I provvedimenti normativi che hanno riguardato le professioni, compresa l’avvocatura, risalenti agli anni scorsi, «hanno determinato un mutamento complessivo dei metodi di lavoro che ha finito per livellare l’avvocatura verso il basso». Il presidente dell’Ordine degli avvocati di Trapani, Salvatore Longo, parte da questa considerazione generale prima di immergersi nelle analisi che riguardano direttamente il Foro trapanese. «Troppo spesso – dice al Dubbio – si bada alla quantità e alle statistiche, troppo poco alla qualità del lavoro che si svolge. L’artigiano non esiste più, ahimè. Un giovane avvocato, se non supportato dalla famiglia di origine, non sempre riesce a sostenere i costi della professione durante i primi anni di attività, e a fronte di guadagni assai esigui decide di intraprendere altre strade. A ciò si aggiunga il fatto che i ritmi che le esigenze della giustizia impongono nella quotidianità non lasciano, a ciascuno di noi, molto spazio per la vita privata, con un notevole nocumento per la qualità della vita, obiettivo a cui comunque si dovrebbe aspirare».

In tale contesto sondare nuove opportunità non è un’idea balzana, e il richiamo del posto fisso non lascia esente una fetta di avvocatura. «Assistiamo – commenta Salvatore Longo – a un processo già in atto da diversi anni, anche da prima che si avviasse la stagione dei tanti concorsi nelle pubbliche amministrazioni, perché la fase di start- up della professione è certamente in salita».

Nel 2020 gli iscritti all’albo degli avvocati di Trapani erano 731. Nello stesso anno le cancellazioni erano state 20, mentre le nuove iscrizioni 27. Ma dall’anno della pandemia ad oggi ( il dato si riferisce al 23 maggio scorso) si è registrato un calo del numero degli avvocati: 720 nel 2021, 699 nel 2022, 681 nel 2023, 672 nell’anno in corso. La diminuzione degli iscritti si è avuta pure per quanto riguarda i praticanti: quattro anni fa erano 170 ( nel 2021 i futuri avvocati erano 159, per arrivare a 87 nel maggio 2024).

«L’avvocatura – aggiunge il presidente del Coa di Trapani – deve recuperare credibilità agli occhi dell’opinione pubblica. Spesso siamo troppo auto- referenziali e poco incisivi anche a nostro discapito. Il ceto forense costituisce la componente numericamente più rilevante della giurisdizione, ma in passato è stata poco coesa e unita. Oggi assistiamo a una rinnovata comunione di intenti che, a mio avviso, dovrà puntare a una decisa modernizzazione della professione, a una rivisitazione della legge professionale, già vecchia prima di essere varata, e, perché no, a un miglioramento complessivo della condizione del professionista, troppo spesso fagocitata in un vorticoso tran- tran quotidiano senza adeguato ritorno economico. L’avvocatura deve essere autorevole, e per farlo deve parlare con una voce sola».

Tra i temi che stanno a cuore a Longo, quello della reintroduzione del termine feriale dal 1° agosto al 15 settembre. «L’originaria intenzione – spiega – che ha ispirato la previsione della sospensione delle attività è stata quella di garantire agli avvocati un effettivo periodo di riposo durante il periodo estivo. Si tratta di una condizione irrinunciabile che attiene al benessere psico- fisico di ciascuno di noi. Gli unici a rimetterci sono stati gli avvocati e, a fronte del nostro sacrificio, non solo non è scemato, in maniera apprezzabile, il numero di processi pendenti, ma non si è nemmeno registrata una restrizione feriale a carico degli altri stakeholders della giustizia. Mi piacerebbe davvero che la questione tornasse al centro dell’agenda tanto del tavolo tecnico forense quanto di quella politica. So che pende un disegno di legge presentato dalla collega palermitana Carolina Varchi, ma non mi risulta che sia stato sinora posto in discussione».

Quello trapanese è un territorio di frontiera, «lontano dal cuore pulsante del Paese», in cui «le risorse economiche non sono particolarmente consistenti» e richiederebbe, a detta di Longo, maggiori attenzioni. «Il Tribunale di Trapani – commenta il presidente del Coa – è, di fatto, una sorta di Tribunale distrettuale, ma senza adeguato sostegno. Insieme a quello di Santa Maria Capua Vetere, il nostro Tribunale ha mantenuto anche la sezione per le Misure di prevenzione, con competenza sui circondari di Trapani e Marsala. Si è trattato di un successo anche del nostro Coa, che ha saputo difendere non solo il mantenimento di un importante presidio di legalità, ma anche quella che per gli avvocati della provincia costituisce una risorsa non indifferente sotto il profilo professionale e lavorativo. Tuttavia, in questo momento, l’organico dei magistrati, nel settore civile e quello di talune figure apicali amministrative sono assai carenti. Da oltre un decennio manca anche il dirigente amministrativo, cosa che impedisce, secondo alcune note del Dag di via Arenula, l’implementazione di taluni servizi di cancelleria, come quello legato all’istituzione del funzionario delegato alla liquidazione dei compensi dei difensori ammessi al beneficio del patrocinio a carico dello Stato, istituzione più volte richiesta dall’avvocatura locale. Proprio per tali ragioni, di recente abbiamo proclamato lo stato di agitazione, ma, ad oggi, non ci è pervenuto alcun riscontro. Non escludiamo, quindi, di astenerci dalle udienze in segno di protesta. Riteniamo, infatti, che un Tribunale come quello di Trapani, per la sua storia, anche tragica, per posizione geografica e per le ampie competenze che contempla, debba essere considerato un ufficio giudiziario di primaria importanza che non possa consentirsi di operare a scartamento ridotto».