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“Non risulta che il Presidente del Consiglio Conte, prima del 2 marzo 2020, fosse stato informato della situazione dei comuni di Nembro e Alzano Lombardo” e quindi pensare che “avrebbe dovuto decidere, circa l'istituzione della zona rossa, proprio il 2 marzo 2020, ossia non appena avuta informazione della situazione dei due comuni” è “evidentemente” una “ipotesi irragionevole perché non tiene conto della necessità per il Presidente del Consiglio di valutare e contemperare i diritti costituzionali coinvolti e incisi dall'istituzione della zona rossa”.
Così il Tribunale dei Ministri di Brescia composto dai giudici Mariarosa Clara Pipponzi (presidente collegio) Vincenzo Domenico Scibetta e Michele Stagno nelle motivazioni dell'archiviazione per l'ex presidente del consiglio Giuseppe Conte dell'inchiesta della Procura di Bergamo in cui era accusato di epidemia colposa omissiva, che secondo i pm bergamaschi avrebbe causato 4.148 vittime, e omicidio colposo (57 vittime) per la mancata estensione della zona rossa in Val Seriana fra febbraio e marzo 2020 e la non attuazione del piano pandemico contro il Covid.
“Infatti l'istituzione della zona rossa - hanno argomentato i magistrati - comporta il sacrificio di diritti costituzionali quali il diritto al lavoro, il diritto di circolazione, il diritto di riunione, l'esercizio del diritto di culto” e “la chiusura delle scuole” con “limitazioni al diritto allo studio” oltre al “diritto di iniziativa economica, creando ricadute gravissime in termini di occupazione, di crisi sociale e di produzione del Pil nazionale”. “Valutazioni che - concludono - per la loro gravità, non è esigibile e neppure auspicabile che vengano assunte senza un'adeguata ponderazione dei dati di conoscenza acquisiti, del loro grado di certezza e delle conseguenze derivanti dall'istituzione di una zona rossa”, scrivono sostenendo che per il leader del Movimento Cinque Stelle “non aver esteso la zona rossa il 2 marzo 2020” è un'ipotesi di reato “neppure astrattamente configurabile”.
“Siamo molto amareggiati per questa decisione che di fatto va in senso opposto a quelle che sono state le determinazioni della procura di Bergamo, risultanti dopo tre anni di indagini approfondite”, commenta Consuelo Locati, referente del team legale dell'associazione dei familiari delle vittime Covid 'Sereni e sempre uniti'.
“Sono molto sollevato da questa decisione”, scrive su Facebook l'ex ministro Speranza. Che aggiunge: “L'Italia, pur tra mille difficoltà e colpita per prima in Occidente, ha dimostrato durante l'emergenza Covid di essere un grande Paese. Personalmente ho fatto davvero tutto il possibile in quei giorni terribili per difendere la salute degli italiani. La cosa più difficile di queste settimane è stata spiegare ai miei figli cosa stesse accadendo. Ma ho sempre avuto fiducia nella giustizia e oggi è emersa la verità. Voglio dire grazie dal profondo del cuore - conclude - a tutte le persone che mi sono state vicine”.