“Mi auguro che con il sussidio di disoccupazione troverà quelle entrate lecite per mantenere se stesso, sua moglie malata e suo figlio adolescente. Colga questa occasione, non potrà andarle sempre bene”. Con questo bonario invito, il giudice monocratico di Roma ha assolto, per particolare tenuità del fatto, un 48enne italiano finito a processo dopo essere stato arrestato dai carabinieri che lo hanno sorpreso con una modica quantità di cocaina e 280 euro contanti.

La vicenda risale a un paio di giorni fa quando i militari della stazione di Città Giardino - in servizio di perlustrazione del territorio - hanno controllato un'auto con a bordo l'uomo, poi finito in manette. Ai carabinieri era parso subito nervoso, e infatti - poco dopo - hanno scoperto che teneva alcuni involucri di polvere bianca sullo sportello dell'auto e all'interno del cavo orale. Tanto è bastato per far scattare l'arresto, convalidato anche dal giudice.

Portato in tribunale per la direttissima, l'uomo ha raccontato la sua storia: "Lavoravo in Barhain, poi sono stato costretto a dimettermi e con la mia famiglia siamo tornati in Italia. Adesso abitiamo in una casa occupata. Io sono in attesa del sussidio di disoccupazione. Mia moglie è malata: è stata dimessa pochi giorni fa dall'ospedale e deve tornarci periodicamente per dei controlli. Ho anche un figlio adolescente a carico. A settembre inizierà la scuola italiana in un liceo”. 

I carabinieri gli avevano sequestrato anche lo smartphone, dove avrebbero trovato chat che testimonierebbero l'attività di spaccio. Quella 'coca', in particolare, era destinata a un pub. “Mi hanno inviato un messaggio su whatsapp, mandandomi l'indirizzo della consegna e indicandomi il punto dove avrei trovato la macchina”, ha raccontato l'imputato, senza rivelare chi sarebbe stato questo "mandante" né come sarebbe entrato in contatto con lui, specificando tuttavia di non avere una sua vettura.

L'uomo, comunque, non ha precedenti penali: dal casellario risulta soltanto un episodio di quasi 30 anni fa, ottobre 1994. Dopo la convalida, esercitando un suo diritto, ha chiesto di essere giudicato con un rito alternativo: in particolare quello abbreviato, che in caso di condanna dà diritto a uno sconto. E così, accogliendo una richiesta del difensore, il giudice si è pronunciato per l'assoluzione tenuto conto della particolare tenuità del fatto, dettata dalla modica quantità.