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Ramadan, un momento della preghiera finale presso il Parco Dora di Torino (Matteo Secci/LaPresse)
«Questo Ente, pur assolutamente consapevole del diritto di tutte le comunità di esercitare compiutamente attività di culto e della libertà di espressione religiosa garantita dalla Costituzione, non ha la disponibilità di poter accogliere la vostra richiesta». Sono queste le parole con le quali il sindaco di Turbigo (Milano), Fabrizio Allevi, ha negato alla comunità musulmana della sua città uno spazio pubblico per la festa di fine Ramadan.
Un niet che arriva dopo l’invito del Tar della Lombardia a rispondere entro le 14 di venerdì, dopo il ricorso presentato dall’avvocato Luca Bauccio per conto dell’associazione culturale “Moschea Essa”, che per tre volte, tra febbraio e marzo, ha chiesto - senza ottenere risposta - al primo cittadino di poter avere uno spazio. Allevi, sindaco di Fratelli d'Italia, ha però suggerito ai fedeli musulmani «di individuare uno spazio privato».
In quattro pagine, il primo cittadino ha motivato il suo diniego sottolineando che «le date e gli orari richiesti – il 9 e il 10 aprile nella fascia oraria compresa tra le ore 7.00 e le ore 11.00 – ricadono nel periodo infrasettimanale, di martedì e mercoledì, in orario mattutino e, pertanto, scolastico», evidenziando la «carenza di organico comunale (come ufficio tecnico, polizia locale, protezione civile, etc.), la quale non consentirebbe di garantire sicurezza, ordine pubblico, viabilità e condizioni igienico-sanitarie». Ma non solo: «Non è possibile individuare un luogo idoneo ad ospitare la celebrazione in quanto non si è in grado di stabilire quante persone parteciperebbero (nella richiesta si parla di alcune centinaia di persone residenti a Turbigo, oltre a un numero imprecisato di partecipanti provenienti da diversi altri comuni limitrofi)».
Qualsiasi spazio preso in considerazione - dalla piazza, occupata dal mercato, alla palestra, in uso alle scuole in quelle ore, fino al campo sportivo, che deve mantenere il prato intatto, data la stagione calcistica in corso -, sarebbe inaccessibile. Da qui la risposta negativa - «non assolutamente per volontà dell’Ente che intende invece tutelare e garantire la libertà religiosa e l’esercizio delle attività di culto da parte di tutte le comunità religiose» - e l’invito all’associazione «ad individuare uno spazio privato proprio o di terzi soggetti così da poter organizzare la celebrazione e dar luogo ad un evento che consenta la piena condivisione e valorizzazione della tradizione della comunità musulmana».
Per Bauccio - che ha già impugnato la decisione -, si tratterebbe, però, di una scusa: «Si tratta di un provvedimento politico - ha dichiarato al Dubbio -, fondato su ragioni propagandistiche. Il primo cittadino di Turbigo, con questo provvedimento, ha umiliato i propri concittadini, oltre che il senso di giustizia, di legalità e di civiltà. Non è pensabile, ancora oggi, nel 2024, che si pensi di costruire carriere politiche e di rappresentare vuote identità vessando ed umiliando delle persone pacifiche, che chiedono soltanto un piccolo spazio per scambiarsi gli auguri».