Archiviare l'inchiesta per omicidio colposo ed epidemia colposa nei confronti dell'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dell'ex ministro della Salute Roberto Speranza. È questa la richiesta che la procura di Brescia, titolare del caso riguardante la gestione delle prime fasi della pandemia, ha avanzato al Tribunale dei ministri. La richiesta arriva dopo gli interrogatori dello scorso 10 maggio quando i due esponenti politici si erano difesi davanti ai giudici, che ora hanno ancora qualche settimana di tempo per decidere.

Al centro dell’inchiesta: la mancata istituzione della cosiddetta “zona rossa” nei comuni di Alzano Lombardo e Nembro e la mancata applicazione del piano pandemico nazionale, il documento che dovrebbe dare indicazioni sulle misure di sicurezza da introdurre in caso di pandemia.

«Questa non è giustizia, con questa richiesta è stata tradita per l'ennesima volta la memoria dei nostri cari e il loro sacrificio», commentano i familiari delle vittime del Covid19 riuniti nell'Associazione #Sereniesempreuniti. «Ricordiamo che la Procura di Bergamo, partendo anche dai nostri esposti, ha lavorato 3 anni a questa maxi indagine che coinvolge politici e funzionari a tutti i livelli», aggiungono i familiari, che si erano rivolti alla procura di Bergamo, prima che il fascicolo venisse trasmesso a Brescia, competente per materia e territorio.

«Le responsabilità accertate che hanno causato le morti dei nostri cari sono inconfutabili. Anche noi, con i nostri legali, da 3 anni ci battiamo per fare memoria e per ottenere la verità. Ora toccherà al Tribunale dei ministri esprimersi: la questione non è chiusa, confidiamo nella presa di coscienza di quanto accaduto, perché il Covid19 non è stato uno tsunami come ci vogliono far credere: molte morti si sarebbero dovute evitare e qualcuno è responsabile di ciò».

E dal team dei legali aggiungono: «Attendiamo la decisione del Tribunale dei ministri e di capire le motivazioni della richiesta avanzata dalla Procura di Brescia soprattutto a fronte delle evidenze documentali contestualizzate in un'indagine di tre anni espletata in modo approfondito e coraggioso dalla procura di Bergamo».