«Lo arrestano sul posto di lavoro a Milano, lo tengono in carcere 4 mesi in esecuzione di una condanna che non ha mai subito. Uno scambio di persona bello e buono. Hanno confuso i codici identificativi. Lui intanto ha perso il lavoro. Chi ha sbagliato ovviamente no». A denunciarlo è il deputato di Azione Enrico Costa, che invita il guardasigilli Carlo Nordio a mandare gli ispettori a Milano. «Questa situazione e quella di un’altra persona detenuta ingiustamente per quattro giorni sempre per scambio di persona, per omonimia, ancora a Milano, sono fatti che non possono accadere in uno Stato di diritto. Occorre accertare le responsabilità e avviare i procedimenti disciplinari».

I due incredibili scambi di persona, come racconta il Corriere della Sera, sono avvenuti nel giro di 20 giorni e riguardano due cittadini stranieri, confusi con due persone con le stesse generalità e data di nascita. Il primo, un 35enne originario del Bangladesh, è stato arrestato lo scorso ottobre per rissa aggravata all’interno del ristorante dove lavorava regolarmente. L’errore gli è costato ben quattro mesi di carcere. Per scovarlo, infatti, è stato infatti necessario che la legale incaricata dalla famiglia trovasse la foto dell’imputato all’interno del fascicolo, che non corrispondeva a quella dell’uomo arrestato. La scarcerazione è avvenuta quindi il 24 gennaio, quando la Procura è stata informata dell’errore nell’attribuzione del codice univoco identificativo “Cui”. Ovvero la stringa numerica assegnata dalle forze dell’ordine alle foto segnaletiche e alle impronte digitali, che dovrebbe mettere al riparo proprio da situazioni del genere. Che intanto hanno fatto perdere il lavoro al bangalese, trascinato via dai carabinieri davanti ai colleghi. 

Se l’è cavata con meno la seconda vittima, un cittadino cinese di 53 anni che è rimasto in carcere per quattro giorni. L’uomo stava per partire dall’aeroporto di Milano per andare a trovare la famiglia in Cina quando i suoi piani sono brutalmente saltati: è stato arrestato il 5 gennaio per ricettazione di telefoni falsi con una condanna a un anno e quattro mesi, causa assegnazione di un codice relativo a un’altra persona. In questo caso è stato salvifico l’intervento di un agente della polizia penitenziaria di Busto Arsizio, che di fronte alle proteste dell’uomo - il quale giurava di non essere mai stato a Milano - ha informato la polizia di Malpensa, che a sua volta ha allertato la procura.