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ALLE REGIONALI IL M5S LASCIA LA COALIZIONE
Anche l’ultima zolla di “campo largo”, quella rimasta in Sicilia, è andata perduta. Distrutta, volatilizzata, dissolta. Pd e Movimento 5 Stelle, nonostante le primarie comuni per selezionare il leader della coalizione, andranno divisi alle Regionali del del 25 settembre. Dopo rumors durati settimane, Giuseppe Conte ha scelto l’ultimo istante utile, ieri pomeriggio, per staccare la spina, con buona pace di Caterina Chinnici, figlia di Rocco ( il magistrato assassinato da Cosa nostra nel 1983), vincitrice delle primarie del centrosinistra. Perché «quello che vale a Roma vale a Palermo», scrive il leader M5S a metà pomeriggio su Facebook, strappando l’ultimo brandello di vessillo giallo- rosso ancora visibile. E se a Roma il Pd ha scelto l’agenda Draghi, «rinnegando tutto il lavoro realizzato in direzione progressista durante il Conte II», in Sicilia l’ex premier si aspettava almeno «risposte adeguate» . A far precipitare la situazione, secondo la campana pentastellata, «l’insistenza dei democratici per infilare nelle liste esponenti impresentabili. Una posizione che ha messo in imbarazzo anche Caterina Chinnici, che è stata costretta a richiamare il Pd su questo punto: chi ha procedimenti penali pendenti deve restare fuori dalle liste», rivendica Conte, rispolverando l’antica verve giustizialista del Movimento delle origini. Dunque, fine del percorso comune a poche ore dalla presentazione delle liste. I grillini hanno già messo in campo un altro candidato governatore: Nuccio Di Paola, l’attuale referente regionale del M5S. Per il Pd, già in affanno sul centrodestra capitanato da Renato Schifani, è una tegola che sia abbatte nel momento più delicato. Soprattutto perché a questo punto Caterina Chinnici, il cui nome appare in bella vista sul simbolo dem già depositato, potrebbe decidere di fare un passo indietro. «Attraverso le primarie mi era stata affidata la guida di una coalizione che non esiste più», commenta a caldo l’aspirante governatrice democratica. «Tanta rispettosa e paziente attesa per ritrovarsi ora in uno scenario stravolto che di fatto azzera tutto e impone nuove riflessioni nel pochissimo tempo rimasto».
E mentre Chinnici riflette, dal Pd e dagli altri ex alleati di Conte partono gli improperi nei confronti del capo 5S. «A Giuseppe Conte dico, intanto, che la dignità è mantenere la parola data. E questa rocambolesca giravolta di oggi del suo Movimento è tutt’altro che degna», dice il segretario regionale dem Anthony Barbagallo. «Quello del M5S è alto tradimento nei confronti dei siciliani che hanno creduto al fronte progressista». E se dal Nazareno puntano il dito contro una scelta «senza precedenti», Claudio Fava, terzo classificato alle primarie e fin dal primo momento fortemente polemico con i grillini, non usa mezzi termini: «Dispiace doverlo dire ma Conte è un bugiardo», dice il leader del movimento i “Centopassi”. Quello dei candidati “impresentabili”, in realtà sarebbe solo un «pretesto per rompere», continua Fava, convinto che Conte abbia deciso «di uscire dalla coalizione nel momento stesso in cui ha scelto di candidarsi a Palermo» nel collegio plurinominale per la Camera.
Qualunque sia la reale motivazione dello strappo, la fine definitiva dell’alleanza giallo- rossa rappresenta un favore enorme al centrodestra, già fortemente competitivo senza bisogno di “aiutini”. «Credo che la nostra vittoria sia abbastanza scontata», commenta a questo punto il coordinatore di Forza Italia in Sicilia e presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. «Il fatto che noi potessimo vincere le regionali ci stava anche prima, quando Pd e M5s stavano insieme», ma «certo, così ci fanno un favore». Evita di cantare vittoria, invece, il diretto interessato, l’aspirante governatore Renato Schifani. Che su Twitter fa i dovuti scongiuri: «La spaccatura tra Pd e Cinque stelle non cambia per nulla il mio impegno e quello del centrodestra. La Sicilia e i siciliani rimangono la mia stella polare. Guardia alta, e occhi al futuro della nostra terra» . Scongiuri comprensibili a parte, la giravolta di Conte è destinata ad avere pesanti ripercussioni politiche. E non solo in Sicilia, dove il centrodestra potrà giocare in discesa, ma anche a Roma, dove ogni ipotesi di futuro ricongiungimento tra dem e pentastellati è andata definitivamente in fumo.