Ilaria Salis fuori dal carcere di Budapest. Quello che fino a pochi giorni fa sembrava un miraggio è diventato improvvisamente realtà, quando il tribunale di seconda istanza ha accolto il ricorso presentato dai legali dell'italiana in carcere dall’11 febbraio del 2023 perché accusata di aver aggredito, con altri, tre neonazisti dopo la sfilata di nostalgici delle SS nel Giorno dell’onore.

Ora Salis andrà ai domiciliari e avrà l'obbligo di indossare il braccialetto elettronico. «Grande soddisfazione, è un primo passo verso la giustizia», hanno commentato Mauro Straini ed Eugenio Losco, i due legali della donna. I domiciliari, hanno spiegato, dovrebbero arrivare «solo dopo il pagamento della cauzione», e dovrebbe trattarsi della stessa proposta di 40 mila euro fatta in udienza. «È la fine di un incubo, ma la battaglia di Ilaria continua», ricordano gli avvocati.

Soddisfazione è stata espressa anche dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani. «Era quello che volevamo, adesso potrà votare tranquillamente, speriamo che possa essere assolta e che possa tornare il prima possibile in Italia, io sono garantista», ha detto il leader azzurro ricordando che questo risultato «è merito dell'azione sinergica di tutti. Certamente il governo e la nostra ambasciata hanno lavorato intensamente in silenzio, senza fare propaganda e senza rulli di tamburi, come stiamo facendo con Falcinelli e con tutti».

Di «splendida notizia» parlano Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Avs, formazione con la quale Salis è attualmente candidata alle Europee. «Questo risultato si deve innanzitutto alla tenacia e alla determinazione della famiglia - spiegano i due - e di tutti coloro che invece di stare in silenzio si sono battuti e continueranno a farlo per i diritti di Ilaria e di tutti noi. Siamo felici e ancora più convinti della nostra scelta di candidare Ilaria nelle nostre liste. Ora dopo questa prima vittoria, così importante per lei e tutti noi, vogliamo riportarla in Italia e poi a Bruxelles come Parlamentare europea perché la questione del rispetto dei diritti in Europa diventi una questione pienamente politica».

Entusiasmo misto a prudenza da parte di Roberto Salis, padre della ragazza. «Mia figlia non è ancora fuori dal pozzo, ma è entusiasta di uscire», le prime parole dell'uomo.