva per non lasciarmi. Ora mi tiene la mano o mi mette le mani intorno al collo per dormire».

In merito al suo ritorno all’Europarlamento, Kaili ha annunciato la volontà di «essere in aula già lunedì 12, ma devo avere chiarimenti dai miei legali su come mi devo comportare».