La sintesi politica non poteva non farla il responsabile giustizia di Azione, Enrico Costa: «A tutti quegli esponenti della maggioranza che si lamentano che il magistrato che sbaglia non paga mai, consiglierei di leggere la relazione del Ministero della Giustizia sulle misure cautelari e sull'ingiusta detenzione da cui emerge la totale l'inerzia in via Arenula». È solo la prima parte di un commento molto critico del parlamentare sulla Relazione al Parlamento relativa alla “Misure Cautelari Personali e Riparazione per Ingiusta Detenzione” riferita all’anno 2023. Nel 2015 fu proprio un emendamento dell’onorevole Costa ad introdurre il monitoraggio parlamentare anche sul ricorso alla custodia cautelare. Il documento sarebbe dovuto arrivare il 31 gennaio ma come sempre giunge in ritardo: di solito a maggio, quest’anno un po’ prima. Ma cosa dice ancora Costa? «Emerge un quadro sconfortante: dal 2018 al 2023 sono state risarcite dallo Stato ben 4.368 persone ingiustamente arrestate, per una somma complessiva di 193.547.821. Ma paga solo lo Stato perché di fronte a questi numeri, dal 2017 al 2023 sono state avviate 87 azioni disciplinari con il seguente esito: 44 non doversi procedere, 27 assoluzioni, 8 censure, 1 ammonimento, 7 ancora in corso. I magistrati non pagano mai sul piano disciplinare. Cosa ha fatto questo Governo? Di azioni disciplinari su casi di ingiusta detenzione ne sono state avviate dal Ministero della Giustizia 1 (una) nel 2022 e 3 (tre) nel 2023 (anni in cui complessivamente si sono pagati oltre 50 milioni di euro di riparazioni per ingiusta detenzione). Praticamente nulla per un Governo sedicente garantista, se pensiamo che Bonafede ne aveva avviate 22 nel 2019 e 19 nel 2020. Anche questa - conclude Costa - è una conseguenza di aver messo il Ministero della Giustizia nelle mani dei magistrati fuori ruolo». Ma ora addentriamoci nei numeri nudi e puri. Va sottolineato che come sempre non tutti gli uffici giudiziari hanno inviato i dati richiesti: «La percentuale di risposta dei Tribunali (sezioni GIP e sezioni dibattimentali) interessati al monitoraggio è stata dell’89%». Custodia cautelare: sono stati messi a confronto i dati dal 2018 al 2023. Se nel 2018 le misure cautelari emesse in carcere erano state 31970 ed erano gradualmente diminuite fino al 2021 arrivando a 24126, notiamo un leggero rialzo nell’ultimo biennio: 24654 nel 2022 e 24746 nel 2023. «Le misure cautelari custodiali (carcere - arresti domiciliari - luogo cura) costituiscono quasi il 57% di tutte le misure emesse, mentre quelle non custodiali (le restanti) ne costituiscono circa il 43%; una misura cautelare coercitiva su tre emesse è quella carceraria (32%), mentre una misura cautelare coercitiva su quattro è quella degli arresti domiciliari (25%)». Inoltre i 3/4 circa di tutte le misure cautelari previste dall’ordinamento vengano emessi dalle sezioni GIP, mentre solo il restante 1/4 venga emesso dalle sezioni Dibattimentali. Il GIP utilizza la misura carceraria con elevata frequenza (34,3%), che risulta quasi doppia rispetto a quella utilizzata dal giudice dibattimentale (18,4%). Sempre in riferimento all’anno 2023 per il Tribunale di Napoli la custodia cautelare in carcere raggiunge livelli particolarmente elevati (51,1%), rappresentando di gran lunga lo strumento più utilizzato, insieme, a seguire, agli arresti domiciliari senza braccialetto (25,6%). Ingiuste detenzioni: la serie storica del numero dei procedimenti sopravvenuti negli anni 2018-2023 mostra una sostanziale stabilità, ad eccezione forse dell’anno 2020 per il quale si registra il valore più contenuto. Nel 2023 si sono definiti 1120 procedimenti per ingiusta detenzione e le ordinanze di pagamento sono state 619. Nel 2022 furono le ordinanze furono 539. Pertanto assistiamo ad un leggero aumento. La percentuale di accoglimento nello scorso anno è del 48,5%, quella di rigetto del 45,2%. Tra il 2018 e il 2023 il 72,2% delle domande sono state accolte a seguito di sentenza di assoluzione, proscioglimento, archiviazione, quindi per accertata estraneità della persona ai fatti contestati. Mentre per illegittimità delle ordinanze di custodia cautelare, secondo l’articolo 314 cpp, la percentuale è vicina al 28%. Entità economica della riparazione per ingiusta detenzione. I dati sono quelli del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Nel 2023 lo Stato ha speso 27.844.794 milioni di euro. Nel 2022 erano stati 27.378.085. Quindi si registra un piccolo aumento. Il distretto dove vengono sborsati più indennizzi è quello di Reggio Calabria con 8.019.396, seguito da Palermo con 3.845.580, e da Roma con 2.626.240. I procedimenti disciplinari Nell’anno 2023 sono state promosse sette azioni disciplinari di cui quattro dal PG presso la Cassazione e tre dal Ministro della Giustizia. Sono tuttavia tutte ancora in corso, quindi non si possono conoscere gli esiti. Altri commenti Secondo i giornalisti Valentino Maimone e Benedetto Lattanzi, fondatori dell’Associazione Errorigiudiziari.com, « per avere una prima idea di quanti sono gli errori giudiziari in Italia vale la pena di mettere insieme sia le vittime di ingiusta detenzione sia quelle di errori giudiziari in senso stretto. Dal 1991 al 31 dicembre 2023 i casi sono stati 31.397: in media, poco più di 951 l’anno (nota bene: in questo totale manca il dato complessivo degli errori giudiziari del 2023). Il tutto per una spesa complessiva dello Stato gigantesca, tra indennizzi e risarcimenti veri e propri: 960 milioni 781 mila euro e spiccioli, per una media di poco inferiore ai 29 milioni e 114 mila euro l’anno (e anche in questo caso, non è disponibile il dato complessivo per la spesa in risarcimenti da errori giudiziari del 2023)». A proposito di carcere segnaliamo che ieri non vi è stata più in Commissione Giustizia della Camera l’audizione del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale in merito alla proposta del deputato di Italia Viva Giachetti sulla liberazione anticipata speciale. Questo perché tutti i lavori delle Commissioni sono stati rinviati a data da destinarsi per l’ostruzionismo in Aula sul dl Pnrr. Questo potrebbe ritardare l’approdo in Aula della norma, previsto per il 29 aprile.